Prefazione
In questi anni, sono molte le forme di lotta sperimentate, solo qualche sporadica vittoria però è stata portata a casa. Non siamo riusciti a cambiare volto alla crisi. La stiamo ancora pagando.
Alcuni che hanno lottato al nostro fianco sono tornati nelle loro case e, lì, si limitano a borbottare, altri sono emigrati; la maggior parte ha scelto di provare a risolvere i propri problemi individualmente. Di volta in volta sono stati incolpati i governi, le banche, i poteri forti, i migranti.
Ci sono sempre molti motivi e molti colpevoli, presunti o reali.
Quello che, secondo noi, è necessario fare è ripartire da noi stessi, abbiamo troppa poca conoscenza di ciò che realmente siamo e del ruolo in cui veniamo imbrigliati nella società. Ma sopratutto, abbiamo troppa poca conoscenza di dove vogliamo andare.
Proprio questa incomprensione ci impedisce di allargare le lotte, di superare l’evento contingente, con la sua rivendicazione specifica e uscire dal perimetro soffocante dell’ufficio, della fabbrica, del centro commerciale, del campo.
La frustrazione e l’agitazione scomposta che ne derivano creano scenari pericolosi e quanto mai attuali. Scenari in cui si è disposti ad accogliere come salvifica anche la figura politica più reazionaria e dispotica.
Dobbiamo ribaltare questo scenario, anche se ci sembra una battaglia impossibile e solitaria. Oggi, infatti, spesso ci sentiamo isolati, condannati a vivere in un eterno presente di sfruttamento, non ci sentiamo parte di qualcosa di più grande che viene da lontano e che è in grado di spingersi altrettanto lontano.
Ma, nonostante tutto, noi sappiamo, quasi percepiamo che le cose possono, anzi devono, cambiare.
E allora come questo cambiamento può accadere?
Torniamo sul terreno del Comune, senza cedere al mero spontaneismo, che rivolge il suo sguardo soltanto all’esistente, saltellando smaniosamente su tutto ciò che si muove. Occorre invece avere coscienza di una lotta generale, in grado di superare lo stretto recinto del luogo di lavoro per coinvolgere tutta la comunità in un orizzonte capace di parlare di diritti, giustizia e cittadinanza oltre la semplice parola, per scoprirli nel loro vero essere.
Il mondo agricolo più di altri ci offre l’occasione di affrontare le sfide dell’oggi, a partire dal tema della precarietà e della mancanza di sicurezza sul proprio luogo di lavoro.
Chi si propone un cambiamento radicale di questa società non può fare a meno di intervenire su questo settore. Esso costituisce un ambito occupazionale in cui la precarietà e l’insicurezza della condizione lavorativa assumono forme tra le più estreme. Le iniziative proposte mirano a costruire una rete di protezione dalle minacce nei luoghi di lavoro per i dipendenti, per i precari, per i non sindacalizzati, per i cittadini e per le famiglie. Per tutte le persone attraverso partecipazione, condivisione e mutualismo.
Morire di sete e di fame nei campi, o essere stritolati dalle lamiere di mini furgoncini nel tentativo di raggiungerli, è una prassi che mai più possiamo, nè vogliamo, vedere.