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ROMA DA SOTTO A SOPRA
Meraviglie, misteri e curiosità di Roma
Carlo Pavia


INTRODUZIONE

Nel tessuto urbanistico della Roma moderna si rispecchiano e sono ben visibili le vicende di circa tre millenni di storia. I principali colli Palatino, Aventino e Celio, senza dimenticare le pianure davanti all’Appia antica, sono disseminati di imponenti resti della civiltà romana.
Pur conservando qualche vetusto resto archeologico, il Campo Marzio vuole riflettere uno sviluppo urbanistico che va dal Rinascimento a tutto il secolo XIX.
Sui colli Quirinale, Viminale ed Esquilino, avvertiamo uno stile che si ricollega alla funzione di Capitale d’Italia assunta dopo il 1870. Anche in questi rioni tuttavia troviamo testimonianze di epoche precedenti sia nei monumenti stessi che nelle soluzioni urbanistiche.
Lo stile della Roma Papale si riflette sulla sponda opposta del Tevere, più precisamente in tutto il Rione della Città del Vaticano e nella zona gianicolense.
Così appare Roma al turista che vuole visitarla in quel poco tempo che ha a disposizione. Ci si accontenta allora di ammirare i monumenti più importanti della città trascurandone il più delle volte molti altri che, anche se meno appariscenti, potrebbero raccontare una storia ben più importante e curiosa. Non a caso i piccoli particolari sono spesso retaggio di storie affascinati e pittoresche.
I monumenti più visitati sono naturalmente i Fori Imperiali e le antiche vestigia romane oltre alle grosse chiese erette da Costantino. I visitatori contemplano i resti monumentali e cercano di immaginarne la ricostruzione senza sapere che tutta la Roma antica compresa nelle Mura Aureliane vive ancora sotto le piazze, sotto le strade, sotto gli edifici.
Quanto detto può stupire non poco e certamente sembrerà esagerato ma i continui rimaneggiamenti dei piani urbanistici, dall’antichità ad oggi, sono una realtà molto evidente e, con un minimo di entusiasmo e pazienza, sono facilmente raggiungibili. Per studiare Roma non c’è altro modo di partire da basso, ovvero dai sotterranei antichi fino ad arrivare alle strutture medioevali, rinascimentali e moderne.
Ecco spiegato in poche parole il curioso titolo Roma da sotto a sopra: una guida della stratigrafia romana attraverso i suoi secolari monumenti.
Ma come si è arrivati ad una Roma di sotto e una di sopra?
Possiamo dire che dal momento in cui i primi abitatori dei colli iniziarono a conficcare i pali delle loro capanne e delle staccionate, essa cominciò ad essere sotterranea. Dalla fondazione di Roma, gli avvenimenti che a questa susseguirono, furono il motivo principale e causa del continuo accumulo di detriti e sedimenti sulle costruzioni più antiche della topografia urbana.
I primi insediamenti a carattere stabile risalgono alla prima età del Ferro (IX-VII secolo avanti Cristo) sebbene siano state rinvenute tracce archeologiche attestanti la presenza umana sin dal II millennio avanti Cristo. Sul Colle Palatino ebbe sede il primo nucleo urbano; qui sono venuti alla luce fondi di capanne a pianta più o meno ellittica. È chiaro che lo sviluppo della città fu assolutamente graduale e non può esistere una data che commemori la sua fondazione. La tradizione vuole portarla al 754-753 a. C. e questa data sembra concordare con il periodo a cui gli studiosi fanno risalire la costruzione della più antica costruzione urbana; questa, nel IV secolo a. C. cominciò a delinearsi su basi più sicure.
In questo periodo la città doveva essere divisa in quattro regioni (Suburana, Esquilina, Collina, Palatina), formata da poche abitazioni a capanna e occupata sostanzialmente da boschi e paludi per un totale di circa 290 ettari. Si pensò di prosciugare le paludi nella valle compresa tra il Palatino, il Campidoglio e l’Esquilino (proprio il punto in cui, più, tardi, sorgerà il Foro Romano) e di erigere i primi grossi edifici pubblici: la Regia, la Curia Ostilia, il Santuario di Vesta, il Tempio della Concordia, il Tempio di Diana sull’Aventino e il grandioso Tempio di Giove Optimo Massimo sul Campidoglio che fu inaugurato nel 509 a. C. dai primi consoli repubblicani.
