Una volta che la nostra breve luce di esseri sarà tramontata, ci toccherà dormire un’unica interminabile notte. A differenza del sole, che torna invece a-sorgere-ancora-e-ancora, a ogni aurora. E così, da subito, riconosciamo per classica la concezione sottesa al dettato della Cicala di Renato: la vita come luce, calore, energia; la morte come ombra, malinconia-assenza, nostalgia. Non ci sorprenderanno perciò, in tal chiave, i ricorrenti – non per forza scolastici – stilemi carducciani; o certe eco di prosaiche umiltà alla Pascoli; né qualche compiacimento-allusione al D’Annunzio più panico.
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