Introduzione di Laura Dal Pra
Direttore del Castello del Buonconsiglio Monumenti e collezioni provinciali
Dopo quanto era stato progettato, studiato e quindi pubblicato da tanti studiosi nel ponderoso catalogo della mostra I Madruzzo e l’Europa. 1539-1658. I principe vescovi di Trento tra Papato e Impero, nel 1993, poco a quel tempo sembrava vi fosse rimasto da scoprire e rimettere sotto la lente di ingrandimento, sebbene l’argomento principe del presente volume fosse stato trattato in poche ma dense pagine.
Una piacevole smentita viene proprio dall’autrice di tale nuova impresa, agevolata dal Comune di Soriano nel Cimino con un’azione illuminata nella quale non è frequente imbattersi. La sua indagine, incentrata su un argomento specifico ma condotta con metodologia applicata sui più vari aspetti posti dalla multiforme attività del cardinale Cristoforo Madruzzo, è infatti premiata dalle tante risposte fornite e dall’individuazione di ulteriori piste di ricerca, travalicando di molto il compito iniziale e portando in luce tasselli di segno “madruzziano” che dovranno essere d’ora in poi tenuti in debito conto anche dagli studiosi della sua terra d’origine.
Ben ricordo ancora la curiosità che tra i membri del comitato scientifico della mostra citata avevano suscitato le notizie sulla Villa di Papacqua, sottolineate nella loro importanza da Luigi Spezzaferro, cogliendo forse per la prima volta quanto la dimensione dell’avventura umana di un altissimo prelato di natali trentini lo avesse portato ben oltre i confini della sua diocesi, introdotto presso le più potenti schiatte del tempo con un autorevolezza che gli veniva dal temperato carattere, apprezzato dai contemporanei, dagli studi di diritto condotti a Padova, e dalla sua familiarità con l’imperatore Asburgo, che se ne serviva nei delicati compiti diplomatici con il Papato. In tale contesto la Villa di Papacqua è episodio architettonico ed artistico nato sotto l’egida di un trentino ma ben lontano dal Trentino, pienamente in linea con quanto allora dettava il gusto edificatorio delle grandi famiglie romane e delle più alte gerarchie ecclesiastiche che convergevano verso la corte pontificia, ma modulata secondo il preciso intento di un’ospitale dimora per gli otia del proprietario e dei suoi ospiti, modestamente e classicamente definita “spelonca”.
Intorno ad esso e alle sue forme si fanno più precise le ipotesi sulle figure responsabili di progetti e di realizzazioni, magari all’interno di quella cerchia di artisti di cui il Madruzzo aveva avuto modo di servirsi nelle fabbriche trentine oppure di conoscere nei tanti luoghi da lui frequentati ed aiutare nella loro carriera, complice il suo costante apprezzamento verso tutte le arti. Certo invece è che con la sua figura di grande e colto prelato la terra trentina poté ancora una volta avvalersi di un travaso di modelli e aggiornamenti culturali così come già era accaduto con il suo illustre predecessore, il cardinale Bernardo Cles, costruttore del Magno Palazzo al Castello del Buonconsiglio, splendido esempio del rinascimento italiano in una terra posta ai confini settentrionali della penisola. Ed è ancora durante gli anni di governo del Madruzzo quale principe vescovo tridentino e cardinale, non va dimenticato, che decine e decine di alti prelati si riunirono nella sua amata città con l’impegno di rivedere la plurisecolare architettura della Chiesa ed emendarla da quanto era esposto troppo facilmente alle critiche dei protestanti: era il tempo del Concilio di Trento, apertosi, dopo innumerevoli intoppi, il 15 dicembre 1545 e chiusosi il 4 dicembre 1563. Da quel momento in poi la Chiesa si sarebbe avviata su una strada che avrebbe portato cruciali cambiamenti nella societas cristiana e nello stesso modello di comportamento delle più alte gerarchie ecclesiastiche, iniziando un tragitto che progressivamente si sarebbe differenziato dalle colte figure cardinalizie esemplate da Cristoforo Madruzzo e avrebbe portato ad esiti irreversibilmente trasformati fin dalle loro fondamenta.
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