Il Narratore di Comunità è un artigiano delle storie e dei paesaggi locali, questi ultimi intesi – sulla scorta della suggestione zanzottiana – come luoghi che raddensano in sé tutte le storie di coloro che li hanno vissuti, che li hanno esperiti in qualche modo, che li hanno raccontati, che li hanno attraversati. Storie che dopo averle ascoltate e documentate, e poi trasformate, egli rimette in circolazione. Il Narratore di Comunità si comporta un po’ come quel bricoleur di cui parla Lévi-Strauss, il quale solitamente si trova ad avere tra le mani oggetti (nel caso nostro: storie, narrazioni) che ha incontrato sul campo, che gli sono stati consegnati, e che per certi versi possiedono già un loro significato (l’antropologo francese parla di «blocchi di significato preformati»); “oggetti” che sottopone ad un (rispettoso) processo di manipolazione fino a renderli idonei al tipo di lavoro che egli sta portando a compimento (nel nostro caso, per esempio, la stesura di un copione, dello story-board di un film, il progetto di una esposizione temporanea...).

Marco D’Aureli