Premessa
di Elisabetta De Minicis
Il volume accoglie una serie di ricerche che sono state condotte, negli ultimi anni, nel territorio del comune di Vasanello a partire dalla Tesi triennale di Giancarlo Pastura sull'insediamento di Palazzolo, discussa nel 2007, fino alle più recenti ricerche sui due luoghi di culto (la chiesa di S. Silvestro e la “Cella di Santa Rosa”) e sull'insediamento rupestre di Aliano, degli anni 2010 e 2011.
Si inaugura così una nuova Collana dal titolo “Archeologia Città Territorio” che nasce per ospitare quelle ricerche che mettono in stretto contatto l'archeologia, intesa nel suo più ampio significato metodologico e diacronico, con lo studio di un territorio o di una città, attraverso la sperimentazione di nuove tecnologie o la creazione di nuovi ambiti di interesse; si darà così spazio a studi inediti, spesso frutto di tesi di laurea o di progetti legati alla ricerca universitaria.
L'attenzione è stata focalizzata, in questo primo volume, sullo studio del territorio che gravita intorno a Vasanello, centro dove sono state avviate ricerche che hanno fornito una serie di importanti dati, in corso di elaborazione, sia sulle strutture monumentali conservate in alzato che sul sottosuolo, mai indagato finora in maniera scientifica e approfondita, che saranno oggetto di una prossima pubblicazione.
Con queste indagini si è voluto, intanto, mettere in evidenza, attraverso un approccio analitico puntuale e seguendo una metodologia sperimentata negli ultimi decenni, la condizione privilegiata che si è andata stabilendo, in questo territorio, tra la morfologia del suolo e la presenza dell'uomo, che fin dalle origini ha saputo sfruttarne le proprietà.
Nell'affrontare uno studio territoriale ci si avvale, oggi, dell' archeologia dei paesaggi, includendo nel bagaglio delle conoscenze che riguardano un territorio anche gli aspetti ambientali che lo caratterizzano con un particolare riguardo alla conformazione del suolo ed alle attività produttive che hanno plasmato la terra nel corso del tempo; non è più possibile, quindi, considerare la realtà rupestre come un aspetto che interessa solo un piccolo gruppo di specialisti.
Nello stretto rapporto che esiste tra uomo e ambiente, le caratteristiche del suolo hanno sempre rappresentato una risorsa di fondamentale importanza per lo sviluppo della realtà insediativa e dell'economia ad essa collegata.
Il primo elemento naturale che ha condizionato le scelte insediative, susseguitesi nel territorio di Vasanello, è certamente l'argilla, a cui si lega una ricca produzione ceramica, assai ben documentata e universalmente conosciuta nel I sec. a.C (fornaci che hanno restituito una produzione di “terra sigillata italica”), ed un fiorente commercio, attivato attraverso la via Amerina ed il vicino porto fluviale di Seripola.
La qualità delle argille vasanellesi ha contribuito ad incrementare l'economia dell'area anche in età moderna, come testimoniano alcuni editti dello Statuto cittadino, emanati da Giulio Della Rovere alla metà del cinquecento, dove si fa riferimento all'arte di “de vasi” o “di far pignatte” ancora praticata fino agli anni sessanta del novecento.
Altrettanto importante ci sembra un secondo aspetto, diffuso in questi luoghi, che consiste nella capacità di modellare la pietra , attraverso un minuzioso e millenario “modo di costruire in negativo”. Questo dato è comune, in forme diverse, a tutto l'alto Lazio, ma la presenza di una realtà rupestre, che si era già ben manifestata nelle necropoli etrusche con un altissimo livello costruttivo, è stata per molto tempo trascurata dagli studi topografici, ed in modo particolare per il periodo medievale.
La pietra lavica, nelle sue innumerevoli varianti, ha permesso la realizzazione, in questo territorio della Tuscia meridionale, di complesse attività che si possono seguire, in maniera diacronica, fino ai nostri giorni. Queste vanno dalla creazione di “porzioni di strade” tagliate nel banco, alla creazione di aggregati di abitazioni, a volte su più livelli, o di semplici attività produttive, ma non mancano luoghi dedicati alla sacralità ed alla devozione, alla solitudine eremitica e, naturalmente, come si è già detto, alle pratiche funerarie.
