Prefazione
La storia di Giuditta è la storia di tutti noi, del nostro passato e del nostro presente, con la sperequazione e la disuguaglianza di classe.
Vieppiù, Giuditta non ha età perché la lotta per la sopravvivenza è eterna, e non ha età perché gli eroi sono eterni, e quando diventano vecchi, per noi sono antichi! Ecco Giuditta, ora querula, ora pensosa, ora animata da speranza, ora disperata. Muore, ma non muoiono le donne figlie di una terra avida e sterile, eppur feconda di pensieri autorevoli, perché è sempre autorevole la lotta, autoritaria è la pena inflitta alla sconfitta, quando è tale. Ma non è il caso di Giuditta che perde una battaglia per far vincere a noi la guerra. La terra è femmina e partorisce figli combattivi, dolenti, ma mai arresi all’asservimento. Giuditta è tra questi, e se la terra è femmina, maschio è il suo bisogno di rivendicazione.
Nel libro, il linguaggio scorrevole inframezzato da stralci in vernacolo, mostra la liricità di uno scritto descrittivo ma poetico, che trova la sua giustificazione nell’impegno umano della scrittrice, di rendere omaggio a una donna che ha saputo interpretare la storia del suo tempo pagandone il prezzo e lasciandoci in eredità il coraggio di cambiare. |