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GIUDITTA LEVATO
Una donna scomoda
Ada Amalia Di Leone


Ci sono storie che meritano di essere raccontate, come quella di Giuditta Levato.
Bracciante calabrese, prima sindacalista italiana e prima martire del lavoro mai riconosciuta tale, diede la vita per un sogno: affrancarsi dalla miseria e dare ai sui figli un futuro.
E come lei molte altre donne, costrette dai compromessi politici ad immolarsi solo perché fosse loro riconosciuta una vita libera e dignitosa. Eppure di lei non restarono neanche le spoglie.
La sua bara sparì inspiegabilmente dal cimitero di Catanzaro.
Quelle spoglie che la Chiesa non benedì perché Giuditta, credente e cattolica, era comunista.
Solo di recente una stele nel luogo in cui visse, ne ricorda almeno il nome.
Ada Amalia Di Leone



 

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Clara Di Maggio, insegnante per vocazione, inizia la sua carriera tra Viterbo e Roma. L’ansia di conoscenza e la curiosità di verificare quanto appreso dai libri o trasferito ai suoi alunni, la porta ad intraprendere molti viaggi in Europa, Medio Oriente, Africa settentrionale, sempre in coppia con suo marito ed uno storico «maggiolone». L’ansia di raccontare le persone e i luoghi la spinge alla narrazione e pubblicazione di storie:
Lo ziro, nell’ambito della «Trilogia di vite vissute», ed. Liber Iter, Vita di un giudice, sulla rivista Foro Romano dell’Ordine degli Avvocati di Roma, 1+1=3, Herald Editore.
Tutti in piedi! Entra il Prof, Davide Ghaleb Editore, 2019.