Venticinque anni di ricerche applicate alla utilizzazione delle fonti catastali per la storia urbanistica e la ricostruzione della stratificazione urbana hanno dimostrato l’efficacia di un metodo che oggi si può dire sia ormai universalmente diffuso. Se per gli estimi e i catasti privi di base cartografica (come gli onciari) di età medievale e moderna l’utilizzazione della fonte richiede, innanzi tutto, la non sempre facile collocazione in pianta delle proprietà, per i catasti preunitari sette-ottocenteschi corredati di planimetrie particellari si può invece procedere, previa correzione della base grafica, a tutta una serie di analisi che interessano la forma dell’insediamento, la sua articolazione interna, la distribuzione delle proprietà pubbliche e private, ecc. La finalità di questi studi è prevalentemente quella di ricostruire l’assetto complessivo, ma anche di dettaglio, di centri storici che, nel XIX e XX secolo, hanno subito più o meno profonde trasformazioni; e si tratta di studi che, per quanto spesso ignorati nelle operazioni di restauro e recupero urbano, costituiscono soprattutto per i piccoli insediamenti una base di conoscenza insostituibile.
La nostra esperienza, maturata con le Schede di “Storia della città” (dal 1975), quindi con i volumetti dell’”Atlante di Storia urbanistica siciliana” (dal 1979), la “Carta di Roma 1:1000” (dal 1983)e infine con “l’Atlante storico delle città italiane” (dal 1985), si è perfezionata più recentemente attraverso sperimetazioni più specialistiche come le planimetrie ricostruttive di centri medievali (dal 1990) e la Carta di Modena medievale (1999). Un gran numero di lavori didattici - soprattutto tesi di laurea svolte presso la Facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza” - ha permesso di estendere questo tipo di analisi ad un gran numero di situazioni, insediamenti e fonti diverse. Tuttavia, non è stato finora mai tentata con sistematicità una analoga restituzione (anche grafica) delle trasformazioni territoriali, né una integrazione non episodica tra le fonte catastale completa e i suoi precedenti (cabrei); la maggiore difficoltà risiede nella imprecisione del rilievo che, per quanto riguarda i confini tra gli apprezzamenti agricoli, rende praticamente infruttuosa la sovrapposizione tra la cartografia antica e quella attuale. Una correzione attendibile dei dati potrebbe quindi attenersi solo con una indagine diretta e con l’uso di strumenti - come l’aerofografia e l’archeologia agraria - capaci di verificare e completare i dati catastati.
Rinviando, per ora, il discorso territoriale, torniamo a interessarci dell’abitato per rilevare come, nonostante il proliferare degli studi, poco si sia fatto fino ad oggi per costruire, utilizzando questo tipo di fonte, cartografie e banche dati realmente corrispondenti, per analiticità, alla ricchezza della fonte stessa. Privilegiando il confronto diacronico - per quanto riguarda, in particolare, le trasformazioni edilizie - si è compiuto un primo passo verso una coscienza più diffusa delle stratificazioni e delle trasformazioni; quello che resta da fare è, a nostro parere, inerente al rapporto tra le strutture fisiche, la proprietà e gli abitanti, intesi non più come massa indistinta oggetto di statistica, ma come individui. È curioso che, fino ad oggi, manchino pubblicazioni integrali delle fonti catastali finalizzate anche a questo scopo. È evidente che questa esigenza nasce non da semplici curiosità, ma da un desiderio di completezza dell’informazione che, proiettato sugli studi futuri, non potrà che realizzare gradualmente anche una storia degli insediamenti capace di interessarsi non solo delle famiglie, ma concretamente delle singole persone che l’hanno vissuta e determinata.
Questa premessa è indispensabile per comprendere la finalità di una pubblicazione, come questa, dedicata al centro storico di Vetralla, nella quale per la prima volta accanto alle consuete tavole ricostruttive dell’assetto dell’abitato troviamo trascritto nella sua interezza il relativo brogliardo, e quindi l’elenco localizzato di tutti gli abitanti registrati nel Catasto Piano-Gregoriano al 1819. Le autrici, che hanno condotto lo studio nel 1999 per l’esame di Storia dell’Urbanistica (Università degli Studi di Roma “La Sapienza, Facoltà di Architettura) hanno egregiamente svolto un compito, insieme ingrato e stimolante per la novità dell’intento, di pubblicare criticamente la fonte nella sua interezza, limitatamente, come si è detto, al centro storico. Ne è scaturito un prodotto sperimentale, ovviamente più adatto alla consultazione che alla lettura, ma in compenso dotato di una carica innovativa che oseremmo definire dirompente, e comunque di significato basilare per i futuri studi sulla città, oltre che potenzialmente indispensabile per ogni intervento di recupero. Un lavoro che da un lato, si dovrà estendere - con le difficoltà che abbiamo sopra segnalato - all’ambito territoriale, ma che d’altro canto potrà essere facilmente replicato, se ve ne saranno le concrete possibilità, per ogni altro centro abitato dello Stato Pontificio e degli Stati preunitari dotati di Catasto particellare.
