Domenica 3 Febbraio – ore 17.30
TUSCANIA – Palazzo Fani, via della Rocca 69
ReSeT (Rete di Salvaguardia del Territorio)
il Piccolo Museo “Il Risorgimento”
e
associazione culturale La Banda del Racconto
presentano
"PORGETE ORECCHIO,
EGREGI MIEI UDITORI..."
Viaggio nel mondo della poesia popolare improvvisata in ottava rima
con un omaggio ai poeti estemporanei di Tuscania
Racconto teatrale a cura di e con
Antonello Ricci e Alfonso Prota
con la partecipazione di
Pietro Benedetti e Olindo Cicchetti
Porgete orecchio si basa su testimonianze e cantate improvvisate registrate da Antonello Ricci all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso in vari paesi dell'Alto Lazio compresi tra il bacino del Lago di Bolsena e la Maremma laziale. Trasformando racconti e rime dei cosiddetti poeti a braccio in narrazione teatrale, Porgete orecchio rievoca storie di brigantaggio, di emigrazione, di guerre mondiali, di lotta per la terra e di riforma agraria, di boom economico a scoppio ritardato, di agonia e morte del millenario ordine socio-economico del latifondo. È uno spettacolo adatto a tutti.
Lo spettacolo prevede una ampia parentesi – protagonisti Ricci e Benedetti – in forma di omaggio alle tradizioni popolari locali: vero e proprio intermezzo rievocativo in compagnia versi dei poeti improvvisatori di Tuscania (da Antonio a Giuseppe Montesi e Luigi Meloni).
INGRESSO LIBERO
INFO info@re-set.me - 3331871664
… PER CHI VOLESSE SAPERNE DI PIU' SU
POETI A BRACCIO E POESIA IMPROVVISATA...
Poeti a Braccio come Ruggero Bonifazi da Canino o Fedele Giraldo da Montefiascone discendevano da una schiatta illustre e dimenticata: quella degl'improvvisatori popolari, contadini e pastori dell'Italia Centrale, artisti del canto estemporaneo in ottava rima. Campioni già a quel tempo in via d'estinzione, ma un tempo numerosi e richiesti, per campagne e cittadine, dalla Lucchesìa agli altipiani d'Abruzzo alle maremme tosco-laziali. Fra i loro antenati, per dire, la Divizia contadina dei Bagni di Lucca, alla quale Montaigne accenna nel suo Viaggio in Italia; o il Giandomenico Pèri d'Arcidosso, improvvisatore bifolco alla corte dei Medici agl'inizi del Seicento; o ancora la Beatrice Bugelli di Pian degli Ontani, nel Pistoiese, il cui talento affascinò due generazioni di romantici, da Niccolò Tommaseo a Renato Fucini.
Ancora fino alla metà del secolo scorso i poeti a braccio rappresentavano la memoria vivente d'una tradizione formidabile. Unica, per durata e resistenza, nella storia della nostra letteratura. Soprattutto i grandi poemi cavallereschi, come l'Orlando Furioso e la Gerusalemme Liberata, che attraverso il Big Bang della stampa avevano portato la poesia a latitudini geografiche e sociali quasi impensabili per il contesto culturale italiano: dalle piazze dei liberi comuni medioevali e dalle corti rinascimentali fin sulle rapazzole di anonimi pastori transumanti, nelle veglie dei poderi, nelle fiere e nelle feste di paese. E proprio nelle opere maggiori del nostro Cinquecento gl'improvvisatori popolari, autodidatti rozzamente alfabetizzati, scoprivano un po' di quel che Don Chisciotte cercava nei suoi libri di Cavalleria: il tenero, anacronistico rimpianto per un'Età dell'Oro, un'Arcadia Felice ormai scomparsa. Tutta poesia, niente classi sociali.
E dire che molti fra gli intervistati da Antonello Ricci avevano 14-15 anni appena quando erano partiti per la prima volta dai loro paesi con qualche compagnia di braccianti verso le bassure di Montalto: quindi avevano fatto in tempo a conoscere, e subire, l'ordine antico del latifondo maremmano, le sue gerarchie inflessibili, la sua fame. Quel mondo ben sintetizzato da Silone in Fontamara: prima il principe Torlonia, dio in terra. Poi i servi del principe. Poi i cani dei servi del principe. Poi nulla. Poi ancora nulla. Poi i cafoni. In Maremma molti di loro avrebbero lavorato tutta la vita.
Nell'ottava rima questi uomini riconoscevano la possibilità di dare un senso alla propria esperienza di vita e di curarne le piaghe. L'ottava: cantata a squarciagola da giovani per osterie e fraschette, consegnata poi spesso - con la maturità - alla meditazione della pagina scritta. |