Prefazione
Tu ascolti il mio silenzio
e attendi le mie parole.
Non udrai la mia voce:
quello che volevo dire,
e ciò che desideravi ascoltare,
nelle mie pagine
Io l'ho scritto.
Mi piaceva iniziare così. Con questi versi di Mara Valeri.
Mi pare il modo più garbato per introdurre alla silloge che segue.
Introdurre e guidare, se possibile, se necessario, alla comprensione di un testo e di un mondo, personale e condivisibile, forse.
E' l'autrice ad invitare alla lettura. E scrivere è, alla stregua dell'ospitare, pre-disporsi all'altro; alla resa, è concedersi.
Chi incontra parole, scritte, incontra corpi nudi; che più spesso nel linguaggio neoclassico della Valeri, conservano pudore e dunque si offrono velati e più, abbigliati con ricercata armonia formale.
In dieci capitoli. Così mi è parso giusto articolare il volume. Perché vasto è il materiale ed estremamente vaporoso l'immaginario.
Diamogli spazio.
Un percorso letterario può essere in linea d'aria lungo come l'alfabeto.
Dunque scriviamo sgranando rosari di 21 lettere: da cui partire, a cui tornare.
Orbene, un percorso poetico dovrà contemplare cerchi più ampi attorno ad ogni lettera.
Come piccoli uomini vitruviani, in poesia, singole lettere s'aprono concentricamente.
E sono cifra e misura. Non solo e non più alfa e omega.
Ed allora sì. E' facile o piacevole sostare, a contemplarne gli esiti.
La poesia non è mimetica. Mai.
E quando pare che così sia, occorre lasciare che sedimenti. - Il testo di un opera è un evento mutevole, fluttuante1 -.
Diamogli tempo.
Succedono cose tra una lettera e l'altra. A nostra insaputa. Nostro malgrado.
Accadono.
Attiene a quel mondo di vapori cui accennavo.
La poesia è additiva. Sempre.
Aggiunge al materiale. Ovunque aggiunge: sopra, sotto, davanti, dietro. E tutt'intorno.
Così quanto scritto capita che sia. Dove era deserto di non detto.
Dieci capitoli: Il volto degli affetti, Bolle di sapone e ricordi, De amicitia (siamo noi?), Pensieri come aquiloni, I luoghi cari, Levia, Sulla strada di Emmaus, Anglia e Francogallica2, De Arte e Appendice lirico-didascalica3.
Mi vorrei soffermare su Anglia e Francogallica per ribadire che, nel tra-durre, occorre innescare relazioni un po' più complesse delle equi-valenze tra lemmi. - La traduzione promette un reame, alla riconciliazione delle lingue4 -. A ragion veduta, parlerei allora di equi-pollenze semantiche: laddove senso e valore si tenti di riconsegnarli sostanzialmente integri, nell'operazione di passaggio, di tras-loco, entro scatole letterali.
Circa l'Appendice vorrei assumermi la responsabilità tutta, d'aver concesso alla forma ancora assolutamente grezza, nel senso etimologico, o meno lavorata, già dignità tipografica.
Avranno passato la dogana dei brogliacci; viaggeranno su queste pagine, neppure da clandestine: sono prime impressioni sulle cose che, in questa silloge di editi ed inediti, ho voluto.
Note
1 Cit. di B.V. Tomasevskij, in Jurij M. Lotman, Problema teksta, 1964, (Il problema del testo, trad. di Andrea Berardelli).
2 Versioni in lingua inglese a cura di M.J. Cryan (www.elegantetruria.com), A.Lana; versioni in lingua francese a cura di M.Valeri.
3 Liriche, commenti, didascalie alle opere fotografiche di Luigi Emilio Masina edite in Impressioni ed espressioni. Il cammino da artigiano ad artista, edizioni LEM, 2007.
4 Jacques Derrida, Des tours de Babel, 1985 (Delle torri di Babele, trad. di A. Zinna).
Postfazione
Qualcosa di noi si è perso
lungo il cammino:
in una rosa sfiorita,
in un volto sparito,
in una serie di tramonti,
in tanti sorrisi non accolti,
in sentimenti non compresi,
in occasioni mancate,
nelle cose che potevano essere
e non sono state.
(dal volume Carmina Nova, a cura di Anna Lana, Davide Ghaleb Editore, 2005)
Così mi piaceva congedare il lettore.
Ancora con i versi dell'autrice.
Torneremo a leggere.
Riemersi da apnee di vita, avanzati ai dialoghi, precipitati da altre pagine, approdati ad un pensiero, acerbo.
Torneremo a constatare l'esserci. Incontrovertibile.
Meno presenti al nome cui rispondemmo, magari.
Sporgenti, comunque, di un tot, dal nostro profilo di ieri.
Torneremo a constatare l'esserci. Incontrovertibile, forse.
Impastati di farine bianche con le quali tracciamo e poi cancelliamo strade, soffiando.
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