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I VINI DEI FARNESE E DELLA MAREMMA LAZIALE
di Mauro Maccario

Un inno al territorio della Maremma Laziale, un tempo cuore pulsante dell’Etruria, ai suoi paesaggi ancora selvaggi e incontaminati, alle sue tradizioni e alla sua storia in cui il vino e i vigneti rivestono un ruolo spesso determinante.

Ripercorrendo luoghi e  territori appartenuti agli Etruschi e ai Romani, prima, e alla potente famiglia dei Farnese, si narra un percorso geografico, storico e archeologico visitando le aziende presenti sul terreno e presentando la produzione vinicola di questa parte del Lazio troppo spesso poco conosciuta o confusa con la più celebre Maremma Toscana.



 


 

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Indice

Presentazione, Giancarlo Panarella

Introduzione
I vini della Maremma Laziale. Tradizione e attualità

La Maremma ieri e oggi. Definizione e geografia di una terra a cavallo di due regioni

Il vino e gli Etruschi un connubio storico

I vini dei Farnese e le aziende della Maremma Laziale
     Farnese

Il fenomeno e il sentiero dei Briganti
Ischia di Castro
Cellere
Piansano
Canino
Tessennano
Arlena di Castro
Tuscania
Montalto di Castro

Gli Etruschi a Tarquinia e a Cerveteri
Tarquinia
Monte Romano
Civitavecchia
Allumiere e Tolfa
Cerveteri
Ceri

Gli Etruschi alle porte di Roma. Piccola divagazione al di fuori della Maremma Laziale

Non solo vino. Specialità enogastronomiche della Maremma Laziale 

Bibliografia

Glossario delle etichette

Indirizzi utili

Indice delle immagini

 

 

Introduzione
I vini della Maremma Laziale. Tra tradizione e attualità

Questo lavoro nasce dalla volontà di rilanciare l’immagine dei vini di questa vasta area laziale utilizzando la ricchezza di tradizione, storia, cultura e arte che caratterizzano l’intera area compresa tra le regioni Toscana e Lazio. 
Territorio un tempo abitato dagli Etruschi che non avevano confini tra il vino, la spiritualità e la vita quotidiana, ma tutto si amalgamava, tutto si teneva insieme. Col vino si onoravano i morti, insieme alla danza ed al suono dei flauti doppi. Soprattutto nel ceto aristocratico, erano diffuse pratiche religiose in onore di Fufluns (Bacco), il dio del vino. Questi riti segreti e strettamente riservati agli iniziati, grazie all’ebbrezza provocata dalla bevanda, avevano il fine di raggiungere la “possessione” del dio nel mondo terreno, garantendo così in anticipo una sorte felice nell’aldilà. 
Negli affreschi delle tombe di Tarquinia, in mezzo a ragazze e giovinetti danzanti tra pianticelle verdi, si possono ammirare coppie che brindano come se si trovassero davanti ad un mare luminoso nella frescura del tramonto. I semi di vite trovati nelle tombe del Chianti provano che gli Etruschi portarono questa pianta dall’oriente e l’acclimatarono in Italia. La vite etrusca aveva la forma di un alberello poiché a Populonia, racconta Plinio, era conservata una statua di Giove intagliata in legno di vite. Queste, appoggiate ad una pianta di olmo per crescere più forti, venivano circondate da siepi per essere protette dagli animali alla ricerca del pascolo. 
Il vino spesso rallegrava anche lo svago dei popoli antichi. In un vaso di bucchero ritrovato a Chiusi, è possibile vedere una donna che porge un cantaro a due uomini che giocano a dadi seduti al tavolo. 
Gli etruschi, dal canto loro, furono grandi produttori ed esportatori di vino. Imbarcazioni cariche di anfore vinarie solcavano il Tirreno dalla Sicilia alla Gallia Narbonense (Francia meridionale). A Cap d’Antibes è stato trovato il relitto di una nave contenente circa 170 anfore di Vulci. 
Un poeta del calibro di Virgilio oltre a stilare un elenco di vini e uve in uso nel mondo antico, ci offre anche una gioiosa esaltazione della terra d’Etruria fertile d’uva e di vino. 
Il libro, insomma, intende  promuovere la valorizzazione del particolare legame tra la tradizione vitienologica dell’area dell’Etruria laziale e le bellezze culturali, artistiche e del territorio.
Una promozione che va intesa come rivalutazione del territorio e dei suoi prodotti nell’ottica di una sensibilizzazione storico-culturale per far riscoprire, o conoscere, la tradizione millenaria anche attraverso i vini di questa vasta area del Lazio, i prodotti agricoli e la più rappresentativa gastronomia.
Questa pubblicazione, in ultima analisi, vuole restituire attualità alla tradizione, valorizzare le produzioni regionali e mettere sotto la giusta luce l’area della Maremma Laziale, un tempo cuore pulsante dell’Etruria ed oggi luogo affascinante, ricco di storia e magia, dove la natura appare ancora selvaggia ed i sapori rimandano a genuine tradizioni secolari.