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LE UVE DELLA TUSCIA
storia, arte, coltivazione
Elisabetta De Minicis, Massimo Muganu (a cura di)

 

Presentazione
dott. Alessandro Serafini
Presidente Viticoltori dei Colli Cimini Soc. Agr. soc. coop. Vignanello (VT)

Ho prodigato tutto il mio impegno affinché, anche attraverso il nostro concorso, i lavori presentati nell’incontro di studi sulla “Viti/cultura - Viti/coltura. Le uve della Tuscia. Storia, arte, coltivazione”, svoltosi a Vetralla nell’autunno del 2013 a cura dei Dipartimenti di Scienze e Tecnologie per l’Agricoltura e le Foreste (DAFNE) e di Scienze dei Beni Culturali (DISBEC) dell’Università della Tuscia, trovassero infine il loro naturale esito nella pubblicazione.
Questo per due giusti motivi: il primo, di natura strettamente personale, attiene i miei interessi di cultoredi storia ed archeologia della vite e del vino e la mia formazione professionale di storico ed archeologo non engagé; il secondo,rilevante e rispondente alle sensibilitàche un’ impresa devepossedere e alle opportunità che deve saper cogliere, quale tentativo di apprestare un argine anche culturale alla crisi della viticoltura nella nostra zona a denominazione di origineVignanello, in particolare, e nella Provincia di Viterbo più in generale.
Pertanto, riteniamo che i contributi proposti nel convegno di Vetralla qui raccolti realizzino una valida occasione di divulgazione scientifica dei valori culturali, colturali, patrimoniali ed identitarirappresentati dalla vitivinicoltura,costituendo un utile veicolo di promozione della stessa a livello locale specialmente attraverso il delineato reinserimento dei vitigni tradizionali,eredi di quella civiltà della vite e del vino la quale ha significativamente permeato la storia, l’arte e la cultura materiale della Tuscia.

 

Presentazione
Alessandro Soprani
Enologo Viticoltori dei Colli Cimini Soc. Agr. soc. coop. Vignanello (VT)

Recuperare alla produzione e alla vinificazione in purezza le uve provenienti dai vitigni locali, i quali hanno la particolarità di esprimersi prettamente nelle zone di coltivazione tradizionali, offre, senz’altro, una concreta opportunità di rilancio dell’economia vitivinicola delle nostre aree, non solo per le distintive caratteristiche organolettiche dei vini ottenuti da queste uve in alternativa alle più omologate espressioni enologiche delle principali varietà coltivate nel nostro Paese, ma anche e soprattutto per il forte legame storico e culturale che questi vitigni mantengono con il territorio di origine che ne costituisce il valore aggiunto.
È necessario però individuare quei biotipi maggiormente resistenti agli agenti parassitari e agli inquinanti atmosferici, al fine di migliorare la gestione sostenibile delle attività produttive non solo in campo, ma anche in cantina, attraverso modalità e nuove tecnologie di vinificazione che offrano comunque la possibilità di preservare le tipicità di questi vini fissandone un preciso ambito territoriale di provenienza.

 




 


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