Prefazione
PERCHE' L'AUTO-MUTUO-AIUTO?
Luca Piras, Anna Rita Giaccone
Ulisse non ha costruito il cavallo di Troia, ma è un anno che non si ubriaca più e Penelope anziché aspettarlo ad Itaca ora va a Viterbo ogni giovedì per accompagnarlo al Gruppo degli ex-bevitori. Eolo non è il signore dei venti ma colui che da tre mesi ha smesso di giocare alle slot machine. Tiresia non ha aiutato Odisseo nel suo ritorno in patria dall'oltretomba, ma ora accompagna il padre da Luca ed Anna Rita per smettere di bere. Ulisse, Penelope, Tiresia e tutti gli altri eroi omerici in questo libro sono i nomi attribuiti agli autori dei testi scritti dai frequentanti dei tre Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto di Viterbo e Tarquinia sostenuti dall'AUSL e dalla Provincia di Viterbo. Ogni settimana, quando ognuno di questi Gruppi si riunisce, c'è sempre un partecipante che tira fuori un quadernino dalla copertina colorata per leggere agli altri cosa ha scritto a casa. E' il cosiddetto “Quaderno delle emozioni”. Gli altri ascoltano. Poi iniziano a parlare a turno proprio a partire dalle emozioni e dai ricordi suscitati da ciò che è stato letto. In questi incontri dei Gruppi tutti stanno seduti intorno ad un ipotetico cerchio. Ci sono tante mogli, figlie, padri delle persone che hanno il problema delle dipendenze dall'alcool o dal gioco d'azzardo: infatti fa parte di questo tipo d'intervento il coinvolgimento diretto dei famigliari o delle persone affettivamente significative. Negli incontri l'aria viene subito riscaldata dalle emozioni che affiorano, una dietro l'altra o tutte insieme, da farti sentire un groppo in gola e la voglia di piangere. Si parla della famiglia di Telemaco distrutta dai debiti del padre o dei litigi continui e violenti a cui per anni hanno assistito i figli ogni volta che la sera Polifemo rientrava ubriaco. Si parla di Nausica che ha perso il lavoro perché ha rubato i soldi nella cassa della ditta dove lavorava , per comprare i gratta e vinci dal tabaccaio ad Atene. Ma si parla anche della “rinascita” come la chiama qualcuno nei Gruppi, cioè della nuova vita che inizia di nuovo quando ci si libera dalla dipendenza dall'alcol o dal gioco d'azzardo. Mentore parla della bellezza ritrovata in piccole cose, in gesti quotidiani che ora si possono vedere con occhi nuovi: il caffè fatto in casa con la caffettiera, le rose rosse coltivate in vaso sul balcone, gli occhi di un amico che ti sorride, l'abbraccio tenero di una madre. C'è Fedra che non beve più da otto anni, c'è Ermes che ha smesso di bere l'altra settimana e che ora ha paura di ricadere, c'è Scilla che ha smesso ieri di spendere tutta la pensione nelle scommesse sui cavalli… Il cuore di questo libro è nei brevi scritti dei partecipanti ai Gruppi. Sono loro i protagonisti di questo sforzo epico contro le forze immani scatenate dalle dipendenze patologiche. Sono le parole di chi ce l'ha fatta. Sono parole che testimoniano la possibilità di farcela. Sono le parole che solo loro potevano scrivere. Sono le parole che speriamo possano giungere a chi non sente più la speranza di riuscire a cambiare.
Non solo le voci e le emozioni dei protagonisti. Abbiamo voluto unire l'espressione al pensiero, i ricordi e l'analisi, il cuore alla mente, perché siamo convinti che la prassi quotidiana del lavoro sociale e psicologico costituisca la base per un avanzamento metodologicamente e teoricamente fondato della prassi stessa. I riferimenti teorici possono orientare la prassi dell'intervento così come la prassi dell'intervento può aprire nuovi fronti all'analisi scientifica. Ma siamo altresì convinti che senza la passione esistenziale non si può stare accanto a chi soffre per aiutarlo. Senza un'intima partecipazione ai possibili drammi della vita, c'è solo una fredda tecnica terapeutica e non un percorso umanamente significativo e comune.
