A differenza del numero di esordio dello scorso anno, questo secondo volume della collana dei Quaderni dell’Archivio di Stato di Viterbo non è stato concepito come lavoro monografico e tuttavia una prima, ampia, sezione dello stesso è dedicata al ricordo di un amico prezioso degli archivi, Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio, scomparso, purtroppo precocemente, all’inizio di questo anno 2021.
Sebbene siano veramente pochi gli studiosi e ricercatori che non l’abbiano conosciuto o magari soltanto sentito nominare o incontrato negli archivi di tutta l’Italia centrale, occorre innanzi tutto, per tracciarne un ritratto che funga da presentazione della persona, prima ancora di ricordarne lo spessore scientifico, iniziare col dire che Fabiano era una persona educata e gentile.
E’ probabile che non tutti ne comprendano bene il valore ma pare lo stesso importante ricordarlo per il fatto che parlava sempre a bassa voce, soprattutto per non disturbare gli altri, anche se in questo suo fare si nascondeva la richiesta implicita di non essere lui stesso disturbato mentre attendeva al suo meticoloso lavoro di ricerca e collazione degli antichi manoscritti contenenti quegli atti rogati dai notai del XIII, XIV, XV, XVI e XVII secolo vergati con caratteri corsivi che lui più di altri soleva leggere, sciogliendo impossibili abbreviature, con una naturalezza che lo rendeva un punto di riferimento per tutti i ricercatori che si trovavano, a volte non caso, al suo cospetto.
Per il suo modo razionale e tassonomico di classificare, registrare, confrontare, misurare e riordinare i documenti che dapprima si faceva fotocopiare e successivamente con l’avvento delle camere digitali fotografava personalmente, Fabiano poteva essere considerato senza esagerazione un vero e proprio archivio vivente.
In particolare era interessato all’architettura e all’arte e, quindi, a tutto quello che poteva contribuire all’accrescimento delle sue conoscenze in materia; per questo non si limitava alla ricerca di soli documenti di commesse di opere, di pagamenti di maestranze e di lavori pubblici o privati ordinati dal mecenate di turno ma leggeva ogni singolo atto di testamento o di dote per ricostruire nella fitta rete di legami familiari non tanto e non solo gli alberi genealogici dei soggetti coinvolti ma soprattutto le relazioni che univano persone, luoghi, edifici, beni mobili e immobili.
Un interesse ad ampio spettro che non disdegnava sconfinare in campi apparentemente lontani come quello della letteratura e del teatro, come nel caso della ricerca sistematica sull’attività edilizia privata a Caprarola nel XVI secolo, che gli procurò documentazione inedita sulla edizione postuma della commedia Intrichi d’amore di Torquato Tasso e sfociò nella analisi critica delle pubblicazioni dell’opera e che, per oggetto e contenuto, dedicò affettuosamente alla moglie Giovanna.
Personalmente ho conosciuto Fabiano nella prima metà degli anni ’80 quando ero responsabile della sala di studio dell’Archivio e spesso ragionavamo degli obblighi di legge in materia di archivistica e della mancanza di vere sanzioni che rendeva il dovere previsto dalla norma una vuota tautologia priva di reale effetto.
Il suo cruccio più grande – per il quale abbiamo anche discusso animatamente – è stato quello di non essere riuscito in trenta anni di proteste, denunce, ricorsi a Procura e Carabinieri e a tanti altri interlocutori, a far versare in ASVT dal comune di Sutri il suo archivio notarile comunale che tutti i sindaci che si sono succeduti hanno continuato a difendere come un intangibile tesoro prezioso della comunità locale.
Ma, oltre a Sutri, i nostri rapporti esterni all’Archivio di Stato si sono incrociati più volte, da quando ci siamo scambiati libri preziosi come il bel volume di Franco Maria Ricci “Viterbo delle delizie”, realizzato anche con contributi di ricerca propri di Fabiano, con l’ormai raro “Architettura della Tuscia” scritto e pubblicato nel 1961 da Bruno Apollonj Ghetti, per ritrovarci nel 1993 a Roma, al complesso del San Michele, nel Gruppo di lavoro per le Celebrazioni Farnesiane che si sarebbero svolte nel 1995 a Parma, Colorno, Roma e Napoli con la successiva defezione, purtroppo, di Viterbo che ha avuto timore di apparire altrettanto importante dei più grandi e famosi luoghi farnesiani italiani.
