Nota introduttiva di Luigi Corvaja
La tesi qui presentata costituisce uno dei momenti fondamentali delle attività di ricerca e di studio svolte nell'ambito delle discipline dell'Area della Rappresentazione del Corso di Laurea Specialistica Quinquennale in Architettura UE della Prima Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” dell'Università degli Studi di Roma “LA SAPIENZA”, attività che, talvolta, sfociano in lavori elaborati a conclusione del ciclo di studi dello studente e che si rivelano particolarmente interessanti anche per il carattere propositivo che essi assumono.
Lo studio, infatti, ha lo scopo, innanzi tutto, di documentare attraverso immagini del repertorio storico-iconografico e con operazioni di rilevamento diretto e strumentale, oltrechè con riprese fotografiche, videografiche e fotogrammetriche, alcune architetture del cosiddetto “patrimonio architettonico minore” del territorio laziale, molte delle quali si trovano oggi in uno stato di totale abbandono e di degrado.
Alla base di questo interesse stanno alcune considerazioni.
Le problematiche della conservazione e del riutilizzo del patrimonio architettonico non possono prescindere da quello più generale della valorizzazione e della fruizione di un ambiente e di un territorio.
Una migliore conservazione ed una nuova proposta d'uso possono comportare un aumento della appetibilità turistica del bene e favorire l'inserimento delle preesistenze storiche in un sistema di riequilibri conoscitivi ed economici di una zona e di una comunità.
Molto spesso le strutture, le forme, l'ubicazione dei manufatti e dei centri abitati sono chiavi fondamentali di lettura del passato e le correlazioni ed il distacco con la vita presente possono indicare il permanere o il degrado di certi valori.
Nell'area di interesse si trovano alcuni manufatti, veri beni architettonici e culturali, che testimoniano un passato ricco e complesso, spesso in luoghi isolati, luoghi straordinari dove è presente e palpabile quello che comunemente viene definito il “genius loci”.
Diviene certamente degno di essere salvaguardato, ed anche (ri)utilizzato, quel bene che nel tempo ha contribuito a caratterizzare un certo irripetibile ambiente, un determinato paesaggio fisico e umano, con tutti i suoi coinvolgimenti di carattere artistico, letterario, tecnico, economico e ambientale.
Oggetti, insediamenti, paesaggi, colture, memorie del passato, sono il “bene culturale” di un territorio. Sono “il bello” del territorio, considerando l'idea di “bello” non limitativa ed astratta, ma sintesi di una più complessa valutazione, dove sono comprese non solo testimonianze di espressioni estetiche ma di memorie di popoli e di culture.
Il lavoro di Italia Vinciguerra affronta tutte queste problematiche e con molta discrezione cerca di proporre soluzioni per questo sito interessante e suggestivo del Comune di Ronciglione in cui è collocata l'antica chiesa di S. Eusebio, nell'ambito di un recupero più completo e complesso per la valorizzazione della Valle del Rio Vicano.
È una proposta progettuale concreta scaturita da una profonda conoscenza dei luoghi, ma anche, certamente, dettata da una grande capacità, sensibilità ed amore per gli stessi.