Volendo ora accennare a delle riflessioni sociologiche per introdurre qualche elemento d'analisi sugli scenari di Welfare, possiamo constatare che i Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto (AMA) continuano ad avere una diffusione e un rilievo crescente anche in rapporto alla crisi di fiducia dei cittadini nei confronti dei sistemi socio-sanitari di cura tradizionali. Moltissimi problemi e forme di disagio individuali o relazionali vengono sempre più affrontate dal basso, direttamente dalle persone che ne sono le dirette portatrici anziché attraverso l'esclusivo affidamento a professionisti ed alle istituzioni preposte. La gamma delle situazioni problematiche affrontate dai Gruppi AMA è incredibilmente ampia e va dagli ormai tradizionali Gruppi per alcolisti a quelli per persone depresse, da quelli per persone soprappeso a quelli per sieropositivi, da quelli per tabagisti a quelli per dializzati, o per giocatori d'azzardo e così via.
I Gruppi AMA hanno spesso rappresentato non solo un'alternativa ma anche uno stimolo forte ai sistemi di cura tradizionali per un rinnovamento di quegli approcci caratterizzati da interventi specialistici ma settoriali, troppo spesso centrati esclusivamente sulle parti malate o sui comportamenti disfunzionali, piuttosto che sull'interezza delle persone portatrici dei vari disagi.
I Gruppi AMA hanno infatti costituito una spinta importante all'emersione di problemi la cui domanda di intervento da parte delle persone coinvolte non riusciva ad avvicinarsi ed esprimersi nella strutture tradizionali di cura preposte.
In Italia, seppure una legge fondamentale di riforma dell'assistenza, la Legge Quadro n. 328 del 2000, ha riconosciuto il ruolo importante del mutuo-aiuto all'interno di sistemi integrati degli interventi e dei servizi sociali, la diffusione dei Gruppi AMA è ancora mediamente bassa e molto disomogenea: una forte concentrazione nel nord del paese, un certo attuale sviluppo nel centro e sparute, anche se interessanti realtà, diffuse al sud e nelle isole.
Il dibattito teorico sulla filosofia della mutualità e sulle implicazioni sociali e politiche della sua diffusione nella società italiana, ha invece prodotto alcuni importanti contributi e nonostante le ricerche fondamentali a cui si fa riferimento anche in questo lavoro, si registra ancora un perdurare della carenza di indagini empiriche sulle concrete realtà dei Gruppi AMA che a quella ispirazione mutualistica fanno riferimento.
D'altra parte anche lo scenario di ristrettezze economiche di risorse e budget che stiamo vivendo nel nostro Paese per la gestione dei servizi sanitari, impone cambiamenti organizzativi che tengano conto di questo da una parte e che permettano dall'altro lato una migliore efficienza in termini di obiettivi ed economicità. Una ricerca inglese1 pubblicata dal BMJ (British Medical Journal) nel 2005 ha evidenziato un costo cinque volte minore del trattamento di pazienti alcolisti utilizzando l'integrazione della terapia motivazionale o sociale anziché quella puramente sanitaria.
Lo spappolamento del mercato del lavoro sta spingendo la società a cercare nuove forme di mutualismo e cooperazione dal basso nell'intento di costruire un'altra società più che un altro Stato2 .
All'interno di tale articolata situazione il presente lavoro vuole costituire un contributo di informazione e conoscenza su un'esperienza specifica di mutuo-aiuto che è nata e si è sviluppata in due Comuni dell'Italia centrale a circa 100 km da Roma: Viterbo e Tarquinia dove sono attualmente operanti tre Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto per bevitori eccessivi ed alcolisti, per giocatori d'azzardo problematici e per i loro famigliari. Si tratta di un'esperienza particolare e sincretica che coniuga i caratteri dell'autonomia tipici del mutuo-aiuto con il sostegno di due Enti pubblici: l'AUSL e la Provincia di Viterbo, nonché, recentemente, anche con il volontariato sociale, attraverso l'Associazione Polis.