Ricordare i lavori più importanti di Fagliari Zeni Buchicchio è un arduo compito per la ampiezza delle sue pubblicazioni ma se volessimo tentare di azzardare un’ipotesi potremo credere che l’opera di cui andava forse più fiero è stata quella sul Palazzo Orsini di Bomarzo contenuta in una delle maggiori riviste scientifiche internazionali nell’ambito della storia dell’arte e dell’architettura italiana, il Römisches Jahrbuch der Bibliotheca Hertziana.
Certamente interessato a Bomarzo per la peculiarità del luogo e delle sue suggestioni artistiche e introspettive, Fabiano era comunque profondamente legato al territorio, soprattutto a Bolsena ove è stato Sindaco e ha compiuto ricerche a tutto campo sul suo circondario e sul lago, studiandone persino la conformazione idrogeologica e l’altezza dei fondali sul livello del mare, ma anche naturalmente a Viterbo e ai Farnese, signori del Ducato di Castro e Ronciglione.
A proposito del capoluogo, oltre alle ricerche compiute su Palazzo Spreca o sullo stabulum in contrata sancti faustini, quello Stallone del Papa che aspetta ancora di essere recuperato e restituito alla cittadinanza, è celebre la confutazione, o meglio una delle frequenti confutazioni critiche che Fabiano si trovava costretto a pronunciare, dati archivistici alla mano, di fronte alle inesattezze e ad alcuni errori sostanziali pubblicati circa la realizzazione del portico del Comune.
Infine, non va dimenticato che Fabiano Tiziano Fagliari Zeni Buchicchio è stato anche ispettore archivistico onorario del nostro Ministero.
Per tutte queste ragioni abbiamo quindi pensato di rendere omaggio alla sua memoria riservando la prima parte di questo Quaderno ad una serie di contributi di studiosi e ricercatori che l’hanno conosciuto ed hanno volentieri accettato l’invito a scrivere alcune righe su di lui.
Un piccolo omaggio, un segno di riconoscimento e gratitudine che abbiamo pensato di offrire affettuosamente alla moglie, signora Giovanna, compagna e complice di una vita, unitamente all’intitolazione della sala di studio dell’ASVT alla memoria di un grande amico dell’Archivio che avverrà in occasione della manifestazione nazionale “Domenica di carta” il prossimo 10 ottobre 2021.
La seconda sezione di questo Quaderno inaugura di fatto una possibilità che vogliamo offrire ai ricercatori ed agli utenti dell’Istituto, ovvero quella di pubblicare i prodotti degli studi archivistici condotti nelle carte del territorio ed aventi carattere di interesse per la storia locale o anche nazionale.
Cominciamo questa volta con i contributi di Carlo Maria D’Orazi su un armigero al soldo degli Anguillara e di Romualdo Luzi con temi poetici legati alla figura di Alessandro Farnese.
La terza ed ultima parte invece è dedicata all’attività, scientifica o istituzionale, compiuta nell’anno dall’Archivio di Stato di Viterbo.
In questa sezione abbiamo riportato, offrendo loro l’onore di pubblicazione, due mostre documentarie virtuali uscite sul sito web ufficiale dell’Archivio in occasione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo 2021.
In entrambi i casi abbiamo voluto partecipare alla rievocazione di quanto è accaduto, anche nella nostra città, al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti e ricordare la tragedia dei profughi Giuliani costretti ad abbandonare le loro case per fuggire lontano dall’orrore e dare un futuro ai propri figli.
Un contributo che gli archivi meglio di altri sanno offrire per conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Viterbo, settembre 2021
Angelo Allegrini
Direttore Archivio di Stato di Viterbo
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