ITALIAN HISTORY X
Nell’ambito di Resist VII edizione e del progetto ex-polis
SALA GATTI, VITERBO
30 aprile- 4 maggio 2011
A cura di Marco Trulli
Allestimento Stefano D’Alessandro
Partecipano:
Adalberto Abbate, Pasquale Altieri, Emiliano Coletta, Costabile, Michele d'Agostino, Fedra, Pasquale Gadaleta, Xavier Frederic Liver, Lino Strangis, Osvaldo Tiberti, Nicoletta Braga, Mauro Folci, Massimo Mazzone, Alberto Zanazzo
Sala Gatti, Via Macel Gattesco, Viterbo
Orario dalle 16:00 alle 20:00
Inaugurazione 30 aprile ore 18:00
Per info: culturavt@arci.it
www.festivalresist.blogspot.com
Ringraziamenti
Massimo Mazzone
Francesco Pantaleone arte contemporanea
Nell’ambito del Festival Resist, a cura di Arci Viterbo il 30 aprile presso la Sala Gatti di Viterbo inaugura la mostra Italian history x.
Il progetto offre la visione di differenti artisti che mettono in questione direttamente e indirettamente il tema della nascita dello Stato italiano nell'anno delle sue celebrazioni, l'identità nazionale malintesa, riflettendo sull’immaginario italiano, sulle aspirazioni al cambiamento costantemente deluse nel corso di questi primi 150 anni, sul desiderio di rinnovamento a volte chiamato “rivolta” espresso ciclicamente da migliaia di giovani, non solo nei lontani anni '70 o '90 ma anche nelle ultime manifestazioni studentesche del dicembre scorso, mentre il paesaggio naturale culturale e sociale della Penisola, continua a sopportare inaudite distruzioni.
La mostra sviluppa diversi livelli di analisi della storia d’Italia, una storia conflittuale, di saccheggi e dittature ma anche di resistenza, di utopie irrealizzate e di volti, tanti volti, corpi cancellati, rimossi, misconosciuti, volti che denunciano la parte irrisolta del nostro presente.
Dai volti delle banditesse lucane di Gadaleta alla spedizione dei mille di Liver fino ai fratelli Cervi di Pasquale Altieri, passando per Dies irae di di Adalberto Abbate e ancora, dalle gru di d'Agostino agli interventi pasoliniani (città d'acqua e di petrolio e Porcile) di Tiberti e Fedra fino a definire prese di posizione politica espresse nelle tre pubblicazioni: Rex Lef Lex (Braga, Folci, Mazzone, Zanazzo), la nascita della repubblica di Coletta e ne riparliamo nel 2161 di Costabile, le opere esposte costruiscono un percorso che ci parla del nostro Paese, e di quanta violenza sia servita a pochi, per trasformare il sogno repubblicano di Pisacane e di Mazzini nell'incubo per molti.
Dalla Repubblica Romana alle guerre coloniali passano una manciata di anni, le lotte per la nostra libertà da potenze straniere si infangano in Abissinia e Libia e poi la Grande guerra, il Fascismo, le Leggi Razziali, i disastri della Seconda guerra Mondiale, Salò, infine la Repubblica, fondata sul lavoro.
Ma i professori che in massa giurarono fedeltà al Fascismo rimasero tutti al loro posto, così i funzionari in ogni apparato dello Stato.
Fu la volta del Boom economico, della cementificazione, della ricostruzione nazionalpopolare dell'universo e di molti altri boom successivi, altri bang, e decine di migliaia di morti bianche, così abbiamo avuto Gladio e le stragi impunite e mai rivendicate, fino al riflusso televisivo degli anni '80, abbiamo avuto generazioni perse, occasioni perse, e Pasolini incazzato gridare al vento, per finire a sua volta ammazzato mentre scrive Petrolio.
Oggi, davanti alle carrette del mare, alle stragi annunciate, davanti al neocolonialismo, davanti a una crisi di culturale e identitaria senza precedenti, assistiamo al rinascere del militarismo, allo sciovinismo, al razzismo, imbandierato in un tricolore che non merita questi alfieri.
Questa è forse la vera italia capovolta preconizzata da Fabro, quella della violenza di Stato, espressa e latente che getta la penisola in un ampio cono d’ombra.
Nei giorni di esposizione della mostra ci saranno una serie di incontri e dibattiti sul tema che affronteranno le questioni della Liberazione del 1945, gli anni Settanta, il G8 di Genova, le manifestazioni studentesche e molto altro.
Il titolo della mostra parafrasa il titolo del film di American history X di Tony Kaye del 1998. Nella foto I miei sette figli di Pasquale Altieri.