A casa di Alfio è una iniziativa che intende ricordare Alfio Pannega. In scena viene portato Allora ero giovane pure io, testo teatrale di Pietro Benedetti, frutto di una ricerca ulteriore rispetto a quella che portò alla pubblicazione, nel 2010, dell'omonimo libro curato da Antonello Ricci e Alfonso Prota e pubblicato per i tipi di Davide Ghaleb Editore.
Lo spettacolo è preceduto da una presentazione affidata ad Antonello Ricci. Il coinvolgimento del pubblico, durante la performance, sarà assicurato oltre che dall'interprete anche da un poeta a braccio organettista che eseguirà musiche dal vivo.
Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano i motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974. E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina.
A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassionò vieppiù di poesia e fiorì come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza.
La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in città, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.
Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sarà fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente.
È deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti. La performance ripropone l’uso del testo già citato, frutto di un attento lavoro di ricerca sul campo e si propone come omaggio alla memoria di Alfio e di tutto quello che lo stesso ha rappresentato per Viterbo. Con lo spettacolo si intende suscitare una discussione sull’ambiente, sulla salvaguardia del territorio e sulla valenza delle tradizioni culturali radicate nel nostro territorio.
È pensato particolarmente per fruitori appartenenti alle nuove generazioni, in quanto permette di recuperare elementi di studio che non sono previsti nel normale programma come la poesia d’improvvisazione (ottava rima, terzine, quartine) o cose dimenticate che solo la tradizione orale permette di ricordare.
La proposta è quella di mettere in scena lo spettacolo nel periodo delle festività di Santa Rosa,entro il quale cade la data del compleanno di Alfio.
Luogo ideale dove allestire la performance è l'auditorium della Fondazione CARIVIT vicinissimo a Porta Faul e a quella che fu la casa di Alfio Pannega.
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