Presentazione di
Giovanni D'Alfonso
(Presidente Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà, affiliata alla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari)
Lettera aperta alle lettrici e ai lettori
“Percorsi autobiografici al tempo del coronavirus” e il diario di quarantena di Francesco
Gentili amiche e cari amici, Francesco Mancuso mi ha chiesto di scrivere una presentazione al suo diario di quarantena. Ci siamo conosciuti circa venti anni fa in un convegno promosso dalla Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari. Ricordo poco o nulla del convegno ma ricordo bene il viaggio in macchina, trascorso a parlare e sognare progetti di formazione e di ricerca autobiografica. Lui aveva alle spalle un’importante esperienza di dirigente sindacale e di formatore.
Io, invece, ero all’inizio del mio percorso formativo e mi ero impegnato con tutto me stesso nel progetto Il paesaggio umano e la memoria che l’Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà aveva cominciato a sviluppare in collaborazione con la Biblioteca Mozart, unica biblioteca del Municipio che insiste sulla Tiburtina. Nel corso degli anni Francesco non ha fatto mai mancare all’Associazione il suo generoso contributo nei percorsi di ricerca (auto)biografica che l’Associazione ha promosso. Ricordo, con particolare emozione, il progetto Alla ricerca delle ceneri di Pasolini realizzato nel 2010 nella Biblioteca Vaccheria Nardi, appena inaugurata, è stato un viaggio straordinario.
Da allora il nostro legame con la Libera Università dell’Autobiografia si è fatto più stretto e anche il rapporto con la Biblioteca Vaccheria Nardi si è ulteriormente arricchito, soprattutto nell’ultimo anno. Poi è arrivata la pandemia di coronavirus, quest’entità invisibile e misteriosa che è stata come un terremoto. Quando cominciò siamo stati costretti a sospendere una conferenza sull’arte di Maria Lai, curiosa e geniale artista di Ulassai, a cui Paola Piras e io avevamo tanto lavorato. Giorni complicati. Mi è venuto da pensare che l’essere costretti a stare chiusi in casa riducendo al minimo indispensabile gli incontri con gli altri avrebbe incrementato la solitudine, la paura, l’angoscia, innescando tensioni e situazioni conflittuali spiacevoli, allora ho cercato di sfruttare questa nuova condizione di vita per creare delle opportunità inaspettate attraverso la scrittura di sé e la condivisione.
Sono partito da un’osservazione di Marcel Proust, ... il vero viaggio non consiste nello scoprire nuove terre ma nel guardarle con nuovi occhi… Mi è capitato di leggerla in questi giorni sulla t-shirt indossata da una signora, in quel momento ho sentito che poteva prendere forma un singolare laboratorio autobiografico attraverso persone che avrebbero potuto condividere proprie scritture sulla loro condizione, insieme a proposte di brani letterari, poesie, video, articoli, attraverso lo scambio di email.
Scrive Duccio Demetrio che spesso la scrittura aiuta ad attraversare le sofferenza, ad elaborare i lutti, accompagna e sostiene nelle svolte della vita. Ecco, una condizione come quella del lockdown ho pensato che poteva davvero diventare l’occasione per rendere quest’esperienza un’opportunità di crescita e di cambiamento.
In parallelo con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari, l’Associazione Spazio Tempo per la Solidarietà ha così costituito un gruppo epistolare di circa cinquanta persone che, attraverso la posta elettronica, ha condiviso scritture del proprio diario di quarantena. Ho pensato che non ci dovesse essere alcun obbligo, scommettendo sul fatto che coloro che non avessero scritto una riga leggendo le storie degli altri si sarebbero sentite meno sole.
Ho chiamato questo laboratorio Percorsi autobiografici al tempo del coronavirus, perché è iniziato durante la seconda settimana di quarantena concludendosi nella seconda settimana di maggio.
Ovviamente l’adesione di Francesco al laboratorio non mi ha sorpreso. Anche a distanza, io vivo a Roma e lui in un paesino vicino a Bracciano, il rapporto con Francesco e Vittoria, la sua compagna di sempre, non si è mai interrotto. Abbiamo discusso insieme del suo sogno di ricostruire le storie dei paesi in cui viveva raccogliendo le testimonianze dei loro abitanti: Bracciano, Canale Monterano, Oriolo. Sono usciti tre libri, con la partecipazione sorpresa e commossa delle comunità coinvolte. Conoscendo le loro capacità di ascolto e di empatia non avevo dubbi che queste iniziative avrebbero riscosso successo: capacità che nemmeno la dolorosa recente perdita del figlio Emiliano è riuscita ad incrinare.
