Come diceva un famoso generale tedesco dell'800, Carl von Clausewitz, nel suo libro “Vom Kriege” (Della guerra), “…la guerra è la naturale prosecuzione della politica” e più oltre afferma che si tratta di un fenomeno “…transeunte e passivo”. Questo per affermare che nell'evoluzione dei rapporti fra i popoli esiste ciclicamente la possibilità che il fenomeno si materializzi, senza tuttavia che alla sua conclusione almeno uno dei contendenti abbia realizzato qualcosa di realmente positivo. Nel caso di Vetralla le cose, come per molte altre parti del resto d'Italia, sono andate proprio in questo modo. Nei lunghi anni dal 1939 alla fine del 1943, la nostra città aveva seguito l'evolversi degli eventi attraverso il giornale o la radio (per chi la possedeva), soprattutto le famiglie che avevano loro cari esposti nei vari fronti aperti dalla follia di coloro che avevano dato inizio a quel “ciclo” poi denominato Seconda Guerra Mondiale. La vita localmente fluiva tranquilla nelle diurne fatiche dell'agricoltura, dell'artigianato o della pastorizia, secondo il criterio antico che diceva “la famiglia felice, prima dell'inverno, deve avere grano, olio, vino, patate e fagioli a sufficienza, il resto è un di più.” Si temeva solo l'arrivo del carabiniere che portava la cartolina verde per un giovane arruolato o peggio per la notifica della perdita di un congiunto al fronte. Negli anni i trionfalismi erano scomparsi e la superiorità degli avversari si stava materializzando in tutta la sua reale crudeltà. Come a tutti è noto, poiché la difesa di Cassino, che portò alla quasi completa distruzione dell'antica Abbazia, sembrava non permettere l'avanzata delle truppe Alleate verso il nord, fu effettuato da parte angloamericana lo sbarco di Anzio e Nettuno. I tedeschi allora reagirono inviando nell'area la 5^ Panzer Divisionen, che tuttavia non riuscì nell'intento di contenere questo nuovo afflusso di forze angloamericane, per cui, dopo molte perdite di vite umane, la 5^ arretrò e prese stanza nei territori di Vetralla. E qui comincia l'odissea della nostra realtà. Il teatro delle operazioni del momento era caratterizzato dal fatto che gli Alleati godevano di una superiorità aerea pressoché assoluta, che permetteva loro di sorvolare impunemente tutto il territorio e di intervenire direttamente con armi di caduta o di lancio (bombardamenti o mitragliamenti), anche non programmati (free lance). Ne sono prova le evidenti riprese aerofotografiche degli interventi operati nei luoghi ove erano rischierati i vari reparti della 5^ Panzer. La ricognizione armata tuttavia non è il solo modo di intervento. Esistono le azioni prepianificate che derivano dal servizio informazioni, il quale indica gli obiettivi nella loro qualità e quantità. Dopo quattro interventi avvenuti a Vetralla e nei dintorni in operazioni non programmate, il servizio informazioni alleato pianifica un'azione su presunti depositi di munizioni nel “Castello” di Vetralla. Le munizioni erano sì nell'area denominata Castello, ben nota ai vetrallesi, ma non ai piloti inviati in quella missione. Era la mattina del 2 maggio 1944, la Rocca di Vico era per loro un evidente castello! L'attacco a piazza della Rocca, oltre che non raggiungere l'effetto programmato, causò la tragica fine di parecchi nostri concittadini. Ci fu però un altro episodio funesto per la città tra gli interventi angloamericani, anche se non produsse ulteriori perdite di vite umane. L'intervento avvenuto il 5 giugno 1944, quando già gli Americani erano entrati a Roma, fu causato nel corso di un'operazione prepianificata ntesa a distruggere un ponte sulla via di ritirata delle truppe tedesche a nord di Terni. L'azione fu sospesa per cattiva visibilità nell'area di intervento previsto, come da comunicazione verbale intercorsa fra i bombardieri in circuito di attesa e i caccia di scorta sorvolanti ad alta quota. Per prassi operativa, gli aeromobili che per qualche motivo non potevano effettuare la missione, non dovevano rientrare alle loro basi con armamento di caduta, sia per facilitare il volo di rientro (riduzione di carico e minore resistenza di forma con conseguente aumento di autonomia) sia per evitare danni in caso di atterraggio di emergenza. Il carico destinato al ponte fu scaricato su Vetralla, giustificato quale obiettivo secondario più prossimo, con la conseguenza della distruzione del centro della nostra cara città. A guerra terminata ricostruttori frettolosi e incuranti del valore delle antichità demolite, fecero il resto deturpando irrimediabilmente il tessuto di una realtà antica e gloriosa. E tutto ciò compendia quanto giustamente osservava il Clausewitz come riportato in apertura di questo scritto.