Nota introduttiva di Daniela Corrente
Il lavoro degli allievi della Scuola di Restauro dei Monumenti di Roma, nell'ambito del corso di Istituzioni di Storia svolto nell'anno 2005-2006 viene presentato ad un anno e mezzo di distanza dalla scomparsa del Prof. Enrico Guidoni, ideatore e curatore delle ricerche, coadiuvato dalla scrivente.
Estrema quindi è la preziosità di questo ulteriore contributo alla conoscenza e alla salvaguardia delle opere d'arte in provincia in un momento in cui si registra, oltre alla completa mancanza dell'insegnamento della Storia dell'Arte dalle Scuole di Specializzazione in Restauro dei Monumenti grazie all'attuale legislazione vigente, la perdita insostituibile del Maestro (giugno 2007).
Quest'opera quindi diviene esemplare di un metodo per “smembramento delle parti” e di un insegnamento unico per il contributo innovativo al quale si deve l'originalità dei risultati. Anche in questo caso il contributo scientifico di tali ricerche è innegabile: l'analisi dettagliata e approfondita di tutti i “soggetti” della composizione, le figure, il paesaggio, le schiere angeliche, conduce al riconoscimento dei volti e dei luoghi di un ambiente storico e paesaggistico di grandissimo valore. L'affresco cinquecentesco indagato in questa sede viene suddiviso in temi per essere analizzato in modo approfondito in tutti i suoi aspetti stilistici, narrativi, storici. Il carattere interdisciplinare dello studio, che ha comportato l'utilizzo di documentazione e cartografia storica rintracciata negli archivi, ha reinserito nel proprio contesto culturale e sociale un'opera d'arte che diviene così l'affresco della storia politica del territorio al quale si intreccia la storia personale dell'autore.
Lo sfondo storico è quello della seconda metà del '500 in cui il riferimento al contrasto in ambito europeo tra la potenza francese e quella spagnola si lega alla storia locale, alla lunga e sfiancante contesa per la gabella del passo tra Tivoli e Castel Madama, particolarmente invisa in quanto oltre al dazio imponeva limiti territoriali ai confini di pertinenza dei due centri. Il disvelamento del significato della narrazione visiva è stato condotto parallelamente allo studio della ricca messe di documenti, presenti nell'archivio storico di Castel Madama, condotto da Flavia de Bellis e Mario Marino ai quali si deve la ricostruzione storica della vicenda dal 1522 al 1692.
L'analisi iconografica e quella stilistica sono state strumenti essenziali per ricondurre l'opera all'ambiente artistico dell'epoca permeato di apporti romani ma anche veneti con precisi riferimenti ad emblemi e committenze. Più specificatamente in relazione alla salvaguardia ed alla conservazione dell'opera d'arte si riferisce lo studio dell'analisi del degrado e delle tecniche di esecuzione dell'affresco a cui fa seguito la proposta di restauro fondata anch'essa su ricerche archivistiche ed illustrata da tavole tecniche.
L'attribuzione alla bottega di Federico Zuccari si sostanzia quindi e si arricchisce di un dettaglio fondamentale: il ritratto di Taddeo nelle sembianze di S. Sebastiano, inteso quale omaggio all'indomani della scomparsa del fratello-maestro, di Federico.
La biografia personale dell'artista si intreccia come spesso accade nelle opere d'arte alla storia del territorio: l'affresco che pone al centro il martirio (la morte) di Taddeo Zuccari è quindi interpretato anche come estremo ricordo-“monumento” all'artista scomparso.
Questa ultima pubblicazione vuole avere lo stesso valore simbolico, è la dedica al grande Maestro Enrico Guidoni da parte di quanti continuano l'attività di ricerca e l'attività didattica nella scia del suo insegnamento.