Come già accennato sopra, il cuore dell'opera è costituito dalle parole delle persone che hanno frequentato questi Gruppi, ma sono presenti contributi di analisi sia su tali scritti sia su altri aspetti teorici e dinamici connessi ai Gruppi AMA.
Nel primo capitolo dell'opera, Sefano Bertoldi dell'Associazione AMA di Trento, svolge una ricognizione della letteratura scientifica disponibile al fine di delineare una cornice teorica in cui collocare il modello di riferimento proprio dell'approccio mutualistico; individua le caratteristiche fondamentali per distinguere questi tipi di Gruppi AMA dagli altri Gruppi psico-terapeutici; ed infine concettualizza le principali dinamiche psico-relazionali e sociali che si ritiene vengano attivate da questo tipo d'intervento, nei frequentanti e nelle comunità locali in cui tali Gruppi operano.
Nel capitolo secondo, Luca Piras e Anna Rita Giaccone, rispettivamente della Provincia e dell'AUSL di Viterbo, partendo dall'esposizione di alcuni modelli di riferimento sulla struttura e le dinamiche psicologiche, relazionali e sociali innescate dai Gruppi AMA, arrivano ad individuare ed utilizzare delle dimensioni concettuali ed empiriche descrittive della specifica esperienza dei Gruppi AMA analizzati. Presentano inoltre alcuni dati ed indicatori statistici per pervenire ad una descrizione esplorativa sia dell'utenza frequentante (in termini di provenienza geografica, tipologia dei frequentanti e degli accompagnatori, sesso, età, nuovi ingressi, ecc.) sia dei risultati terapeutici e di efficacia raggiunti nei Gruppi AMA.
I capitoli terzo e quarto costituiscono il cuore dell'opera: contengono infatti le voci dei protagonisti (vd nota sulla Privacy), cioè dei frequentanti i Gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto di Viterbo e Tarquinia per bevitori eccessivi, per alcolisti, per giocatori d'azzardo problematici e per i loro famigliari. Si tratta della trascrizione, resa anonima, degli scritti di auto-analisi e dei racconti che i frequentanti di questi Gruppi AMA producono individualmente e poi leggono agli altri nelle sedute di lavoro collettivo per il cambiamento.
Il capitolo quinto contiene un esame degli scritti dei partecipanti ai Gruppi AMA di Viterbo e Tarquinia, ad opera di Luca Piras, il quale, utilizzando la metodologia dell'Analisi del Contenuto, ha individuato in questi testi molti elementi di contenuto, sia espliciti che impliciti, relativi ai Fattori di efficacia percepita, alle motivazioni al cambiamento, alle ipotesi sulle cause del proprio alcolismo, ai contenuti emotivi, ed altri, che sono stati utilizzati per pervenire, da questo punto di vista specifico, ad una esplorazione dei processi di cambiamento dei frequentanti per il superamento della dipendenza.
Nel capitolo sesto la psicologa e psicoterapeuta rogersiana Roberta Maggini racconta la sua esperienza di partecipazione agli incontri dei Gruppi AMA in qualità di collaboratrice alla facilitazione professionale. Viene analizzata l'assonanza sia teorica che pratica tra i presupposti ispiratori dell'approccio di self-help con quelli di Carl Rogers e del suo approccio “centrato sulla persona”.
Infine nel capitolo settimo lo psicologo Gianfranco Fragomeni, facilitatore dei Gruppi AMA di Viterbo, individua nella tipologia psicologica dell'intervento supportivo una specifica funzione attivata dai Gruppi AMA, anche in riferimento alla mobilitazione delle risorse famigliari.
Note
1 UKATT Research Team; Effectiveness of treatment for alcohol problems: findings of the randomised UK alcohol treatment trial (UKATT). BMJ. 2005 Sep 10;331(7516):541
2 “Un nuovo mutualismo” di Gianluca Carmosino |