Una volta cacciati i re, l’attività edilizia proseguì energicamente per molto tempo fino ad interrompersi a causa delle guerre e le aspre lotte intestine tra patrizi e plebei (La storia di Turia, p. 338). Senza seguire un vero e proprio piano urbanistico, le abitazioni sorsero spontaneamente e in ogni dove, tanto che questa usanza dovrà protrarsi a lungo fino all’età imperiale.
Il sacco e l’incendio gallico del 390 a. C. trovò costruzioni ammassate fino all’inverosimile e produsse come conseguenza immani disastri. A questo seguì una ricostruzione affrettata e non certo coordinata.
Dopo l’invasione si sentì il bisogno di un più sicuro sistema difensivo; si iniziò dunque la costruzione di nuove mura. La cinta muraria, della quale si conservano ancora notevoli resti, aveva un perimetro di 11 chilometri e comprendeva il Campidoglio, il Quirinale, il Viminale, l’Esquilino, il Celio, l’Aventino e il Palatino coprendo una superficie di circa 426 ettari.
Il IV secolo a. C. vide un eccezionale sviluppo dell’attività edilizia. Venne accentuata la funzione pubblica del Foro mentre l’attività mercantile si trasferì nel vicino Foro Piscario; si iniziò la costruzione del Circo Massimo e del primo acquedotto dell’Acqua Appia.
La cultura ellenistica influenzò non poco l’attività edilizia in tutto il II secolo a. C. e quando, dopo altri numerosi incendi, si dovette ricostruire, la città assunse un aspetto ancor più monumentale. Si edificarono grosse basiliche come la Porcia, la Sempronia e l’Emilia, archi trionfali, portici monumentali e grandiosi magazzini come l’Emporio e il Portico di Emilio vicino al Tevere, si procedette ad una nuova pavimentazione delle strade, vennero costruiti nuovi acquedotti e di conseguenza ampliate le cloache che ormai non erano più a cielo aperto (La Cloaca Massima, p. 61).
L’architettura romana acquistò un carattere grandioso soprattutto nel I secolo avanti Cristo. La popolazione raggiunse, nel primo periodo augusteo, circa 800.000 persone.
Come è naturale, si arrivò ad una accentuazione delle differenze tra i quartieri aristocratici, come il Palatino, e quelli popolari, tipo Aventino e Celio. A questo periodo appartengono il grandioso Tabularium sul Campidoglio e il Ponte Fabricio sull’Isola Tiberina; Pompeo contribuì ad abbellire il Campo Marzio con il suo Teatro mentre Cesare pensò al Foro Romano con l’erezione della splendida Basilica Giulia e la costruzione di un nuovo Foro dedicato alla sua persona.
Morto Cesare, Augusto trasformò radicalmente la città. Furono innanzi tutto restaurati edifici preesistenti. Il grande Tempio di Marte Ultore fu costruito al centro del nuovo Foro di Augusto. Il Campo Marzio si abbellì con i Saepta, il Pantheon, le Terme di Agrippa e l’Ara Pacis. Il maestoso Mausoleo di Augusto fu eretto nella pianura tra la via Flaminia e il Tevere. Per far fronte al continuo incremento demografico, nacquero le insulae, ovvero delle abitazioni di tipo intensivo a più piani (in pratica, i primi condomini).
Nell’anno 64 d. C. la furia devastatrice dell’incendio neroniano distrusse almeno la metà della città. L’enorme massa di detriti fu utilizzata per innalzare aree depresse; la ricostruzione fu eseguita in base ad un piano organico voluto da Nerone che si fece erigere anche la splendida Domus Aurea. Alla sua morte, questa grandiosa dimora, una volta tamponate le porte dei lunghi corridoi e delle enormi stanze (molte delle quali anche interrate al fine di evitare pericolosi smottamenti), venne totalmente ricoperta di terra e utilizzata come fondazione delle nuove Terme di Traiano (La Domus Aurea, p. 66).
