1932 |
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Questa storia comincia con uno schiaffo. C’è una madre impietrita dallo strazio. Si chiama Gemma. Una contadina bella e orgogliosa, ma non sorride più. Dieci anni prima i fascisti le hanno ucciso il figlio Antonio. Lei dà lo schiaffo. La guancia rossa e le lacrime sono invece dell’altro figlio, il piccolo Valerio. Dieci anni. Dolce poeta di bambino, piccola lenza di proletario. Faceva a botte con un compagno, è rotolato in mezzo agli stivali di un regista. Quello l’ha tirato su, l’ha guardato in faccia, l’ha fatto recitare. Una comparsata, niente più. Che film? Un film di fascisti. Non ti azzardare! Schiaffo. Quel regista è Blasetti, il film è Vecchia guardia. 1932 comincia là dove finiva Sottoassedio. Ma violenza politica ed epica collettiva per una volta restano sullo sfondo. In primo piano ecco invece storie private, emozioni, sentimenti. E una folla di altri personaggi. Edoardo, il fabbro-podista. Nonno Olindo, il cavallaro che canta da poeta. Valentinuccio il gobbo sempliciotto, fascista della prim'ora. Una ragazzina di nome Libertaria. Il popolo di cavatori e scalpellini. Le camicie nere. |
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