“Non esiste nulla di isolato ma è tutto parte di una Universale Armonia.
Tutte le cose si compenetrano l’una nell’altra,
e l’una nell’altra patiscono, e l’una nell’altra si trasformano.
E non è possibile comprenderne una se non attraverso le altre”
Dimitris Pikionis
Con queste parole Dimitris Pikionis descriveva nel 1935 il suo immaginario del paesaggio.
Paesaggio che coincide con il paesaggio archeologico, e che viene concepito come un unico organismo regolato da leggi facenti parte di un più complesso sistema.
A Tarquinia quella che Pikionis definirebbe Universale Armonia è ad oggi andata perduta; l’antica Tarkna nella percezione di chi la visita si riduce ai soli ipogei dipinti, attualmente unica piccola porzione del territorio attrezzata.
I limiti dell’area archeologica attuale sono ridotti e molto diversi da quelli che realmente definivano l’antico territorio della città etrusca.
Scopo della tesi è stato individuare questi limiti e riportare alla luce gli antichi collegamenti tra acropoli e necropoli per poter ricreare quell’universale armonia oggi dimenticata.
Tre sentieri dall’età villanoviana attraversano la valle del San Savino.
Camminare lungo questi percorsi consente di percepire correttamente il territorio e di prendere contatto con quella che era ed è l’identità di esso: un continuo alternarsi di valli e bassi poggi, senza mai perdere di vista le due grandi colline della Tarquinia etrusca.
Particolare attenzione è stata posta al sentiero dei Primi Archi, l’unico attualmente ancora realmente in uso.
Tre sono i punti fondamentali del suo tracciato: l’innesto, la valle e la salita all’acropoli.
L’innesto del sentiero nella necropoli, naturalmente individuato nella spaccatura dei Primi Archi, si pone anche come innesto con la viabilità attuale e con quella antica sopravvissuta, e rappresenta una fondamentale cerniera per quelle che si propongono come nuove percorrenze di una visita che veda l’archeologia come parte di un tutto e non più come entità a se stante.
L'intervento progettuale trova la sua ragione di esistere nelle volumetrie del vecchio lanificio di Tarquinia, che sorge proprio in questa cerniera, creando una nuova centralità che possa essere il punto di partenza di una nuova fruizione del territorio e non solo dell’archeologia. |