Qualche anno prima però, sotto l’impero dei Flavi, era stato dato il via alla costruzione del Colosseo prosciugando il laghetto artificiale della domus neroniana. Domiziano impresse un nuovo vigoroso impulso al tessuto urbanistico facendo ricostruire le zone del Campo Marzio e del Palatino dove eresse la propria dimora.
Sotto Traiano, si diceva, si abbandonò un po’ lo stile classico dell’età augustea per ispirarsi a criteri più funzionali. Si costruirono le Terme e il Foro di Traiano (oltre ai grandiosi mercati soprastanti).
L’opera di abbellimento della città proseguì attivamente con gli imperatori successivi in un momento in cui a Roma si contavano non meno di 1.500.000 abitanti.
Adriano riedificò il Pantheon, costruì oltre il Tevere il suo Mausoleo e progettò personalmente il maestoso Tempio di Venere e Roma, davanti al Colosseo.
Settimio Severo ristrutturò molte zone di Roma dopo un nuovo incendio del 191. All’età dei Severi appartengono anche le grandiose Terme di Caracalla la cui erezione obbligò la trasformazione di un intero quartiere.
Durante il III secolo si incominciò per la prima volta ad avvertire il declino dell’attività edilizia come conseguenza delle critiche condizioni politiche ed economiche dello Stato Romano. Per far fronte alle sempre più frequenti pressioni da parte dei barbari lungo i confini nordici, Aureliano costruì una nuova possente cinta muraria di circa 20 chilometri (Le Mura Aureliane, p. 271).
Si continuò a costruire ma sempre più lentamente; ciò nonostante il gigantesco Tempio di Serapide sul Quirinale (si dice sia stato il più grande tempio dell’antichità) è proprio di quel periodo.
Diocleziano edificò le sue Terme sulla pianura presso il Quirinale e sotto Massenzio fu ricostruito il Tempio di Venere e Roma, oltre ad iniziare la sua grandiosa basilica che solo Costantino portò a termine. Questi fece erigere anche le sue Terme sul Quirinale e l’arco trionfale presso il Colosseo.
Dopo Costantino ci si preoccupò essenzialmente di restaurare e conservare i monumenti esistenti più che costruirne di nuovi.
Il colpo di grazia per la vita romana arrivò nel V secolo: i terremoti del 408, 443, 447, 470 oltre al saccheggio dei Vandali nel 455, durato due settimane, portarono il numero degli abitanti a non più di 100.000 persone; è la fine. Roma è completamente abbandonata a sé stessa. La guerra gotica (535-553) devastò definitivamente la città che, tormentata dalla fame e dalle epidemie, si spopolò.
Molti edifici furono abbandonati mentre altri vennero trasformati in chiese e fortezze.
La decadenza e l’abbandono nel medioevo portarono al crollo progressivo degli edifici. Le costruzioni crollarono a valle colmando le aree più basse. Per secoli l’aspetto di Roma doveva essere quello di un’immane montagna di detriti dalla quale, qua e là, spuntavano colonne o facciate di edifici, il tutto coperto da una folta vegetazione. La popolazione era scesa a non più di 15.000 abitanti.
Il questo periodo appaiono le nuove manifestazioni dell’architettura cristiana di cui sono eccezionali esempi le Basiliche di S. Pietro, S. Paolo, S. Lorenzo fuori le Mura, la Basilica Lateranense, S. Maria Maggiore e Santa Sabina. Si sviluppò contemporaneamente un nuovo tipo di costruzione a pianta centrale come il Mausoleo di Santa Costanza e S. Stefano Rotondo.
Nel VI secolo esisteva esclusivamente il potere pontificio e l’attività edilizia era a questo molto legata: Santa Agnese e S. Giorgio al Velabro (VII secolo), Santa Maria in Cosmedin (VIII secolo). Rivedremo in Roma opere di prestigio solo dopo l’incoronazione di Carlo Magno (800).
Nella seconda metà del IX secolo Leone IV costruì oltre il Tevere le Mura Leonine per difendere il Vaticano dalle incursioni dei Saraceni. Nel 1084 i Normanni devastarono la città e, subito dopo, la vita cittadina si riprese con la formazione, nel XII secolo, del Comune; il centro si portò nuovamente verso il Campidoglio.
