Daniela Piscitelli - Presidente Aiap (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva)
Una visione mite
Provare a illustrare la Costituzione Italiana potrebbe apparire, ai più, un’operazione riduttiva rispetto ai grandi principi fondativi della nostra Repubblica, eppure non è così. Illustrare non significa “banalizzare” e neppure “semplificare”. Nella sua etimologia “illustris” contiene in sé il significato della spiegazione, e quindi la capacità di restituire chiarezza, ma al tempo stesso, dar lustro, cioé attribuire onorificenza. Provare a illustrare la Costituzione Italiana in questo volume si porta dietro, quindi, un duplice intento, quello di rendere “divulgativi” gli articoli in essa descritti attraverso un linguaggio, quello visivo, di più facile approccio e immediata comprensione ma, al tempo stesso, riportare sul piano dell’attenzione i suoi contenuti, in un momento storico, quello attuale, che non vuole essere solo celebrativo ma anche, appunto, di riscoperta e di rilettura di principi e dei valori a essi sottesi. Il “dar lustro” è quindi qui inteso come riportare in luce, riposizionare come fondamento del con-vivere civile principi imprescindibili e inoppugnabili.
Il lavoro qui proposto è strumento, quindi, per rileggere gli articoli della Costituzione Italiana e approcciarsi a essa attraverso un linguaggio visivo che, lontano dalla retorica, e quindi anche dalle insidie delle lingue, ci porta direttamente al cuore dei contenuti attraverso una azione pedagogica che è propria del design della comunicazione e che trova nel progetto grafico lo strumento per “costruire un ponte tra i contenuti e le forme”, ma ancora di più “avere una capacità di indagine e di controllo del significato dei messaggi.”_1
Riferimento storico di questo lavoro è Otto Neurath: sociologo, economista, filosofo e politico, il viennese Neurath ha segnato il mondo del progetto di comunicazione attraverso la definizione del sistema Isotype che nasceva con l’intento principale di rendere comprensibili ai più dati economici e statistici altrimenti decodificabili unicamente da un pubblico specializzato. Si trattava quindi del tentativo di formulare un modello universale per l’educazione, un codice intellegibile a tutti che, sosteneva Neurath, potesse rendere chiari fatti empirici attraverso un sistema di simboli convinto che il linguaggio visivo potesse educare alla chiarezza concettuale proprio in virtù dei suoi limiti_2. Ma ancor di più Neurath “credeva che la comunicazione visiva sarebbe potuta diventare un mezzo di comunicazione in grado di connettere l’ambiente sociale ed economico su scala internazionale_3nella convinzione che tale alfabeto per immagini sarebbe stato in grado di “comunicare i processi della società a chiunque a prescindere dal suo grado di competenza o istruzione”_4
Nel presente volume si riprendono quindi i principi e le metodologie di Neurath, pur non utilizzando il sistema Isotype, ma elaborando un codice pittogrammatico ad hoc che nel suo essere scanzonato e ironico ci consente di avvertire gli articoli della Costituzione Italiana come “vicini” cioè “nostri” nel senso più diretto del termine: né distanti, né complessi, né tantomeno irraggiungibili. Un sistema “semplice” quindi, che ha sottratto l’ovvio per aggiungere il significativo_5 e mostrare a tutti che questi principi sono, quindi, profondamente calati nella nostra storia e, ci mostrano, con la forza dell’immagine, quanto sia indispensabile la centralità del cittadino nei processi di costruzione della società democratica mostrandoci un’utopia possibile e concreta.
Ed è in questo mostrare che si disvela come perno forte la profonda natura etica del design che pone al centro del proprio “saper fare” il suo ruolo civile di attivatore sociale di processi e conoscenze. La storia del progetto grafico italiano è densa di episodi di questo tipo che, da Albe Steiner fino ad arrivare ai giorni nostri, attraversando la grande stagione della grafica di pubblica utilità, mostrano come il ruolo del progettista abbia spostato il proprio asse portante dall’industria e dall’organizzazione dell’immagine di prodotto alla comunicazione visiva dei bisogni e dei diritti_6 e se la Carta del Progetto Grafico, stilata nel 1989, nella quale si dichiarava la responsabilità civile del progettista grafico nei confronti dell’utenza, appare oggi come strumento dimenticato, è ancor di più vero, però, che è in quella Carta che deve potersi ricondurre il ruolo politico che rivendica oggi il mondo del progetto e ancor di più del progetto di comunicazione. Una progettualità che possiamo definire “politica” nella misura in cui tenta di dare una risposta est-etica alle domande rimaste sospese dietro le grandi ideologie del passato; una progettualità “militante” nella misura in cui, operando sull’affine, sul prossimo e sull’immediato, sul locale ma con una prospettiva europea, contribuisce a costruire un’idea riformista nuova._7 Il Design della Comunicazione, in questo senso, può fornire un contributo importantissimo nel suo partecipare alla costruzione di quelle che Paul Ginsborg definisce “riforme mobili”_8 quelle che “strada facendo, portano la gente a interessarsi alla politica, ad autorganizzarsi, a prendere parte continuativa nel processo riformatore. In questo schema i cittadini non sono solo i destinatari passivi delle politiche che discendono dall’alto, ma diventano rapidamente cittadini attivi, critici e dissenzienti.”_9 Ma una forma critica del dissenso che alle barricate preferisce la consapevolezza mite della propria fermezza, unica virtù in grado di “rendere più abitabile quest’aiuola”_10 e che usa i linguaggi della visibilità per riaffermare il proprio ruolo sociale in contesti democratici e condivisi e ancor di più costruire nuove visioni del mondo.
1_Mario Piazza e Daniele Turchi, Otto Neurath: spiegare con le figure, in »Progetto Grafico» n.2, Dicembre 2003, Aiap Edizioni, Milano, pag 7
2_Alan Zaruba, Il mondo dimenticato della moderna comunicazione visuale, in »Progetto Grafico» n.2, Dicembre 2003, Aiap Edizioni, Milano, pag 10
3_Alan Zaruba, op. cit. pag 16
4_ivi
5_Semplicità significa sottarre l’ovvio e aggiungere il significativo” è la decima legge del decalogo redatto da John Maeda, Le leggi della semplicità, Bruno Mondadori Editore per l’edizione italiana, Milano 2006, pag 11,
6_Andrea Rauch, Graphic Design. La storia, i protagonisti e i temi dall’Ottocento ai giorni nostri, Guide Cultura Mondadori, aprile 2006, pag 112
7_Andrea Branzi, dalla lecture scritta per la laurea honoris causa ricevuta a Roma, nel 2008
8_ Paul Ginsborg, Salviamo l’Italia, Giulio Einaudi Editore, Torino 2010, pag 131
9_ivi, pag 132
10_Norberto Bobbio, Elogio della mitezza e altri scritti morali, Linea D’Ombra, Milano 1994, pag. 22