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IL CODICE DI VITERBO Il manoscritto II.D.I.4 |
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Fu scovato e studiato negli anni Trenta del XX secolo dal Kristeller. Stiamo parlando del codice II.D.I.4 della biblioteca comunale di Viterbo: datato 1482, esso è opera dell’umanista minore marchigiano Lodovico Lazzarelli (1450-1500), personaggio di eclettica cultura, tipico intellettuale di provincia – eccentrico, antiaccademico, di toni aspri e risentiti. Sebbene mai riconosciuto negli ambienti culturali maggiori del suo tempo, Lazzarelli fu autore di un certo interesse. Scriveva, disegnava, colorava i propri codici in un singolare, notevole opificio editoriale di sé stesso. Instancabile propagandista del verbo ermetico, oltreché figuro in odore di magia, dedicò il manoscritto viterbese a Giovanni da Correggio (forse 1451-dopo 1506). Quest’ultimo, santone errante elemosinante, filosofo spontaneo un po’ ciarlatano a fiuto un po’ autodidatta, dotato di facondia ed ardente pronuncia – e perciò di un certo carisma sulle folle – fu dal canto suo soggetto evidentemente afflitto da una qualche grandiosa e poetica idea di sé. Lodovico Enoch e Giovanni Mercurio, questi i nomi di battaglia, le rispettive ingiurie iniziatiche, si erano conosciuti a Roma, durante una delle sconcertanti discese del profeta padano – veri e propri happening teatrali - per chiese e vie capitoline. Era il 1481. N.B. Con questo evento le passeggiate di Egidio 17 vanno in “letargo”. Torneranno nella primavera 2017 con gli ultimi due appuntamenti della serie: * un omaggio itinerante ai versi e alle lettere di Michelangelo e Vittoria Colonna (tra la piazza cittadina intitolata a quest’ultima e la ex chiesa di Santa Caterina); * il racconto in situ su Egidio da Viterbo e il contratto relativo alla realizzazione dello splendido chiostro nel Santuario viterbese della Santissima Trinità.
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