Il lavoro ha rispettato la fonte, ma ne ha in parte ricomposto i dati al fine di una effettiva e facile utilizzabilità.
Gli aspetti specialistici di questo lavoro vanno quindi interpretati come frutto di una necessità di rigore che è sempre più avvertita negli studi storici sulla città, e che si contrappone alla proliferazione di pubblicazioni generiche di scarsa originalità e di incerta utilizzabilità. L’impegno anche economico che comporta la collana dei “Quaderni di Vetralla” si giustifica interamente solo se vengono rispettati i due criteri fondamentali, quello della funzionalità alla ricerca e alla didattica universitaria e quello della incisività sul piano della storia locale. Questi due estremi, già positivamente collegati nel primo volume dedicato alla Piazza e al Duomo, caratterizzano anche questo secondo studio che, per l’ampiezza dei dati forniti, sicuramente segnerà un punto di avvio per ulteriori approfondimenti. Dal momento che si pubblicano - cioè si rendono conosciuti a tutti - i nomi dei vetrallesi di due secoli orsono, ciascuno esattamente collocato in una particella di residenza, è evidente che si proietta nel futuro la possibilità e la opportunità di realizzare, almeno per l’età più recente, una storia analitica e completa delle proprietà delle case e delle loro trasformazioni, delle famiglie e dei singoli abitanti. Facilitando o eliminando con questo primo lavoro di base, ricerche preliminari noiose e banali, e che proprio per questo fino ad oggi hanno precluso più raffinate indagini oggi possibili sia sul periodo anteriore al catasto che su quanto è avvenuto in età contemporanea, abbiamo anche individuato un ostacolo da superare per giungere ad una conoscenza meno approssimativa delle nostre città. Come l’analisi delle murature storiche si dovrebbe fare “pietra per pietra” e con metodi stratigrafici, così per i centri storici l’unità indivisibile da tener presente nelle ricostruzioni scientifiche del loro assetto materiale e sociale dovranno essere le singole unità edilizie e i singoli individui, in una composizione dialetticamente e diacronicamente variabile ma che, per i secoli a noi vicini, appare ricostruibile. Lo spaccato sincronico che qui appare contiene già in se, d’altra parte, importanti dati utili ad una riflessione e a un confronto. L’esame dei nomi e dei cognomi, che verrà utilmente consultato anche per la curiosità di verificare i più antichi e certificati ceppi familiari residenti, offre importanti spunti relativi, per fare un solo esempio, alle modifiche più recenti di alcuni cognomi. Una attenta analisi delle fonte può consentire di avviare alberi genealogici e comunque dati utili per l’utilizzazione di moltissime altre testimonianze documentarie contenute negli archivi.
Qualche considerazione conclusiva sulla attendibilità del catasto Gregoriano, che non è ovviamente assoluta, e che quindi andrà verificata attraverso raffronti incrociati e analisi sul campo. Basta un esempio: la torre di Porta Marina, edificio militare del XV secolo situato nell’angolo settentrionale delle mura medievali di Vetralla, e oggi sede del Museo della Città e del Territorio, non solo non è censito, ma neppure è rappresentato in planimetria: una grave distrazione del rilevatore che si può comprendere solo per la sua evidente irrilevanza ai fini fiscali.
Infine, una citazione a Giancarlo Macculi, che nel 1992 aveva compiuto i primi studi sul Catasto Gregoriano di Vetralla realizzando, tra l’altro, il Plastico ricostruttivo delle cinte murarie conservato nel Museo e collaborando, con Roberta Cigalino, alla Carta del Centro Storico curata dal sottoscritto e da Elisabetta De Minicis (Vetralla, 1996); e un ringraziamento a Donato Tamblè, che come sempre ha seguito e facilitato con insostituibile competenza e attenzione le ricerche nell’Archivio di Stato di Roma. Qualche parola va spesa per giustificare la parte illustrativa dove, accanto alle necessarie planimetrie, abbiamo ritenuto di presentare, a titolo esemplificativo, una serie di antiche immagini fotografiche di vetrallesi, scelte tra quelli appartenenti alle famiglie già presenti in città nel 1819, e tratte dall’Archivio di Davide Ghaleb.
Anche queste suggestive icone vogliono confermare che questo secondo quaderno è dedicato, in una proiezione storica che sicuramente susciterà curiosità e interesse, a tutti i cittadini.