Da un’anonima vecchia cartellina impolverata e ingiallita dal tempo è fuoriuscito un manoscritto datato 1944 e firmato da Francesco Patriarca, mio padre (1910-1966).
È una commedia dal titolo ‘In Terra di Nessuno’, dai caratteri appena leggibili, oramai quasi cancellati dall’usura e dalla polvere.
La commedia si svolge classicamente in una coerente unità di luogo, di tempo e di azione. I personaggi sono semplici e familiari, presi da un campionario per nulla letterario, e immersi fino al collo nelle pericolose bolge che seguirono l’inferno verificatosi dopo la caduta del Fascismo, l’8 Settembre del ’43 e per tutto il ‘44.
In tutti i protagonisti freme un’incessante sensazione di pericolo che fa nascere coraggio e paura mista ad una solidarietà che ce li fa sembrare ancora vivi e vicini a noi. Personaggi per i quali, tra incoscienza, paura, astuzia e generosità, il caso non cessa, neppure per un momento, di fare il suo mestiere, facendone reazioni inattese, verità nascoste, invertendo spesso il gioco delle parti. Persa quella brutta guerra, l’Italia era politicamente e militarmente «una terra di nessuno», nella quale tutti vi erano minacciati: dai residui della polizia fascista, dalle ritorsioni spietate dei tedeschi, dai rastrellamenti dei repubblichini, dai bombardamenti degli alleati e persino dalle vendette di alcuni partigiani a caccia di ex fascisti. Tutti contemplavano l’immanità del disastro e dovevano convivere con i veleni della disfatta nazionale, con le vendette politiche e con il governo incerto e precario di un paese ferito a morte. Francesco Patriarca aveva da tempo avuto il presentimento di ciò che sarebbe accaduto. |