Davide Ghaleb Editore

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RESEGONIA
La città dei graffiti che orlano il cielo
Francesco Mancuso
Prima presentazione del libro
Coriandoli in un pomeriggio fantamelico

Giovedì 28 novembre, anno di grazia 2024, Resegonia, la città dei “tredici” graffiti che orlano il cielo, ha preso vita grazie al Gran Cerimoniere che lo ha presentato nella sala della Vaccheria Nardi, nome antico di una biblioteca romana, un luogo di culto… Resegonia è un libro che mi ha preso un paio d’anni di scrittura, ognuno dei tredici racconti è nato da viaggi nei miei abissi, laggiù dove si formano arcobaleni e tempeste, segreti e segrete… ma prima di andare avanti lasciatemi chiosare due parole che si sono affacciate in queste prime righe: fantamelico e Gran Cerimoniere, mi è necessario per stabilire un contatto “autentico” con chi vorrà leggermi….fantamelico, avrei potuto dire che ho vissuto un pomeriggio straordinario, bellissimo, meraviglioso e via con questo timbro, ma ho sentito muffa di retorica e questa ormai non la so più viverla, allora, quando mi trovo in queste situazioni, cerco parole che sappiano raccontarmi stati d’animo altrimenti irraccontabili, smanetto il diapason, attendo che arrivi la parola magica e la faccio vivere, come ha osservato la Donna in Rosso, quella che mi dava un del Lei che valeva più di mille Tu, le mie parole le arrivavano come un’armonia musicale, diceva che poi ognuno avrebbe dato loro il senso e il significato che più gli avrebbe saputo parlare, lei ha saputo cogliere il fatto che per creare un’immagine avverto spesso la necessità di pensare ai trilli del diavolo di Paganini, frecce che trafiggono il comune dire e sentire per arrivare in zone selvagge del nostro vivere… Gran cerimoniere, si può leggere in tanti modi, si possono adoperare i registri dell’ironia, del sarcasmo, dell’offesa, della simpatica, o antipatica, puntura di spillo, nulla di tutto questo, la Treccani dice: maestro di cerimonie, questo è il nostro Gianni, è grazie all’Associazione che ha creato, con passione e tenacia benedettina, che riescono a vivere storie di bellezza: Pasolini, GeoGrafie, Scritture d’Istanti, Dante e io, Pia dei Tolomei, Resegonia e chissà quante altre… controcanto, nei tanti libri che hanno aiutato Resegonia a vivere, riportati a fine lettura, ne manca almeno uno: Storia della bruttezza di Umberto Eco, la forza della Bruttezza, penso a Bosch, ai mostri mitici delle storie di formazione del mondo, a Bahamut, il drago del mio primo graffito, l’Elogio della letteratura… ma torniamo a noi, il Gran Cerimoniere, per presentare il mio libro, ha attivato un “protocollo” quasi divino, degno di un gran bazar o di un giardino divino: il folletto matto, l’autore di Resegonia, detto Francesco, con il suo flauto magico a renderlo contulente, la ribelle Paola P., per distinguerla dall’orda di Paole presenti in sala, a far uscire dal segreto di una scrittura virgolettante temi e suggestioni che sarebbero altrimenti rimasti nascosti, la tetrile Giancarla a leggere brani di Resegonia con pause, silenzi, toni dritti e rovesciati, lenti e accesi, gesti di accompagnamento e sostegno alle parole lette, che hanno creato attenzioni altrimenti impossibili, un teatro nel teatro… uhmmm… mi sa che sto esagerando, sento il confine della muffa avvicinarsi, allora prendo aria, mi fermo, m’affaccio alla finestra e parlo un po’ con una garzetta che sta tosando una pecora che brucacchia nel prato davanti al mio eremo sociale, improvvisa si è presentata alla mia memoria l’immagine di un film che amo: “Il postino”, quando il prete legge alla madre sconvolta la poesia di Neruda rivolta alla fiamma del Postino… i tuoi seni sono come farfalle… una metafora, e s’è affacciato il titolo di un suo libro di poesie: “Confesso che ho vissuto”, ricordo che chiesi all’editore se quel titolo era di pugno del poeta o una libera traduzione, nessuna risposta ma quel confesso proprio non riuscii e non riesco a digerirlo… urlo al cielo che ho vissuto, questo mi vien da scrivere per rappresentarvi il sentimento che mi ha amorevolmente soffocato quando ho avvertito nella sala salire una tensione che ha fuso i vostri volti, attenti, partecipi, coinvolti, quando il Candido Flavio, illuminato dalle sue parole, ha voluto dirmi che ha sentito viaggiare nelle conbristole che ho consegnato ai presenti la mia gioia per aver dato vita a Resegonia, momenti magici, momenti rari, unici, intanto a me… sono di nuovo seduto a scrivere, l’immagine che mi arriva è quella di Paola C. che è voluta venire a dire la sua al tavolo dei “presentatori” rompendo così quella frattura che