MIMMY DEI BRIVIDI - Gabriella Bellisario

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L'Associazione Culturale Doppio Click

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MIMMY DEI BRIVIDI
Fritto misto col morto
di
Gabriella Belisario

3 gennaio 2013

A Formello (Roma)

Sala Orsini, Palazzo Chigi
Via San Lorenzo, 8

alle ore 17.30 degustazione del libro

Ci accompagneranno a gustare il sapore delle pagine

con la conduzione di
Marco Rapagnani

la scrittrice Anna Maria Turi

L’attore Fabrizio Odetto che leggerà alcuni brani scelti

Emanuela Gizzi, fotografa

SCHEDA DEL LIBRO

IMMAGINI

IVIDEO

 


LA NOTIZIA
Degustare un libro si puo' ?
E’ la scommessa di Gabriella Belisario autrice di Mimmy dei Brividi.
Stavolta non è il gusto pastoso delle madeleines che incanta Proust a imprimere un timbro sensoriale alle pagine di Mimmy, e nemmeno il piu rustico aroma dell’olio di oliva che frigge, o il profumo fresco e passante del bicchierino di Mistrà dopo cena, come metafora di casalingo piacere come è successo all' osteria dei Pazzi il 10 dicembre scorso.
Questa di Formello non è una degustazione gustolfattiva ma tattovisiva . Che vuol dire ? 
Nella scoperta dei 5 sensi del libro ora si esplorerà quello legato alla vista perchè siamo ospiti di creatori di immagini, di fantastici funamboli della luce e dell'inquadratura : L'associazione di fotografi Doppioclick. 
Dunque evocheremo i luoghi che andranno ritrovati nel tessuto della città ora ancora intatti ora completamente contaminati riletti sul filo delle pagine
e diversamente interpretati dagli artisti dello shooting Mimmy Tour.
E il tatto? Nel libro Mimmy si parla come di una cosa normale del corredo in bianco. Concetto astratto assai.
Una federa di quel corredo come muta testimone ce lo spiegherà.
Odetto l'attore che ormai fruga nella tempra della protagonista, emozionandoci ci conduce verso quella reazione fisiologica del brivido, per la soggezione che la nonna emana/va.
Brivido di paura, di piacere, di febbre.
Ma come il brivido riporta il corpo all’equilibrio queste pagine nell’esprimersi delle immagini, dei cieli, dei sapori, degli odori e dei gusti vogliono, raccontando, pacificare quel dramma, comunque, chiamato vita, attraverso una voce fuori dal coro, quella di Mimmy.

DOVE :
Formello, Palazzo Chigi, Sala Orsini, Via San Lorenzo, 8

NOTA STAMPA
Gabriella Belisario
MIMMY DEI BRIVIDI
Fritto misto col morto

IL LIBRO
L’io narrante, Gabriella Belisario, è una donna che esce, malata, da un lungo e buio periodo.
La sorella e il fratello, figli e nipoti la soccorrono con imprevisto affetto.
Vuole ricambiare. Scopre che l’unica cosa rara e preziosa che possiede è la conoscenza del complesso groviglio emotivo della dinastia, il genoma psicoaffetivo delle famiglie d’origine.
Una psicogenealogia dunque, brodo di cultura di destini, insomma Family Constellation.
Il “La”, il colpo di bacchetta che ha dato inizio alla sinfonia, da vero direttore d’ orchestra, ha come protagonista una donna unica nel suo genere : Mimmy Barberini Baciucchi.
Una nonna, MIMMY, dai gusti noir, la cui specialità in cucina era il fritto misto all’italiana e che, quando lo metteva in scena, lo preparava con la stessa gestualità solenne di un maestro di musica.
Come psicorituale terapeutico Gabriella, l’autrice, torna neonata.
Un viaggio indietro nel tempo tentando di ridefinire il volto di questa nonna, che domina e decide della sorte della discendenza.

LA TRAMA
Mimmy che nasce alla fine dell’800, bella e algida figlia del Regio Capocancelliere del Tribunale di Roma, costi quel che costi ha un suo ideale di famiglia e di rispettabilità, ideale al quale sacrifica tutto, amore, marito figli, generi e nipoti. In gran segreto.

L’ATMOSFERA
Ð una Roma in grande trasformazione che fa da sfondo alla vicenda. Quartieri come Borgo e Prati, storie e fantasmi, Chiese dei miracoli e delitti,
osti e papi, scandali e processi celebri. E su tutto troneggiano le visite al Camposanto del Verano che l’implacabile nonnina viveva con partecipazione contemporanea.

I PROFUMI E IL GUSTO
Una partita complessa che ha l’aroma del punto di fumo dell’olio d’oliva, della carta paglia dove si sfarina il pangrattato rosè, il sapore croccante, friabile, asciutto, come sottofondo la melodia di un requiem, basta osservare come le mani terribili della nonna contattano le singole componenti del “misto” dalle padelle ai piatti di portata deponendole con una gestualità fatale, una ad una in tondo, come le ore di un orologio. O il profumo corposo del brodo che evapora umori carnei, o le bruciate sembianze della testina d’abbacchio.

IL MISTERO
Lampeggia nel corso del racconto, elusivo e nascosto eppure decifrabile, frammisto al quotidiano scorrere del tempo con i riti di consumo di una borghesia che si scopre fuori dall’incubo nazifacista ma non riesce, ancora, a sorriderne, tra colpe e virtù, e ombre del passato che ritornano.
Un itinerario nelle austere pieghe della rinuncia, dell’orgoglio,
del pregiudizio, del cinismo romano misto alla fierezza di un nuovo sentire al femminile..

IL LINGUAGGIO
Porta l’impronta degli anni 40/50 come un documento d’epoca.
La nonna segugio sa, “ a me non la si fa”, a ognuno il suo.
Pubblico e privato si intrecciano in parallelo mentre i segreti della famiglia, raccolti dal cuore indagatore della nonna, aumentano.

LA CITAZIONE
“Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati maddalene, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto della maddalena. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale. Da dove m’era potuta venire quella gioia violenta ? Sentivo che era connessa col gusto del tè e della maddalena. Ma lo superava infinitamente, non doveva essere della stessa natura. Da dove veniva ? Che senso aveva ? Dove fermarla ? “

(Marcel Proust, Dalla parte di Swann)