Davide Ghaleb Editore


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VEDUTE DI CORCHIANO
François Marius Granet, Maximilien De Meuron, Ernst Fries e gli altri
Maria Cristina Sciardiglia

Recensione
Maria Assunta Sorrentino, docente in Lettere e Filosofia presso l'Università di Tor Vergata e  Università Luiss di Roma, collection manager presso le Gallerie nazionali  di Arte Antica di Palazzo Barberini e Palazzo Corsini

Come l'autrice racconta nella prefazione tutto è nato dalla scoperta casuale di un’opera di François Marius Granet conservata al Louvre che raffigura uno scorcio del paese natio, la Porta Vecchia del borgo di Corchiano. E da qui è scoccata in lei una sorta di folgorazione che l’ha portata ad indagare in primis sull’artista Granet, ma anche sul rapporto del territorio corchianese con l’arte, in termini più generali.
Maria Cristina non ha mai fatto segreto di essere un avvocato e di non essere una storica dell’arte, ma nella sua incursione nel mondo dell’arte altro non ha fatto che indagare come un vero ricercatore del settore, mutuando la metodologia della scienza giuridica in quella storica-artistica, utilizzando la logica giurisprudenziale come strumento di analisi ed elaborazione, cercando prove e documenti, immagini e luoghi, volti e relazioni, date e confronti, come se si trovasse ad elaborare un complesso di norme articolate in un sistema di principi.
E dobbiamo dire che la grammatica del pensiero giuridico ha funzionato, anche perché non va dimenticato, come dice il filosofo del diritto Francesco Viola: La scienza giuridica è un prodotto storico.
È su questo terreno quindi che la logica del diritto ha germinato, restituendoci un raccolto artistico florido e rigoglioso.
Partendo da Granet, l’artista francese che Maria Cristina ama di più in assoluto e con esuberante entusiasmo, l’autrice ha aperto le sue ricerche sul fronte bibliografico, cercando testi in tutta Europa e da lì ha inseguito le opere dell’artista conservate sia in Istituzioni e musei che in collezioni private, riuscendo non soltanto a conoscere profondamente Granet nel suo ductus pittorico, nell’uso della tavolozza, nel segno grafico, ma ad avere lei stessa riconoscimenti presso i suoi interlocutori internazionali.
Così Granet, l’artista eclettico più amato, che si evolve tra passaggi neoclassici, pre-romantici, romantici e quasi pre-impressionisti, grazie all’autrice è arrivato ad un corpus corchianese di opere che conta ben 15 pezzi, destinato sicuramente ad aumentare grazie allo studio capillare della studiosa.
Nelle conversazioni che abbiamo tenuto in questi mesi, ho visto come la sua crescente passione l’abbia portata ad approfondire le ricerche che da Granet si sono estese a molti altri artisti europei che sono passati, tra fine settecento e metà ottocento, per questo meraviglioso Borgo immortalandolo in schizzi, gouache, dipinti, tutte opere da vendere come souvenir o da tenersi come ricordo, comunque realizzate in ogni caso per esercitarsi artisticamente in un luogo singolare e pittoresco, evocativo e insolito, fuori dalle rotte principali del Grand Tour eppure così conosciuto all’élite artistica europea.
Sciardiglia ci dimostra quindi che Granet non è un caso, ma che Corchiano è meta ambita e secondo la logica giuridica, lo dimostra con i fatti, anzi è il caso di dire con le prove.
E se ai più, molti di questi nomi possono sembrare sconosciuti, in realtà stiamo parlando di artisti importanti, che hanno ricoperto ruoli d’eccellenza e che hanno avuto riconoscimenti accademici tra i più rilevanti, sia in Italia che nei vari paesi europei.
Solo per ricordarne alcuni cito Marius Reinaud, Maximilien de Meuron, Ernst e Bernhard Fries, e tutti sono stati a Corchiano e tutti hanno realizzato anche più di un’opera sul Borgo e le sue Forre.
Prima di lasciarvi alle parole e alle immagini che l’autrice tra poco vi farà vedere, vorrei solo fare una riflessione introspettiva, ciò che ho percepito come chiave di lettura principale di questa pubblicazione.
L’amore che M.Cristina dimostra nei confronti dell’artista Granet, al di là del dichiarato apprezzamento del suo lavoro insieme alla passione che ha messo in questa capillare ricerca, non si esauriscono nell’ambito artistico, ma vanno oltre. Rappresentano un sentimento intriso di un profondo amore per il territorio. Che Granet e tutti questi artisti abbiano amato Corchiano è quindi a mio avviso il vero motore che ha portato l’autrice in una ricerca permeata di intima gratitudine, che restituisce loro attraverso lo studio e la conoscenza, trasformandola al contempo in un sentito omaggio alla sua terra di origine. 
Anche nella monografia Granet Peintre de Rome, viene sottolineato il forte rapporto tra il pittore francese e Corchiano, cosa che testimonierebbe la sua corposa produzione di opere sul borgo. Cito l’autrice: “Corchiano rappresenta per Granet la sua scelta di libertà” dove incontrarsi con “La natura, le rovine, la luce, le ombre e l’inconsueto di un bellissimo paesaggio”.
In questo scambio continuo tra passato, presente e futuro, tra arte e territorio, Maria Cristina dichiara l’obiettivo di questo libro, ovvero sollecitare le persone - e nuovamente cito l’autrice - verso “una nuova esperienza formativa, alla ricerca di monumenti e angoli inediti del paesaggio corchianese”. E su questo concetto del quale condivido ogni parola, pone le basi questo attento e generoso lavoro di ricerca, come un ulteriore importante passo verso la valorizzazione del territorio. Un ulteriore passo in questo percorso di rinascita, perché è così che la Tuscia e Corchiano possono tornare, come è giusto che sia, ad essere un luogo conosciuto e ricercato.