Nota introduttiva
Viaggiatore, entronauta, musicista, poeta, illustratore, artista poliedrico e appassionato, Patrizio R. Casadei distilla l’esperienza di una vita beat (per affinità elettive) in versi sorprendenti e spiazzanti, accompagnati da tavole grafiche evocative che potrebbero definirsi bozzetti dell’anima, schizzi di consapevolezza.
Casadei snocciola i suoi versi attraverso un arco di tempo e di spazi illimitati, poichè infinito è lo Spirito e le maniere di rappresentare il nostro mondo interiore. Li snocciola come i grani di un rosario, come fossero dei mantra da cantare al mondo e al silenzio della nostra intimità. Li decanta in una preghiera laica dedicata alle visioni psichedeliche che si affollano dinanzi alla sua esistenza di esule, di vagabondo del Dharma, fuggitivo dalla banalità di un mondo ordinato e squadrato, tutto proteso verso orizzonti sconosciuti, arcobaleni dai mille colori, amori impossibili ma predestinati.Gli ossimori della vita vengono tradotti in canto senziente, illuminato, aldilà di dubbi e incertezze, tutto teso verso la meraviglia dell’ignoto e dell’insondabile.Sgorgata ed espressa sulle rive del Gange o sugli altopiani delle Sierre messicane, lungo i lucenti canali di una Venezia sospirosa o dentro il musicale quartiere francese di New Orleans, la poetica dell’autore si lascia trasportare da vortici di consapevolezza su per l’empireo visionario dello spirito, verso altezze che danno le vertigini ma consolano ed esaltano.
Le strofe si arrampicano sugli specchi lucidi di una coscienza cosmica scarnificata, ridotta all’osso da innumerevoli esperienze di viaggi allucinati che lo hanno liberato dal superfluo, dal ridondante, portandolo dritto all’essenza delle cose, al puro cuore della vita, al nocciolo della questione, al dio ineffabile che si svela solo grazie alla creatività dell’uomo. Come stelle filanti gettate su un cielo azzurro, riempiono di colori il vuoto delle nostre esistenze impigrite, sollecitandoci alla meditazione, alla contemplazione, all’estasi.Ma se cercate una scuola poetica in cui inserire Casadei, ebbene non la troverete: l’assenza di metrica, di rime, di struttura, è specchio di una libertà interiore tesa semplicemente ad esprimere sentimenti e passioni al di fuori di manierismi, mode, desiderio di omologazione in un gruppo intellettuale, in un’Accademia. La libertà è proprio uno dei segni più manifesti di questi versi sciolti, anarcoidi e pazzi, fuori da schemi e classificazioni. Ma la sua metrica interna esiste, e batte al ritmo del blues, della ballad straniante seppur dotata di un armonia sottile e pervasiva.
Si accenna in questa raccolta a personaggi della mitologia degli Huicholes, indios degli altopiani delle Sierras messicane: Kauyumari, il sacro cervo, bisnonno, padre e fratello degli uomini, il cui sacrificio dà vita a Tatewari, il fuoco, sacra luce di conoscenza; e infine Hikuri, il peyote, cactus allucinogeno che gli sciamani Huicholes masticano per ottenere le loro visioni. Messaggi per iniziati, mistiche allusioni ad un mondo esoterico sconosciuto ai molti, per pochi eletti. E le sue illustrazioni, che accompagnano i versi, anch’esse danno misura del mondo caleidoscopico (mutante sulla superficie ma fisso nell’eternità della sua essenza), che si spalanca e si offre davanti ai suoi occhi visionari e compassionevoli. Ed ecco la sua amata Varanasi, distesa sul Gange, affastellata e protesa verso l’infinito, eco lontana delle “città invisibili” di Calvino, degli spazi labirintici di Borges. E gli angeli dalle spalle larghe che, come nel cielo sopra Berlino di Wenders, sono disposti e disponibili a sostenere pietosamente i dolori del mondo.Infine il mitologico animale marino che rappresenta il suo autoritratto, creatura che sembra sgusciare fuori da un bestiario medievale, fluttuante in un brodo primordiale con le canne di un organo sul dorso, pronte ad emettere sinfonie misteriose e grandiose. Sogno o realtà, visione o constatazione, profezia o storia?
Alessandro Antonaroli |