E' dunque una ricca realtà rupestre quella che caratterizza prevalentemente il territorio che corrisponde ai limiti comunali di Vasanello, attraversato da un'importante asse stradale, la via Amerina, che fu per lungo tempo, nel corso del medioevo, un elemento imprescindibile nello sviluppo economico dell'area, a garanzia di una trasmissione di saperi e di colture con le aree del nord anche nei momenti in cui il territorio della Tuscia si è trovato serrato tra le mire espansionistiche dei popoli germanici e l'assidua resistenza della Città Eterna.
Sempre sotto l'egida romana il territorio di Vasanello compare, nei secoli dell'alto medioevo, per lo più di pertinenza dei grandi monasteri romani e, sebbene nell'organizzazione territoriale che segue il generale processo d'incastellamento della zona si percepisca una certa autonomia di azione da parte dei poteri locali nei confronti dell'autorità papale, nel XIII secolo è la Chiesa di Roma che esercita un controllo diretto sulla maggior parte dei castelli di sua pertinenza.
Vasanello ed il suo territorio appare, nel medioevo, sempre in stretto contatto con la città e diocesi di Orte, a cui appartiene, e numerose sono gli atti redatti, soprattutto a partire dal XIV secolo, da notai ortani dove è testimoniata la presenza di abitanti di Orte nelle questioni, ad esempio, che riguardano Palazzolo, fino ad arrivare agli inizi del quattrocento quando l'intero territorio sembra ricadere sotto la giurisdizione del suo comune. La posizione della città di Orte, sul fiume Tevere e a controllo del ponte che lo attraversava con la via Amerina, ha sempre rappresentato un importante punto di riferimento anche per il territorio circostante ed il vicino centro di Vasanello; il porto fluviale garantiva, inoltre, un collegamento diretto con Roma, non alternativo alle vie di terra (Amerina e Flaminia), densamente frequentate anche in età medievale, ma, soprattutto per le merci, una via più economica e sicura.
E'soprattutto all'insediamento abbandonato di Palazzolo che si rivolge l'analisi dettagliata che Giancarlo Pastura ha condotto negli ultimi anni, mettendo in evidenza quegli elementi che hanno segnato la storia dell'abitato fortemente caratterizzato dalla presenza di strutture rupestri; lo studio delle preesistenze, la ricostruzione delle fasi abitative, l'individuazione di un sistema fortificato ben articolato ed efficiente nella piena età medievale, il riconoscimento di una importante via di scorrimento non secondario, come alternativa al tratto della via Amerina che da Vasanello conduceva verso il porto di Seripola, sono elementi di assoluta novità nel panorama delle ricerche che fino ad oggi hanno interessato questa zona e che fanno di questo volume un punto di riferimento importante per future indagini.
Nell'ambito della realtà rupestre che caratterizza il territorio vasanellese si è voluto attirare l'attenzione su alcune emergenze, come la cosiddetta “Cella di Santa Rosa” che sulla base di una precisa analisi strutturale sembra aver avuto anche una valenza eremitica oltre che ecclesiastica, e la “Cappella di S.Silvestro”, una vera e propria chiesa, in parte edificata in muratura, che mostra diverse fasi costruttive svelando una progressiva e sempre più importante funzione cultuale, riferimento di un'area che rivela una lunga realtà insediativa già segnalata nella Carta Archeologica della zona. Infine, le ricognizioni effettuate ai limiti del territorio comunale di Vasanello in direzione di Gallese, hanno messo in evidenza la presenza di un vero e proprio insediamento rupestre, attestato come castrum nelle fonti di XII secolo, legato ad una chiesa, già nota e indicata con il toponimo di “ Casale S.Bruna”. In realtà l'analisi della viabilità e del rapporto esistente tra il reticolo delle strade che attraversano l'area e le infrastrutture ancora presenti sul luogo, lo studio della muratura della chiesa, intitolata a S.Maria, dei lacerti murari della fortificazione del castrum, ancora in parte visibile sul sito, e delle abitazioni rupestri, numerose e di diverse tipologie, permette di evidenziare una presenza abitativa in questo sito che parte almeno dall'altomedioevo.
Ci è sembrato doveroso, quindi, senza avere la presunzione di ritenere conclusa la ricerca, presentare il risultato di queste prime indagini che hanno portato tante nuove osservazioni su questo territorio ricco di emergenze archeologiche, sulle quali si auspica di stimolare una sempre maggior conoscenza e valorizzazione. |