Duemila anni di storia, una città romana ancora tutta da scoprire, una chiesa del X secolo con due dipinti murali di Masaccio e altri affreschi sepolti da una lieve patina di bianco, una campagna ricca di prodotti agricoli, un’offerta turistica di qualità e tanto altro; insomma, un vero e proprio patrimonio di ricchezze storiche, artistiche, archeologiche, agricole e ambientali. Tutto questo è Foro Cassio, una piccola località nel comune di Vetralla alle pendici del bosco di Montefogliano (oltre 1000 ettari di verde), a pochi passi da Viterbo e a una settantina di chilometri da Roma. Appena si attraversa la sua campagna, si inizia a respirare storia, quella con la S maiuscola. A cominciare dalla chiesa di Santa Maria in Forcassi; un complesso architettonico risalente al X secolo e per quasi un millennio gestito dal Sovrano Militare Ordine di Malta. Prima, nel XII secolo, come ospedale per i pellegrini, poi come luogo di culto e, infine, a partire dal XVII secolo, in veste di centrale amministrativa territoriale della Commenda di Santa Maria in Carbonara di Viterbo. Fino al 1807, quando le truppe napoleoniche occuparono lo Stato Pontificio trasformandolo per un breve periodo in un dipartimento dell’Impero Francese con Vetralla capoluogo del cantone dei Cimini. Da quel momento la chiesa passò in mani private andando incontro ad un degrado che, pur non riducendola a un cumulo di macerie, ciononostante l’ha lasciata in uno stato tale da far presagire, qualora non si procedesse al suo recupero, a un presumibile collasso strutturale.
Tuttavia, a proposito di recupero, l’impegno dell’amministrazione comunale vetrallese ha da poco aperto un importante spiraglio di salvezza riuscendo ad ottenere dalla Regione Lazio un finanziamento di un milione di euro per il restauro dell’intera struttura. “Un risultato fondamentale - ha commentato l’assessore alla cultura di Vetralla, Luca Mancini - che dobbiamo saper valorizzare al meglio sia per ridare alla chiesa il prestigio culturale e la centralità turistica che merita, sia per trasformarla in un’occasione di sviluppo economico per tutto il territorio
di Vetralla”. Basti inoltre pensare che all’interno di Santa Maria in Forcassi, probabilmente costruita sui resti di un impianto termale d’epoca romana, ci sono due dipinti murali - Madonna in Trono con Bambino e Crocifissione - attribuiti da Enrico Guidoni, docente di storia dell’arte dell’Università La Sapienza, a Masaccio ovvero, e in questo caso l’attribuzione è del critico d’arte Paolo Antinucci, alla scuola di Lorenzo da Viterbo. E sono ancora molti i dipinti e gli affreschi presenti al suo interno:
da un ritratto di Innocenzo III a scene di Santi fino alla raffigurazione dei Dodici Apostoli. Opere che vanno dal XIV al XVII secolo. Tutte di straordinaria bellezza, a testimonianza del fatto che si tratta di un sito di grande interesse storico-artistico. Un sito che ha rappresentato per secoli uno snodo fondamentale lungo la Via Francigena, vero e proprio volano di sviluppo per il turismo, nonché un’opportunità irripetibile per la valorizzazione culturale, ambientale e agroalimentare dell’alto Lazio, così come l’hanno definita gli assessori regionali all’agricoltura, Daniela Valentini, e alla cultura, Giulia Rodano, promotrice, quest’ultima, di un finanziamento di un milione di euro destinati proprio ad nterventi in favore della Francigena. Ma Foro Cassio è importante anche perché, nel suo sottosuolo - e prova evidente ne è il terrapieno sul lato sud della chiesa - si nasconde una vera e propria città d’epoca romana, come ci ha raccontato la professoressa Elisabetta De Minicis, docente di archeologia medioevale all’Università della Tuscia e responsabile del Museo della Città e del Territorio di Vetralla che, assieme alla casa Editrice Davide Ghaleb, ha svolto un importantissimo ruolo di ricerca storico-artistica sul territorio vetrallese. “Da prospezioni georadar effettuate dalla British School at Rome - ha sottolineato la De Minicis - emergono dal sottosuolo di Foro Cassio importanti attestazioni monumentali come criptoportici di ville, servizi e infrastrutture, impianti termali, ville e, con molta probabilità, un teatro. Reperti archeologici risalenti tra il IV secolo a.C. e il II d.C.”. Tutti testimoniati già nel 1648 da Luigi Serafini che, nella pubblicazione Vetralla antica cognominata il Foro di Cassio, scriveva: “in questo circuito altro non puoi scorgere, che vestigie d’habitationi dirupate, torrioni di fabrica massiccia, e saracinesche fatte con arte di incredibil meraviglia; vi sono strade lastricate con pietre di gran lavoro…vi si ritrovano medaglie d’argento, e di metallo con l’imagine di Spurio Cassio…et infinito numero di variati marmori, ne quali vi sono incise lettere…quivi si ritrovano lucerne di creta…vittìne ripiene di cenere…teste de Leoni di marmoro…Non hanno mai cessato i padroni di quelle terre far rivoltare sottosopra ogni cosa o’ per curiosità, o’ per altri rispetti si come ha fatto poch’anni sono il Signor Marco Cianfana nella sua vigna nella quale hà trovate colonne di marmoro, sepolture, una sala grande tutta lastricata di varij marmi, vasche intonicate, e depinte, bagni, e massicci torrioni”. Una ricchezza unica, tutta da scoprire e che si può perfettamente integrare con le risorse agricole e l’offerta turistica del luogo che vanta già un Bed and Breakfast (Forum Cassii) e un’innovativa azienda agrituristica, progettata e gestita da due giovani imprenditori, Gioacchino Sansoni e Antonella Cau. “La nostra azienda - ci ha infatti detto Antonella dell’agriturismo biologico Podere La Branda - produce con metodi biologici grano, olio extra-vergine di oliva, nocciole, patate, frutta e ortaggi freschi, trasformandoli poi, all’interno di un apposito laboratorio artigianale, in passata rustica di pomodoro, salse, confetture e tanto altro ancora. Assieme poi ad un punto vendita dei prodotti, disponiamo anche di una cantina dove facciamo degustazioni guidate di vini locali e organizziamo stages di cucina tipica e di alta gastronomia”. Bene, questo è Foro Cassio: storia, arte, cultura, archeologia, agricoltura, qualità e filiera corta. Il tutto in un’ottica multifunzionale. |