Maria Delfina Tommasini, eclettica scrittrice che passa con talento creativo da un genere all’altro, ci regala nuove avventure del commissario Bruno Mascioli, già protagonista di due romanzi.
Ritroviamo, quindi, un personaggio burbero, a volte prepotente, bravissimo nelle indagini, con delle particolarità che lo rendono originale, come i migliori commissari della letteratura.
Eccolo Mascioli, con il suo modo di dire frequente: un cicinin, un pochettino; la mania per le scarpe lucide che contrasta con la casa disordinata; l’ossessione per il rito mattutino, puntiglioso, della preparazione del caffè; la paura di impegnarsi seriamente in una relazione sentimentale; il suo sorprendente animale da compagnia. Cominciamo da quest’ultimo.
L’amico inseparabile è Anemone, un pesciolino intelligente che, dalla sua boccia di vetro, a modo suo, gli dà consigli preziosi per risolvere i casi criminali. Le scene fra lui e Anemone sono esilaranti. Come lo sono gli incontri-scontri con il suo agente Acquafresca che lo stima, segue diligentemente i suoi ordini ma che, dentro di sé, non riesce a nascondere un sorriso per le fissazioni e le bizzarie del suo capo.
Anche il primo dei quattro racconti di questo libro parte con un rimprovero del commissario al suo subalterno che ha fatto cadere per terra la moka. Manifestando ancora una volta i suoi chiodi fissi, Mascioli sgrida Acquafresca perché ha chiesto alla moglie di lavare la macchinetta del caffè (mai usare il detersivo che disperde l’aroma!) e ha i mocassini polverosi.
Mascioli è un cane da fiuto nelle investigazioni. Osserva tutto, fotografando ogni dettaglio nella mente, registrando le proprie considerazioni e ipotesi. Il suo metodo di indagine appartiene molto più al giallo classico, in cui chi investiga utilizza soprattutto le proprie capacità intuitive, il ragionamento, l’osservazione, che ai thriller moderni in cui si ricorre soprattutto ai mezzi tecnologici.
È una scelta dell’autrice che apprezzo molto perché in questo modo a risaltare sono le capacità umane, l’acume, la lucida visione d’insieme. Mascioli fa della logica e dell’analisi dei dati disponibili, il fulcro dell’investigazione.
Tra i personaggi ricorrenti c’è anche Rosina, la padrona del forno Del sole. Lei e il commissario sono innamorati ma, stranamente, ogni volta che decidono di passare del tempo insieme, da soli, qualcosa costringe Mascioli ad allontanarsi. Perfino Anemone sembra rimproverare il suo padrone perché non conclude niente con la donna da cui è profondamente attratto. Un amore irrisolto, dunque? Non proprio, perché nell’ultimo di questi racconti ci sarà una svolta importante anche per quanto riguarda la loro relazione.
Fra i personaggi voglio anche ricordare la sovrintendente Irma Cipolla che fin dal principio soddisfa Mascioli perché ha delle scarpe impeccabili. È stata mandata ad aiutarlo per risolvere un caso e lui le augura di «trovare tutti i cicinìn giusti». E, infatti, lo aiuta, ma è anche la protagonista di uno dei tanti colpi di scena che, per una volta, confondono il brillante commissario.
Non voglio svelare nulla dei gialli che appassioneranno il lettori che amano gli enigmi, che gareggiano con l’investigatore per analizzare gli indizi e che vorrebbero arrivare, magari prima di lui, alla soluzione del caso.
Sono storie molto vicine a noi, con personaggi che ci sembra di conoscere e che si muovono in ambienti suggestivi nella terra di Tuscia, nella quale ci conduce l’occhio attento e la conoscenza profonda che l’autrice ha di quella zona e soprattutto di Viterbo.
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