| VETRALLA: IL DEGRADO DEI CENTRI STORICI |
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C'è qualcosa di immorale C'è da salvare la città nella natura. Il risanamento dall'interno. Basta che i fautori del progresso si pongano il problema. Questa regione, che per miracolo si è finora salvata dalla industrializzazione, questo Alto Lazio con questa Viterbo e i villaggi intorno, dovrebbero essere rispettati proprio nel loro rapporto con la natura. Le cose essenziali, nuove, da costruire, non dovrebbero essere messe addosso al vecchio. Basterebbe un minimo di programmazione. Viterbo è ancora in tempo per fare certe cose. [...] Quel che va difeso è tutto il patrimonio nella sua interezza. Tutto, tutto ha un valore: vale un muretto, vale una loggia, vale un tabernacolo, vale un casale agricolo. Ci sono casali stupendi che dovrebbero essere difesi come una chiesa o come un castello. Ma la gente non vuol saperne: hanno perduto il senso della bellezza e dei valori. Tutto è in balìa della speculazione. Ciò di cui abbiamo bisogno è di una svolta culturale, un lento sviluppo di coscienza. Perciò mi sto dando da fare per l'Università della Tuscia Non indugio a Vetralla, la conosco come borgo largamente devastato da una speculazione senza controlli. Il centro è notevole ma lo spettacolo della sua periferia mi rattrista Corrado Augias da "I meridiani" 2004 |
Se Pierpaolo Pasolini nel lontano 1974 insisteva con la salvaguardia del patrimonio storico c’era un motivo. Anni dopo Enrico Guidoni urbanista e storico dell’arte, anche lui scomparso, si spingeva oltre, voleva salvaguardare tutto ciò che è antico: gli edifici, le chiese con le loro opere d’arte, i vecchi strumenti di lavoro, le fabbriche dismesse per recuparle in museo, le pavimentazioni e naturalmente la natura. Gran parte del territorio viterbese è stato trasformato in una enorme periferia. I Centri storici non hanno più l’impatto paesaggistico che avevano durante gli anni ’60 e Vetralla purtroppo non è stata risparmiata da questo vandalismo. Le parole di saggezza di Pasolini e Guidoni purtroppo, non sono state recepite. È di questi giorni la scoperta di un lavoro di ristrutturazione eseguito su una torre del 1200 (la Torre del Capitano del Popolo, la più antica, la più importante per il popolo vetrallese, unica rimasta a svettare lungo la via Cassia al centro del paese) che ospita la Casa Museo, donata quattro anni fa da Enrico Guidoni al Comune di Vetralla. La cultura dell’auto nei nostri centri storici oramai è imperante. Si dismettono le attività commerciali e artigianali e si riusano gli spazi come autorimesse. Poi ci si lamenta che i centri storici si svuotano. Un’amministrazione oculata, in una città di antiche origini medievali utilizzerebbe questi locali per incentivare attività artigianali e culturali, aprirebbe musei o gallerie d’arte, al contrario nella Tuscia si incentivano le nuove periferie ed i centri commerciali. Le amministrazioni comunali, eccetto rare eccezioni, non cambiano, non prendono esempio da chi ha deciso di invertire la rotta, a vantaggio della conservazione dei nostri monumenti storici e della loro valorizzazione. Soprattutto qui, nel viterbese e quindi anche a Vetralla, i nostri governanti sfilano fieri dietro alla statua di un santo o di una Madonna per raccogliere consensi e sorrisi ipocriti della gente. Poveretti non sanno cosa sia la cultura... (Davide Ghaleb, 18 agosto 2011) Cosa è la Torre del Capitano del Popolo È il più imponente monumento di questo tipo individuato nella parte più antica del centro storico; costruita nel secolo XIII, presenta pareti in tufo di oltre un metro di spessore e, nonostante sia stata nel tempo notevolmente abbassata, domina un vasto territorio, dai Cimini all’Argentario. Inglobata nel ‘600 nelle strutture del palazzo appartenente poi a Pietro Zelli (Catasto Gregoriano del 1819), la Torre è stata ridotta in altezza e coperta a botte. Dal 19 marzo 2005 è stata trasformata in Casa-Museo Nel 2007 anno della morte di Enrico Guidoni è stata donata al Comune di Vetralla |
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