Dopo la pubblicazione de Il diario di un ebreo. I nazisti a Roma, a cura di questa stessa casa editrice, ho ripreso in mano la valigia nella quale sono custoditi gli scritti di papà, insieme a documenti, foto, raccolte varie. Tutto avrebbe voluto fare nella vita mio padre, tranne che l’agente di commercio nei generi alimentari ma, finita la guerra, non poté fare altro che riprendere in mano la ditta di famiglia che era già ben avviata fino a quando fu vietato agli ebrei di lavorare. La ditta riprese vita ma lui sognava di fare lo scrittore o il regista teatrale, cosa che le nove bocche da sfamare non gli hanno consentito di fare. Ha cominciato a sfogarsi con la scrittura quando è andato in pensione alla fine degli anni ’70. Ho ritrovato questi racconti che lui stesso aveva già sistemato in un’unica raccolta che aveva intitolato Una passeggiata come il titolo del primo dei venticinque. Io preferisco il titolo Papà, la bandiera! perché si percepisce la fine di un incubo (anzi due, la guerra e la malattia), di entusiasmo e di complicità con il padre. Sono racconti autobiografici e la sua formidabile memoria gli ha permesso di partire dal 1911 (quando aveva sei anni) per arrivare fino agli anni ’50. Storie di vita in una Roma che si trasforma sotto i suoi occhi, una Roma amata e descritta con molti particolari. Mestieri, avvenimenti storici mischiati con l’atmosfera familiare da lui descritta con tale maestria che sembra di esserci dentro. Racconti pieni di dettagli e anche di sentimenti e di emozioni, nel bene e nel male. Un vero viaggio storico e culturale attraverso i primi cinquant’anni del ’900. Nel 2023, l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano ha assegnato ai racconti il Premio speciale “Giuseppe Bartolomei” attribuito dalla commissione di lettura. |