Prefazione dell'autore F. M. Halford (Birmingham 1844 - Londra 1914)
Qualche anno fa ho chiesto ad un costruttore professionista quale fosse il sistema migliore per imparare a fare le mosche artificiali in modo da poter poi realizzare delle imitazioni di insetti naturali abbastanza buone da utilizzate come modelli. Rispose in modo molto serio e, credo, senza alcun secondo fine assicurandomi che era impossibile per un non professionista acquisire lo stato dell’arte se non prendendo delle lezioni private ad un costo decisamente elevato.
Non avendo mai creduto nella parola “impossibile”, decisi di provare ed imparare da solo. Armato con una copia del Fly Fisher’s Entomology di Ronald aperto di fronte a me e pochi, indispensabili, materiali iniziai ad addentrarmi nei misteri dell’arte.
Dopo molti tentativi ed altrettanti fallimenti riuscii ad ottenere qualcosa, sebbene lontanamente somigliante nella forma e nel colore alla Red Spinner illustrata in quell’ammirevole trattato e venni ulteriormente incoraggiato dopo aver trovato un temolo abbastanza stupido da accettare questa brutta imitazione.
Mi misi dunque seriamente al lavoro producendo una mosca dopo l’altra pur se errate nella forma e nel colore ma un poco per volta, a forza di far pratica, sono riuscito a produrre artificiali molto vicini al mio ideale fino a quando mi sono ritrovato in grado di realizzare una mosca accettabile tanto da poter essere scambiata dal pesce per un insetto naturale.
In quel periodo ho chiesto consigli ad un amico, conosciuto non da molto e che oltre ad essere uno dei migliori, se non "il" migliore pescatore a mosca secca in Inghilterra, si occupava anche di tingere, selezionare e preparare tutti i materiali nonché realizzare le mosche artificiali.
A questo amico, George Selwyn Marryat, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine per la instancabile pazienza e la più grande forma di altruismo con i quali mi ha trasmesso anche i più piccoli dettagli della sua conoscenza e della sua esperienza senza nascondermi nulla di quanto potesse aiutarmi a perfezionarmi nell’arte dell’imitazione dei vari abitanti alati del fiume.
Ben presto mi sono ritrovato con una piacevole occupazione durante i lunghi mesi invernali durante i quali la pesca non è possibile sia per le esigenze dettate dalla attiva vita cittadina sia perché il fiume viene chiuso alla pesca durante il periodo di frega della trota.
Lo scopo di questo lavoro è di provare a condividere con altri le conoscenze che ho acquisito ed evitare loro molte delle faticose delusioni che ho dovuto affrontare per via della mia ignoranza sull’argomento fatte salve quelle semplici nozioni che ho potuto apprendere attraverso un libro.
Se non dovessi raggiungere questo scopo, ti prego, caro lettore, di imputare questa mancanza alla mia difficoltà nell’esprimere con chiarezza ogni singola operazione; e se per caso fossi riuscito a stimolare il tuo desiderio di realizzare da solo le tue mosche ed a mostrarti – come spero – come arrivare a farlo, sarò ampiamente ricompensato dal tuo apprezzamento di queste pagine.
Prima di addentrarmi nell’argomento, devo portare a termine il piacevole compito di menzionare chi mi ha sostenuto ed aiutato.
Gli editori sono generalmente riluttanti ad assumersi la responsabilità di far uscire lavori di questo genere che implicano e richiedono una notevole delicatezza da diversi punti di vista.
Poche persone sono in grado di immaginare le difficoltà da superare e credo che ai miei personali ringraziamenti debbano aggiungersi anche quelli dell’intera confraternita dei pescatori da tributare a R. B. Marston, editore della Fishing Gazette che si è interessato personalmente dell’evolversi di questa avventura.
Questa azienda non solo si è impegnata economicamente fornendomi quanta più assistenza possibile ma mi ha lasciato carta bianca per quanto concerne i contatti ed i dettagli con lo stampatore, gli incisori, i coloristi, ciascuno dei quali si è adoperato per trasmettere ai lettori l’esatta visione dell’Autore. |