Perché, ai nostri giorni, la necessità di pubblicare un libro di storia su Vetralla? Come risposta sarebbe troppo facile citare Marco Tullio Cicerone: “La storia è vera testimone dei tempi, luce della verità, vita della memoria, maestra di vita, messaggera dell’antichità”. Ma non tutti riconoscono alla storia questo ruolo fondamentale. Ad esempio non è dello stesso parere Eugenio Montale: “La storia non è magistra di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve a farla più vera e più giusta”.
Fra le due posizioni antistanti e incompatibili, in questa pubblicazione, se ne offre una terza: “si può far storia per far valere i propri diritti” e, in effetti, la prima vera ricerca storica sul territorio vetrallese viene effettuata (o meglio, si è costretti ad effettuarla) a seguito di una controversia giudiziaria.
L’idea, quindi, di un libro sulla storia del feudo di Vetralla è nata dalla proposta dell’editore Davide Ghaleb di prendere visione del lavoro di trascrizione e commento della vicenda processuale legata alla causa fra la Comunità di Vetralla ed il Marchese Ignazio Lavaggi sulla persistenza di usi civici nel bosco di Montecalvo.
Il suddetto lavoro, svolto dalla dottoressa Maria Antonietta Pasqualetti, doveva presumibilmente confluire in una pubblicazione sulla storia degli usi civici nel territorio di Vetralla. Purtroppo tale ricerca si è interrotta nel 2010: non si è potuto procedere, pertanto, alla pubblicazione del libro che risulta mancante di parti essenziali. Tuttavia, dalla lettura delle parti trascritte, si sono evidenziati dati, notizie storiche e informazioni molto significative da diversi punti di vista.
Il primo punto di vista è quello della vicenda giudiziaria. Fra sentenze e appelli, Giunte d’Arbitri e Corte d’Appello, condanne e assoluzioni, spese ed oneri del giudizio, primo e secondo grado, la controversia è durata per diversi anni: dal dicembre 1893 al luglio 1907.
Il secondo è quello relativo agli usi civici (servitù civiche) sui vari tenimenti boschivi del territorio vetrallese aboliti, nelle ex provincie pontificie, dalla legge 24 Giugno 1888. I privilegi accordati ai cittadini vetrallesi risalgono alla Bolla di Eugenio IV datata 17 Febbraio 1432.
Il terzo è quello relativo al bosco della tenuta denominata Montecalvo nel quale il popolo di Vetralla aveva il diritto di far legna viva o morta e per attrezzi rurali. Tale tenuta, con atto del 1805, in seguito a pubblico incanto della Congregazione economica del Buon Governo dello Stato Pontificio, fu venduta al Conte Gaspare di Carpegna. Nel 1815 il di Carpegna vendette il tenimento al Marchese Domenico Lavaggi: a Domenico successe Ignazio.
Il quarto, a mio parere il più interessante, è quello relativo alla storia del feudo di Vetralla. Nella lunga diatriba che, come detto si protrae per anni, i difensori del Marchese Lavaggi, messi alle strette, tentano di sostenere la tesi che gli usi civici, essendo una pratica feudale, si applicano solo ai territori assoggettati a vincoli feudali e Vetralla, sostengono, non è stata mai infeudata. La Comunità di Vetralla, allora, si trova costretta a dimostrare il contrario. Si effettua, quindi, la prima ricerca storica sul territorio di Vetralla, decenni prima del rilevante e pregevole lavoro svolto da Andrea Scriattoli, basata su una metodologia di ricerca archivistica e documentaria che doveva essere appropriata e inoppugnabile visto il contesto giuridico.
Si producono, con pochi ma importantissimi documenti, prove inconfutabili della presenza di un feudo vetrallese. Da questi documenti ha preso via una ricerca sulla situazione politica, amministrativa, economica e sociale. Il quadro storico che emerge dalla ricerca presenta il territorio di Vetralla come oggetto di conquista di signori, conti, prefetti, briganti all’occorrenza Guelfi o Ghibellini, traditori e traditi. Chi ne paga le conseguenze è ovviamente la popolazione che, in sporadici casi, cerca di ribellarsi ma che la maggior parte delle volte preferisce la fuga lasciando il centro abitato spopolato.
Si vuole concludere questa breve introduzione con un sentito ringraziamento alla professoressa Elisabetta De Minicis (Università degli Studi della Tuscia), coordinatrice della collana “Quaderni”, nata da ricerche effettuate in ambito accademico dal prof. Enrico Guidoni, sia per la preziosa e paziente revisione del testo sia per l’incessante e fruttuosa attività di ricerca nel territorio vetrallese e nella Tuscia.