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IGNAZIO BUTTITTA (1899-1997)
Il poeta dei cantastorie di Sicilia



IGNAZIO BUTTITTA (1899 - 1997)
IL POETA DEI CANTASTORIE DI SICILIA


Recital poetico-musicale del cantastorie siciliano MAURO GERACI e della sua chitarra
con STEFANO POGELLI al mandolino, mandola, flauti e concertina

SABATO 24 GIUGNO 2017, ore 17
MUSEO DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO
Via di Porta Marchetta 2, Vetralla (Viterbo).

 

Nel ricordarlo a vent’anni dalla scomparsa, con questo recital Mauro Geraci, antropologo che a lungo ha studiato la poetica dei cantastorie siciliani fino a diventarne scrupoloso interprete e continuatore, intende proporre un itinerario tra le storie e ballate del grande poeta siciliano Ignazio Buttitta (1899-1997), espressamente destinate alle voci, alle chitarre, allo stile comunicativo dei pueti-cantastori.
Pagine di Buttitta, tra le più alte della poesia dialettale italiana quali U puzzu da morti, Lu trenu di lu suli, Portella della Ginestra, nel concerto di Geraci si alterneranno a brani strumentali riproposti in collaborazione con Stefano Pogelli, studioso, musicista e attento interprete della musica popolare italiana.

 

In uno spettacolo pensato per le piazze difficili di oggi, in cui, nonostante venga spesso erroneamente considerato figura appartenente a un passato arcaico e folkloristico, il cantastorie mostrerebbe ancora forte vitalità informativa e conoscitiva, Mauro Geraci e Stefano Pogelli inviteranno il pubblico a riflettere su drammi antichi e purtroppo ancora recrudescenti nella nostra tormentata quotidianità, dalle “questioni meridionali” all’emigrazione, dalla mafia al terrorismo, dal precariato allo sfruttamento nel lavoro e in un mondo in cui l’irrefrenabile voracità comunicativa sembra metter capo a una paradossale condizione di isolamento, di disorientamento politico, di una sensazione di assenza che ci lascia senza  parole e senza poesia.  Con toni ironici, satirici o tragici del tutto, la poesia di Ignazio Buttitta, musicata e cantata da importanti cantastorie quali Ciccio Busacca, Vito Santangelo, Rosa Balistreri, Nonò Salamone, Fortunato Sindoni, sollecita così a ripartire dai fatti per riflettere, ancora una volta, sul corso tortuoso della nostra storia, secondo un progetto poetico-musicale attraverso cui riapprezzare il piacere come il diritto di un pensiero libero e costruttivo, in una dimensione di piazza che, al di là dei limiti architettonici, si allarga a rappresentare lo spazio democratico per antonomasia, luogo aperto di riflessioni, espressioni, denunce e di scuola.

IGNAZIO BUTTITTA è annoverato tra i massimi poeti dialettali italiani. Nato a Bagheria (Palermo) nel 1899 e lì scomparso nel 1997, nel ’22 è tra i fondatori del circolo Filippo Turati e del settimanale «La povera gente». Arrestato dai fascisti per l’intensa partecipazione al movimento partigiano di liberazione, in Lombardia frequenta assiduamente Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo che, coi disegni di Renato Guttuso, tradurrà nel ’54 Lu pani si chiama pani, una delle sue prime sillogi. Autore di raccolte poetiche quali La peddi nova (1963), Io faccio il poeta (1972), Il poeta in piazza (1974) tradotte in tutte le lingue con note di Sciascia, Levi, Pasolini, Leydi, Zavattini, Buttitta denuncia la miseria delle masse popolari, degli emigranti, l’oppressione latifondista, la mafia, secondo una concezione realista, sociale, rivoluzionaria della poesia che s’accosta ai modelli sperimentati da Majakovskij, Eluard e Neruda.

MAURO GERACI, Professore associato di Etnologia presso l’Università degli Studi di Messina, è autore dei volumi Le ragioni dei cantastorie. Poesia e realtà nella cultura popolare del Sud (1997), primo studio sistematico sulle prospettive poetiche e conoscitive dei poeti-cantastorie siciliani di cui è anche attento continuatore e interprete, e de Il silenzio svelato. Rappresentazioni dell’assenza nella poesia popolare in Sicilia (2002). Da diversi anni ha rivolto il suo interesse antropologico all’Albania, dove la letteratura e la canzone narrativa giocano un ruolo centrale nella ridefinizione della memoria storica del Paese in rapporto alle più recenti trasformazioni politico-sociali. Da qui il suo recente studio Prometeo in Albania. Passaggi letterari e politici di un paese balcanico (2014) e la cura dell’autobiografia di Musine Kokalari, La mia vita universitaria. Memorie di una scrittrice albanese nella Roma fascista. 1937-1941 (2016).

STEFANO POGELLI, pluristrumentista, dopo aver studiato oboe al Conservatorio di Santa Cecilia, si occupa da diversi anni di musica antica e tradizionale. Ha insegnato per trenta anni alla Scuola di Musica di Testaccio di Roma, della quale è uno dei fondatori, e ha tenuto corsi presso numerose altre scuole e università (Società del flauto dolce, Accademia della critica, Università del Salento). Collabora stabilmente con la rivista Classic Rock, ha pubblicato un saggio sulla musica celtica per l’editore Castelvecchi e lavora attualmente come traduttore di saggi sulla storia del rock per Stampa Alternativa (Keith Emerson, Yes, Beatles). Lavora dal 1986 come programmista regista per Radio Rai. Attualmente cura il recupero e il restauro dei documenti storici dell’archivio della Radio.