Introduzione
Quando è iniziata la pandemia ho deciso, forse come autoterapia, di scrivere i miei pensieri e di catalogarli, in modo da poterci capire qualcosa della valanga di emozioni che mi hanno attanagliato la pancia e il cuore. La pancia? Sì perché, come dico io, quando provo forti emozioni mi fa “male” la pancia, in modi diversi, per la gioia, per il dolore, per una nuova conoscenza... Insomma la mia pancia si esprime in modalità diverse, a seconda di quale sia la sensazione e di solito non si sbaglia mai.
Poi un giorno qualsiasi, mentre camminavo per strada, sempre tra le nuvole, come il mio solito, ho deciso che i miei pensieri potevano essere qualcosa di bello da poter condividere con qualcuno. E chi meglio di me, un’infermiera che ha vissuto questa esperienza in prima linea, potrebbe veramente raccontarvi, in tutta la franchezza che i miei 26 anni mi concedono, diventati poi 27, cosa realmente è accaduto e accade tutt’ora nelle nostre vite quotidiane?
Non per fare la moralista o sparare giudizi a caso, ma col sincero augurio che possiate capire quanto questa esperienza abbia cambiato noi tutti e probabilmente cambierà il mondo, o più semplicemente il modo di rapportarsi in comunità, spero.
Con questo non voglio assolutamente farvi una telecronaca, tipo telegiornale, sui fatti, perché li conosciamo tutti, ma provare sinceramente a farvi entrare dentro una persona che ne sa poco più di voi, che è nata ieri e che probabilmente della vita non ne sa ancora granché. E che soprattutto la vita, in questi ultimi mesi, ha messo di fronte a sfide che non sapevo nemmeno io di essere in grado di affrontare.
Sfide che probabilmente hanno contribuito a farmi assumere responsabilità, a farmi diventare “grande”.
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