VITERBO - “PORGETE ORECCHIO, EGREGI MIEI UDITORI” |
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Nell'ambito di Resist 2010 (VI edizione, iniziativa Arci Viterbo) In collaborazione con ArtUp di Marina Ioppolo... “Porgete orecchio” finalmente anche a Viterbo! “PORGETE ORECCHIO, EGREGI MIEI UDITORI” Viaggio nel mondo dell'ottava rima popolare QUANDO C'ERA LUI... racconto teatrale a cura di Antonello Ricci, Alfonso Prota e Olindo Cicchetti Sabato 24 aprile Ore 21.00 - ArtUp, via delle Piagge, 23 - Viterbo Porgete orecchio è uno spettacolo adatto a tutti. Si basa su testimonianze e cantate improvvisate registrate da Antonello Ricci all'inizio degli anni Ottanta del secolo scorso in vari paesi dell'Alto Lazio, nel corso di una ricerca sulle persistenze popolari del mito mussoliniano. Trasformando racconti e rime dei cosiddetti poeti a braccio in narrazione teatrale, Porgete orecchio rievoca storie di squadrismo e di consenso al regime ma anche di resistenza. E poi brigantaggio, di emigrazione, di guerre mondiali, di lotta per la terra e di riforma agraria, di boom economico a scoppio ritardato, di agonia e morte del millenario ordine socio-economico del latifondo. Ecco allora l'idea: attraverso una sceneggiatura di storie di vita intercalate da aneddoti di tradizione orale e frammenti cantati in rima, Porgete orecchio rievoca da una parte la tradizione dell'ottava popolare e dell'improvvisazione poetica nell'Alto Lazio; dall'altra oltre un secolo di lotte per la terra nelle nostre comunità, come esse filtrarono nei semplici versi dei suoi modesti cantori. UN ASSAGGINO... Dall'autobiografia del dirigente socialista ravennate Pietro Farini, sorvegliato speciale a Grotte Santo Stefano tra 1926 e 1929: “Era più facile poterci riunire e conversare in una città che in un villaggio. In campagna, molti occhi non veduti vedono. Dentro al villaggio ogni libertà personale è problematica […] Nel Lazio, come in Toscana, sono ancora in voga, almeno fino ai tempi di cui narro, le sfide dei cosiddetti poeti. Il più delle volte usavano intercalare fra i versi del Tasso, dell'Ariosto e anche di Dante, tramandati di generazione in generazione, stornelli d'amore. I miei compagni poeti alla festa nell'osteria, nell'ora in cui si alza il gomito e la voce, sicuri dell'impunità, avevano ripreso quell'abitudine, ma invece di cantare gli stornelli dicevano versi sulle passate lotte per le invasioni delle terre auspicando il ritorno della libertà e inneggiando alle speranze dell'avvenire, ma nel vociare dei bevitori i loro detti si confondevano. Poi stavano con tanto d'occhi e orecchi, attenti per non farsi scoprire. Ma una domenica, in cui erano venuti a trovarmi dei vecchi capi-lega dei paesi vicini, meno furbi, il giuoco fu scoperto e fummo denunciati.” Ingresso a sottoscrizione Lo spettacolo è una produzione Socità Cooperativa STAF arl – Via Cairoli 2, Viterbo – Tel/Fax 0761/347625 – www.staf-vt.it / info.coop@staf-vt.it |