sempre si presenta tra il tavolo dei copristori e la linea delle sedie occupate da chi ha deciso di vivere un pomeriggio di parole che sappiano parlare al cuore e alla Vita, questo il disperato tentativo dei tredici racconti/graffiti, quasi un viaggio psichedelico alla ricerca dell’irricercabile, e Paola C. a dire, con la sua energia cosmica, quanta fatica ha dovuto fare per rincorrermi nelle storie che ho scritto, e, insieme, quante suggestioni le si sono aperte, poi il compagno della Donna in Rosso che ha voluto leggere uno spartito, musica, armonia, suono a confondere i tracciati dei coriandoli che riempivano la sala, improvvisamente, richiamato dal Gran cerimoniere, è apparso in sala l’incontinente, Escher si chiama, con quei suoi disegni che in un foglio finito, un A4, riesce sempre a far immaginare l’infinito, devi uscire dal foglio e inseguire la sua fantasia se vuoi cogliere il segnale che è nascosto nelle sue rappresentazioni, e poi il gran finale con Carmelo, mai lo avevo sentito intervenire nelle tante occasioni in cui abbiamo vissuto storie di presentazione dei libri che ho scritto, ad avvertire il lettore che lo sforzo esagerato di sfoggio di “cultura” presente nel libro rischia d’intortare se non viene intrecciato con il piglio virgolettante della scrittura, quasi a voler alleggerire quel peso per farlo volare nel cielo dei nostri pensieri dedicati a tentare di comprendere la Vita… e la Morte…. ultima sigaretta, almeno l’ultima prima della prossima… il Gran Cerimoniere mi ha chiesto di scrivere un Report sulla serata, lo fa sempre, con tutti e tutte, anzi, con tutte e tutti, perché solo scrivendo i nostri ricordi, i nostri sentimenti, le nostre emozioni riusciamo a trovare tracce che possono aiutare, sia chi scrive sia chi legge, ad arricchire i propri vocabolari, ma questa volta ho sentito una puntura di zanzara atterrare sul mio ciriveddu… perché chiamarlo Report?…. dice la Treccani: in informatica, prospetto riepilogativo di una raccolta di dati disposti in colonna, ottenuto con il calcolatore… un risultato freddo, preciso, inconclumibile… invece io non so quale pomeriggio sto raccontando, non so se tutto quello che ho scritto è davvero successo o avrei semplicemente voluto che succedesse, mi viene ora in mente il volto delle due ragazze che erano presenti, quelle che ci hanno tolto un dubbio sulla pronuncia di Ragnarok, l’ultimo racconto, il norreno che andava conquistando il mondo nel sogno della sua civiltà e nel sangue dei vinti, “g” dura, cranatica, insomma, credo di aver imparato, frequentandola con una certa assiduità, prerogativa degli ottantuno anni che mi abitano, che la memoria non è un Report, è materia friabile, volubile, quantica, un disegno di Escher più che un ordinato scorrere di fatti nel Tempo… lo sapevo, eccola l’ultima sigaretta, finito un racconto vado sempre a controllare se le parole “inventate” esistono, non si sa mai, bene!: “tetrile” pensavo di averla inventata invece è una parola che esiste, esplosiva per di più, e Resegonia?, anche lei pensavo di averla inventata, invece, scrivendo il Report chiestomi dal Gran Cerimoniere, sono stato improvvisamente attraversato da un lampo e mi è venuto in mente un paesino della bassa bergamasca che visitai nella mia ottava vita per verificare se un corso di formazione finanziato dai soldi europei fosse vero o una sola, come a volte accadeva, si chiama Resegone, finì tra canti e un rosso arcigno ma sincero…. eccola, è davvero l’ultima sigaretta, lo prometto, da marinaio navigato, un tempo mi feci un biglietto da visita dove scrissi il mio profilo: network sailor volli definirmi: se vi siete avventurati in un viaggio marino e incontrate uno scoglio, non strambate prima di averlo interrogato, chissà quante storie potrà o vorrà raccontarvi…

Un abbraccio infinito a chi ha condiviso con me e Vittoria, la mia compagna da una sessantina di anni, questo pomeriggio con Resegonia, il libro che ha come copertina una fotografia di nostro figlio Emiliano, il quartiere San Paolo a Taranto orlato da un viaggio di storni, chissà se gli stornelli sono nati da una delle loro piroette nel cielo dipinto di blu, a lui è dedicato il libro, a lui che ora vive su una stella, è stato fotografo di Contrasto, tenero ribelle, quattro libri e due film, devo l’idea a Davide Ghaleb, il prezioso editore che ha reso possibile che i miei libri vivessero, che Resegonia vivesse, Davide: presenza chilmerica del pomeriggio fantamelico.

Francesco Mancuso
Ultimissima sigaretta, il vizio è vizio, c’è poco da fare, mi sa che questo Report diventerà, nel tempo, il quattordicesimo graffito a orlare il cielo di Resegonia