Davide Ghaleb Editore

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Presentazione di Margherita Eichberg

Gli scritti contenuti nel volume raccolgono gli esiti di un convegno che si è tenuto a Nepi nella sala consiliare alla fine di ottobre 2021, nel quale si sono confrontate, per esporre acquisizioni conoscitive sul territorio comunale, una serie di figure competenti nei vari campi della ricerca - archeologica, architettonica, storica e storico-artistica - su chiamata del direttore del museo civico nepesino Stefano Francocci.
Parte degli studiosi coinvolti sono stati i funzionari dell’ufficio che dirigo - la Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale - e un altro di essi, Francesco di Gennaro, è stato in passato funzionario archeologo con competenze di tutela della zona e poi dirigente ministeriale.

Indipendentemente dalle ricerche archeologiche autorizzate dal Ministero, condotte direttamente o in concessione, è il ruolo di tutela del territorio, nei vari settori archeologico, storico-artistico ed architettonico paesaggistico, che consente alle soprintendenze, intersettoriali per competenze dal 2016, un continuo aggiornamento dello stato delle conoscenze con l’istruttoria delle richieste di autorizzazione e l’esercizio della sorveglianza. Con il controllo di scavi, restauri, manutenzioni e lavori, tanti dati vengono raccolti, ed è possibile la loro messa a sistema essendo le soprintendenze da sempre depositarie delle carte. Nonostante le recenti riforme, che hanno reso più complesso il ricorso agli archivi, l’esame delle pratiche edilizie più complesse -sempre per quelle archeologiche- viene inoltre condotto con la consultazione dello “storico”. Un’attività poco gradita ai richiedenti che vorrebbero tempi ridottissimi per il riscontro, ma che ci consente di fare tesoro delle conoscenze, meglio motivare le risposte, ed anticipare eventuali sorprese, soprattutto in campo archeologico. Sfogliando le carte vecchie e le recenti, quindi, tanti nuovi dati vengono raccolti e sistematizzati, e nel convegno sono stati esposti quelli relativi al territorio nepesino.

Nei contributi degli archeologi sono stati illustrati gli elementi non visibili le cui ricerche hanno “rallentato” l’iter di lavori pubblici o privati, in città e fuori. La soprintendenza ha relazionato, in particolare, sul sistema dei siti sparsi, ed indagato il sistema viario ad esso correlato, chiave di lettura del territorio. Le relazioni di scavo fornite dalla committenza alla fine dei saggi sono tenute spesso a portata di mano se i lavori condotti rinvengono tracce di un sistema in corso di “svelamento”. Nel caso di Nepi, i frammenti di conoscenza acquisiti in questi ultimi anni, raccolti in più sedi dell’ufficio, hanno richiesto notevoli sforzi per essere messi in relazione tra loro,e sistematizzati con le cose già note, ma questo approfondimento della conoscenza che doverosamente generano le attività edilizie e la realizzazione di opere infrastrutturali, “risarcisce il pubblico”- scrive il dott. Maras - per i disagi subiti. Anche per questo è doveroso dare alle stampe le relazioni esposte e renderle di piacevole lettura, soprattutto laddove nulla di quanto rinvenuto rimane visibile.

La soprintendenza ha relazionato poi su altre modalità di esercizio dell’attività di tutela, condotte nel campo storico-artistico e architettonico.
La conoscenza del patrimonio mobile, e la registrazione dei dati nella catalogazione, è stata l’ancora di salvezza per una serie di opere d’arte, destinate ad essere spostate da un luogo sacro per seguire una comunità religiosa, detentrice delle stesse, in altra sede. In tal modo il territorio nepesino ne sarebbe stato purtroppo privato, via via impoverendosi di storia e di identità.
L’attività di catalogazione condotta nei decenni – troppo spesso dimenticata nella “narrazione” delle “gesta” del ministero - è indispensabile per difendere il patrimonio dalla perdita legata alla dispersione dei beni mobili, soggetti per loro natura, se non esplicitamente tutelati, a passare di mano in mano o a seguire i proprietari nei loro spostamenti.
Rilevante, poi, è stato l’apporto conoscitivo fornito dagli ultimi interventi di restauro di affreschi, eseguiti in somma urgenza. Non solo si sono conservate testimonianze storiche ed artistiche, ma si è dato un contributo alla datazione di alcune trasformazioni della rocca, dimostrando ancora una volta quanto sia necessario l’agire coordinato delle varie figure di tecnici ed esperti.
Indicativa, infine, dell’attività non “misurabile” dell’ufficio di tutela, è l’azione investigativa casualmente avviata sulla Madonna della Libera di cui a Nepi oggi rimane solo una mediocre copia.
Occasioni come quella del convegno nepesino sono quindi preziose anche per rendere giustizia al nostro fare quotidiano, che nel triste tempo della valutazione della “performance” viene verificato con i freddi parametri numerici degli adempimenti amministrativi, meglio raggiungibili con la superficialità delle azioni. L’ansia del risultato potrebbe fare danni incalcolabili, ma grazie alla nobile motivazione di quanti lavorano nei nostri uffici, spinti ad un impegno che va ben oltre l’orario di lavoro contrattualizzato, si riescono “miracolosamente” ad evitare.