L’esito del laboratorio Percorsi autobiografici al tempo del coronavirus è stato sorprendente sotto diversi aspetti e sarà necessario del tempo per elaborare il vissuto di questa esperienza. È stata prodotta un’enorme mole di scritture autobiografiche, cui vanno aggiunti brani letterari, proposte di lettura, poesie, articoli, link di video e riferimenti internet. Vorrei offrire un dato. Diciassette partecipanti hanno scritto 140 cartelle, diverse per numero e per stile, Francesco ha scritto e condiviso circa 120 cartelle, le sue quaranta giornate di quarantena.
L’associazione ha deciso di pubblicare un’antologia per raccogliere una selezione di tutte le scritture, con i riferimenti bibliografici e quant’altro possa servire a valorizzare questa esperienza di memoria, scrittura e lettura condivisa.
Caro Francesco, ho letto e riletto le tue pagine, mi ha sorpreso la tua scrittura pirotecnica, la tua immediatezza, la ricchezza degli spunti presenti. Si intrecciano tra loro passato e presente, sentimenti ed emozioni, i sogni, la vita e la morte. Attraverso queste pagine, hai compiuto, nel tuo eremo sociale di Montevirginio, un viaggio arduo e coraggioso. La tua scrittura, frizzante e malinconica, arricchita da qualche innesto siculo e qualche incursione metasemantica, fa incontrare e conoscere al lettore innumerevoli persone e situazioni: i compagni della Cgil, Emiliano, Vittoria, Alessio, i nipoti, tua nuora, tua sorella, tuo fratello, le pulizie di casa e il cucinare, le talpe dei tuoi cunicoli, gli animali della campagna dove vivi, la casa, i libri, l’orto, il prato e gli alberi (ah! quel noce mattutino!), le lezioni di astronomia e filosofia con lo smartphone ai tuoi nipoti, le parole d’italiano con Rashida.
Alla fine riesci addirittura a riconoscere dei meriti anche al coronavirus, trasformandolo in una sorta di Virgilio dantesco: (…) il Grande Burlone mi ha fatto visitare luoghi inconosciuti di me medesimo che ho potuto raccontare, anzi solo scrivere e a persone lontane, che è stato un aiuto enorme ma mi è mancato da morire il contraddittorio, quello che corregge e arricchisce i miei prolegomeni… l’uomo deve avere il coraggio di cambiare, altrimenti c’è il nulla, c’è solo la vacuità che è peggiore della morte… frase che mi piace ma che non so se ha qualche connessione logica con il resto, forse sì ma vallo a sapere… così, mentre queste parole scrivono di me mi è nato un desiderio e mi sono andato a “perare” con un film che adoro, Il settimo sigillo di Bergman… nel film vita e morte non sono così differenti né contrapposte come si tende a credere, sono legate, fatte quasi della stessa sostanza…
Caro Francesco, alla fine della lettura anche a me è venuto in mente un film di Bergman, “Il posto delle fragole” e ho confrontato il tuo viaggio con quello compiuto dal dottor Isak Borg: mi sono apparse rassomiglianze sorprendenti e mi sono commosso.
Vorrei concludere queste mie parole con un brano di un libro che ha orientato la mia formazione, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, di Duccio Demetrio.
(…) sapersi congedare dalla prima autobiografia e ritrovarne un’altra man mano che i giorni diminuiscono; è quella che sa prodursi strada facendo, con il gusto del giorno per giorno. Perché, per Nietzsche, l’anima di colui o colei che viaggiano verso od oltre “il meriggio della vita”, viene colta da uno strano desiderio di pace (…) non vuole nulla, non si cura di nulla, il suo cuore è fermo, solo il suo occhio vive, è una morte ad occhi aperti. Molte cose vede allora l’uomo che non aveva mai viste, e sin dove giunge il suo sguardo tutto è come intessuto da una rete di luce, quasi è sepolto in essa. Si sente felice, ma è una difficile, difficile felicità.”
Gentili amiche e cari amici, alla prossima avventura insieme.
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