Le chiese di S. Clemente e di Santa Maria in Trastevere sorsero sulle rovine di quelle paleocristiane, che a loro volta si erano installate sugli antichi tituli. Un nuovo stile entra in Roma, il romanico, caratterizzato dalle decorazioni policrome e geometriche dei Cosmati nonché dai campanili decorati da maioliche colorate e da inserti marmorei.
Nello stesso tempo si incomincia a sviluppare un’architettura civile con un aspetto turrico, tipicamente medioevale. I signori feudali costruivano spesso le loro fortezze su antichi monumenti romani (Arco di Tito, il Teatro di Marcello); sorsero le Torri dei Conti e delle Milizie, la Casa dei Crescenzi, la Torre Anguillara e via dicendo. La città era ridotta ormai ad agglomerati isolati. Di tutti i ponti romani solo tre erano agibili e al Campidoglio si giungeva dagli antichi Fori esclusivamente per incerti e pericolosi sentieri.
Solo nel ’400 Roma cominciò a riacquistare l’antico splendore sotto l’impulso di Niccolò V, Pio II e Sisto IV. Questi restaurarono e rinnovarono la città aprendo nuove strade e bonificando le zone paludose. Si cominciò a chiamare a Roma gli artisti da tutta l’Italia.
A questo periodo appartengono la chiesa di Santa Maria del Popolo, il Palazzo della Cancelleria, il Palazzo Venezia, il Palazzo Capranica, le ricostruzioni dell’Ospedale di S. Spirito e di Ponte Sisto.
Nel ’500 Roma divenne la capitale dell’arte rinascimentale grazie all’impegno di artisti del calibro del Bramante, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Vignola, ecc. Fu allora che si incominciarono a concepire programmi edilizi grandiosi.
Giulio II fa aprire la splendida via Giulia intorno alla quale si sviluppa un quartiere ispirato a nuove forme. Il Bramante inizia i Musei Vaticani. Il rinnovamento edilizio non si arrestò nemmeno dopo il Sacco di Roma del 1527. Michelangelo diresse la costruzione della nuova Basilica di S. Pietro, sistemò il Campidoglio, costruì la Basilica di Santa Maria degli Angeli utilizzando parte delle antiche Terme di Diocleziano e innalzò Porta Pia. Contemporaneamente la città si riempiva di splendide ville ed edifici come Villa Madama, Villa Giulia, la Farnesina, la chiesa del Gesù e S. Giovanni dei Fiorentini. Sotto Sisto V, Domenico Fontana progettò un complesso piano di sistemazione della città utilizzando nuove ed ampie prospettive scenografiche. Roma continuò a mutare volto anche nel ’600 sotto l’impegno del Bernini, del Maderno, di Pietro da Cortona, del Borromini. Questi crearono nuovi edifici ed ampie piazze, decorate da colonnati, da obelischi e fontane: Piazza S. Pietro, S. Giovanni in Laterano, ecc.
La tradizione monumentale barocca proseguì nel ’700. è di questo periodo la costruzione della Scalinata di Piazza di Spagna, la Fontana di Trevi, il Palazzo della Consulta. Il Valadier portò più tardi una svolta nel senso più acutamente classicista con la sistemazione di Piazza del Popolo e del Pincio, il restauro del Colosseo e dell’Arco di Tito.
Dopo il 1870 e fino ad oggi, Roma, divenuta Capitale d’Italia, ha visto un’espansione incessante con la costruzione dei nuovi quartieri dell’Esquilino, del Celio e di Prati nel mentre si aprivano le grandi arterie di via Nazionale, di via Cavour e di Corso Vittorio Emanuele II.
Oggi, superato per fortuna il secolo degli sterramenti per la nuova Roma, si va riscoprendo la città antica attraverso gli scavi che individuano a varie profondità i resti degli edifici, delle strade, dei grandiosi templi che il più delle volte appaiono quasi completamente intatti. In rari casi tali ambienti vengono nuovamente riempiti di terra; in genere si costruisce un accesso che per forza di cosa deve essere o un tombino o una piccola porticina metallica. Ecco allora che grazie a questi accessi è possibile vivere millenni di storia romana, partendo anche dall’epoca paleoromana, passando per il periodo imperiale, medioevale, rinascimentale, per arrivare infine ai nostri giorni.