È la notte tra il dì 18 e il 19 di maggio del 1860.
Sono un pugno di volontari in camicia rossa.
Già da qualche giorno potevano essere eroi, laggiù a Calatafimi, con Garibaldi a mietere i primi trionfi.
Ma nella sosta di Talamone hanno fatto un passo avanti e hanno sbattuto i tacchi gridando: – Comandi! (al posto loro tu, se te l'avesse chiesto Lui, che cosa avresti fatto?)
Così ora arrancano, marciano senza sosta su per piste polverose e annose, per selve solitarie. Su per maremme febbricose. Tra qualche ora varcheranno il confine a un posto chiamato «La Sconfitta» (nome omen). Un manipolo verrà deviato su Latera, a disarmare il posto di guardia pontificio, mentre il grosso farà ingresso alle Grotte di Castro nella tarda mattinata di domani. Per una sgangherata scaramuccia senza onore né gloria.
Potevano esser già immortali fra gli eroi-padri della patria. «Da un giorno all'altro» invece, la Storia li ha ridotti al rango di canaglia, di banditi, di «orda garibaldesca». A breve poi, l'onta sarà definitiva: tutti in galera, su a Sorano, ammanettati dai soldati di quello stesso re cui giuravano di immolare la propria vita: Vittorio Emanuele.
Vittoria! è un omaggio alla misconosciuta figura di Pietro Rossi (Viterbo 1820–Castel Giorgio, Orvieto 1876), unico viterbese ufficialmente incluso fra i Mille dello sbarco di Marsala. Sposato con otto figli, Rossi fu caffettiere nel quartiere di San Luca a Viterbo, ma soprattutto, nei verbali di polizia pontificia, “pregiudicato repubblicano” già dal 1849. Proprio nella sua città però, dove visse e operò almeno fino al fatidico maggio 1860, di questo eroe popolare si è incredibilmente persa ogni memoria civica e istituzionale. Non una lapide non una via non una scuola gli sono dedicate. A Viterbo, di lui non resta traccia. Nemmeno un rigo nelle storie degli studiosi localisti. Vittoria! vuol essere quindi, per via indiziaria e sentimentale, l'avventurosa e malinconica biografia di un fantasma, delle sue sconfitte e di quelle della nazione tutta.
Vittoria! si ambienta nei luoghi della maremma tosco-laziale toccati dalla cosiddetta “Diversione Zambianchi”: durante la sosta a Talamone Garibaldi invia attraverso l'entroterra maremmano un manipolo di camicie rosse agli ordini del romagnolo Callimaco Zambianchi; lo scopo è quello di reclutare volontari e di spingere all'insurrezione le popolazioni dello Stato Pontificio a nord di Roma, tra Orvieto e Viterbo. Una pagina minore e sfortunata, e forse proprio per questo assai interessante, nel libro della gloriosa impresa dei Mille che avrebbe portato in pochi mesi alla proclamazione del regno d'Italia.
La performance di teatro-narrazione è portata in scena a Latera, il giorno 27 luglio 2013, alle ore 21.00, in Piazza IV Novembre, grazie alla collaborazione del Comune di Latera e ad un contributo che l'Associazione Culturale Banda del Racconto ha ricevuto dalla Regione Lazio – Assessorato alla Cultura e Sport - Direzione Regionale Cultura, Sport e Politiche Giovanili – Area Valorizzazione del Territorio e del Patrimonio Culturale
(Progetto finanziato con fondi per la Legge Regionale n. 12 del 13 agosto 2011).