Presentazione
Marco D'Aureli
La collana Banda del racconto accoglie volumi frutto dell'applicazione di una ben rodata metodica di individuazione, documentazione, trasformazione e pubblica restituzione di storie. Storie di vita, storie di lavoro, storie di luoghi. Storie contemporanee, in genere, ma anche storie e racconti che dialogano con il passato, coi ricordi, con le testimonianze. E d'altra parte chi conosce e segue la collana, giunta con questa nuova uscita ai XX titoli, ha imparato bene la lezione: le storie, anche quelle del passato, sono sempre contemporanee. Lo sono perché contemporaneo è l'impulso a raccontare, a ripescare dalla memoria fatti, avvenimenti, e a metterli in fila per condividerli, qui ed ora.
Il presente volume a firma Alberto Saiu mi fa venire alla mente quanto dalle serie televisive americane abbiamo imparato a definire cold-cases. Mi sono chiesto, a freddo, come mai durante la lettura mi sia venuto in mente questo accostamento con un modo di raccontare storie tipico del linguaggio audiovisivo. Forse perché il registro discorsivo dominante è di tipo visuale (anche quando le pagine sono piene di parole esse si riferiscono a edifici, piazze, spazi, volumi). O forse è l'organizzazione dei documenti in “quadri”, in sequenze, a generare tale impressione.
Il libro verte attorno ad un fatto di cronaca risalente a oltre un secolo fa. Una sciagura come se ne sentono tante, siano esse generate – in modo diretto o indiretto – dall'uomo o dalla natura. Una frana, causata da dissesto idro-geologico (altro lascito della TV, questa volta quella degli esperti), che trascina via con sé case e vite, luoghi e storie. Rimane un toponimo. Case sbracate. Un toponimo e una zona grigia della memoria e dell'urbanistica. Per ricostruire la vicenda, per dare nomi alle vittime dei crolli, per localizzare gli edifici venuti giù, Saiu sperimenta una triangolazione di fonti di diversa natura: racconti, articoli di giornali, estratti catastali, certificati anagrafici. Nello spazio del volume, tra una sezione e l'altra, prende forma una di quelle pareti tappezzate di foto, lacerti di pagine di quotidiano, tabelle – il tutto connesso da linee rosse tracciate dall'investigatore di turno – con le quali abbiamo imparato ad avere dimestichezza e a decifrare grazie alle serie poliziesche. Questa immagine rende bene idea del lavoro svolto da Saiu, che nelle pagine di E case sbracate cerca di incrociare indizi, prove, frammenti e mettere in connessione e dialogo frammenti di storie. Il tutto confluisce in una promessa di libro: una giudiziosa messa in sicurezza di dati, fonti, immagini, un tentativo di raccogliere materiale e fissare memoria. Un ricco e succoso giacimento dal quale attingere per una ricostruzione storiografica più articolata della storia – urbanistica e non solo – di Ronciglione.
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