PRESENTAZIONE DI
FEDERICO BALOCCHI (SINDACO DI SANTA FIORA) E SERENA BALDUCCI (ASSESSORE ALLA CULTURA ED ALLA PROMOZIONE AL TERRITORIO)
È sempre un piacere e un onore avere l’opportunità di formulare alcune righe di presentazione per un libro sul nostro paese. Farlo per un’importante pubblicazione di una ricerca storico-artistica sulla Pieve delle Sante Flora e Lucilla rappresenta sicuramente un onore aggiuntivo, ma anche un carico di responsabilità.
Nel circuito dei complessi religiosi santafioresi, infatti, la Pieve ha da sempre rappresentato l’edificio madre, nel quale tutta la comunità si è da sempre riconosciuta.
L’antica Pieve di Santa Fiora si è storicamente identificata come punto di incontro religioso e sociale per la comunità, ruolo che continua ad avere ancora oggi. Anche dal punto di vista urbanistico, confluiscono alla Pieve tutte le strade che collegano il terziere di Castello con quelli di Borgo e Montecatino. La sua storia è ricca e complessa e le sue vicende ci raccontano di un passato glorioso e strategico che faceva di Santa Fiora tutt’altro che una Contea di provincia.
Com’è infatti noto, Santa Fiora è stata, fin dall’XI secolo, prima uno dei centri più importanti di una vasta contea e poi capitale dell’omonima Contea (sovrana) governata dalla potente famiglia Aldobrandeschi. Tale dominio nel 1439 passa per via matrimoniale agli Sforza i quali, fin dall’inizio del dominio sulla nostra Contea, hanno sempre messo a punto un’efficace politica di immagine, dapprima con Bosio Sforza ma poi, in particolar modo, con il figlio Guido. Sarà proprio Guido l’ideatore e il committente del progetto massimo compiuto nel terziere di Castello a Santa Fiora: la realizzazione dello splendido ciclo di terrecotte invetriate ad opera di Andrea Della Robbia. La strategia politica e familiare di Bosio e Guido Sforza s’innesta in un contesto di rinascita artistico-culturale e si sviluppa ingaggiando artisti fra i migliori della scena rinascimentale (Luca e Andrea Della Robbia), puntando a risollevare le sorti e l’immagine della Contea di Santa Fiora, trasformandola nell’espressione di una raffinata casata rinascimentale.
Questo volume dunque racconta di una storia gloriosa, che la Pieve custodisce e proietta nel futuro, invitando il visitatore curioso a scoprirla e diffonderla. Un importante riferimento per studi successivi, fondamentale per la conoscenza e l’affermazione della ricchezza artistica di Santa Fiora, della quale la Pieve rappresenta la chiave fondamentale.
Il brocardo ecclesia materialis significat ecclesiam spiritualis, scritto dell’abate Suger parlando di Saint Denis a Parigi, chiesa dei re Francesi, ben si attaglia alla nostra Pieve come luogo di tutti, gente di ogni condizione e idee politiche accomunata in uno spazio di tutti: Aldobrandeschi, Sforza, cittadini di oggi e di domani.
Santa Fiora fa parte ancora oggi della Toscana meno nota, dove il visitatore si muove lento e comprende a piccoli passi. A noi amministratori, di oggi e di domani, spetta il compito di metterla al centro e di favorire un ulteriore sviluppo turistico corretto e quanto più sostenibile, che si prenda cura delle sue bellezze e le rispetti.
La presenza di robbiane nei musei più importanti del pianeta ci ricorda l’enormità del patrimonio di cui siamo custodi.
La Pieve delle Sante Flora e Lucilla dovrà, quindi, essere un’attrice protagonista di questo ambizioso progetto di promozione, attraverso una nuova opera di valorizzazione che la preservi ma che, allo stesso tempo, la proietti nel futuro rendendola un volano di sviluppo turistico-culturale sostenibile.
|