Nota dell'autore
Quando arrivai alla Cronaca di Roma del Messaggero, nell’ormai lontanissimo febbraio 1979, ebbi la fortuna di trovare come capocronista un vero e proprio maestro di giornalismo. Si chiamava Silvano Rizza. Io lavoravo nel giornalone romano ormai da sette anni. Avevo cominciato a Viterbo come collaboratore e poi ero stato mandato a farmi le ossa per un annetto a Sulmona, come capo della redazione. Bene. Dopo due o tre giorni di lavoro nello stanzone della Cronaca di via del Tritone, capii subito che dovevo ricominciare tutto daccapo. Cioè, compresi che lì c’era il vero giornalismo. Quello dei professionisti. Io, fino a quel momento, avevo fatto il dilettante.
Uno dei primi segreti che mi suggerì Silvano Rizza subito dopo il mio arrivo mi è rimasto stampato nella mente per tutti gli anni della mia professione e ancora oggi cerco di applicarlo nel migliore dei modi. “Caro Arnaldo – mi disse – nel giornalismo è già stato fatto tutto. Non si inventa niente di nuovo. E allora se tu ti guardi intorno e osservi con attenzione ciò che fanno quelli più esperti di te, vedrai che diventerai un buon giornalista. Insomma, se uno è bravo a copiare ha tutte le possibilità di crescere e di farlo in fretta”.
Aveva ragione. Così, a soli 27 anni, cominciai a “rubare il mestiere” con gli occhi e ho continuato a farlo per tutto il resto della mia carriera. Confrontarmi con quelli più bravi di me, cercare di carpirne i segreti e i metodi di lavoro, è stata la mia costante. E mi ci sono ritrovato molto bene.
Ho fatto tutta questa premessa per arrivare a dire come è nata “Avventure in famiglia”. Un esercizio di copiato. Ben riuscito? Questo sarà il lettore a dirlo, ma per me è stato divertente ed entusiasmante.
I lettori del Messaggero diversamente giovani ricorderanno che nel secolo scorso la prima pagina della Cronaca di Roma pubblicava a fondo pagina una specie di fogliettone scritto in corsivo, dal titolo “Avventure in città”. Una rubrichetta quotidiana (non ho mai capito come l’autore facesse a scriverne una al giorno, feste comandate comprese) dove, con tono umoristico, si mettevano in evidenza vizi e virtù del popolo romano, attraverso colloqui scritti rigorosamente in dialetto romanesco. Inaugurata nei primi anni ’60, la rubrica è vissuta fino al 1997 grazie alla magistrale professionalità di Giancarlo Del Re, giornalista, ma anche scrittore e sceneggiatore di fiction televisive (una su tutte: “Linda e il brigadiere” con Claudia Koll e Nino Manfredi), che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, avendo lavorato per anni nello stesso palazzo.
Ebbene, seguendo l’insegnamento di Silvano Rizza, ho avuto l’idea di copiare quella fortunata rubrica. Così “Avventure in città” è diventata “Avventure in famiglia”, con due protagonisti assoluti: Antonio e Barbara, moglie e marito, capaci di affrontare i temi di stretta attualità a modo loro, nel più classico stile nazional popolare. Confesso di essermi divertito molto a confezionare queste storielle. Spero che possa divertirsi anche il lettore. Altrimenti, come scrisse un certo Alessandro (Manzoni) al termine del suo “romanzetto”, scusatemi, non s’è fatto apposta.
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