Viterbo e la Provicia del Patrimonio
"Bandi ed Editti" (1721-1756)
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L'interesse per i documenti della serie “Bandi ed editti” dell'Archivio storico comunale di Viterbo è di antica data nella Facoltà di conservazione dei beni culturali dell'Università della Tuscia. Nell'anno accademico 1993-1994 è stata discussa una prima tesi di laurea sull'argomento e da allora sono state otto le tesi di laurea che hanno riguardato quei documenti viterbesi mentre altre cinque si sono occupate della stessa tipologia di documenti, conservati presso la Biblioteca nazionale centrale di Roma e in altre biblioteche e archivi pubblici del Lazio.
Cosa suscita tanto interesse per i “Bandi ed editti”? Di che tipo di documenti si tratta?
E' una fonte non nuova ma certamente poco utilizzata. Cesare Pinzi e Giuseppe Signorelli, due tra i più consultati storici di Viterbo (che della Biblioteca degli Ardenti furono profondi conoscitori e fruitori), non la utilizzano o, se lo fanno, non la citano. Dopo di loro non risulta che studiosi l'abbiano utilizzata sino al momento in cui i docenti dell'area archivistico-libraria della Facoltà di beni culturali non hanno cominciato a rivolgere l'attenzione su quei documenti per farne catalogazione e ordinamento. Piero Innocenti, Giovanni Solimine, Maura Piccialuti, Luigi Londei, Varo Vecchiarelli, oltre a chi scrive, si sono impegnati come relatori o correlatori delle tesi in questione con l'obiettivo di cominciare a mettere a disposizione degli studiosi un patrimonio consistente di documentazione che merita di essere conosciuto non solo dagli storici ma anche dal pubblico più ampio.
A partire dal 2003 il programma di ricerca finalizzato all'ordinamento e alla riproduzione su CD ROM di tutti i documenti della serie “Bandi ed editti” è stato presentato in pubblico ed ha ricevuto i primi finanziamenti per la sua prosecuzione da parte della Fondazione Cassa di risparmio di Viterbo. Siamo giunti a superare la metà della strada: c'è ancora un buon tratto di cammino da compiere ma sono convinto che, grazie anche alla collaborazione che viene dagli studenti dell'area archivistico-libraria della Facoltà di conservazione dei beni culturali, il lavoro sarà presto condotto a termine.
Vent'anni fa Erilde Terenzoni, che si è occupata a fondo delle carte dell'Archivio storico comunale di Viterbo, a proposito della serie dei “Bandi ed editti” diceva:
“Opportunamente costituita ma non ordinata, che all'incirca dal sec. XVI sono a stampa, è un esempio di materiale estremamente ricco di notizie, che per lo più vanno ad integrare quelle ricavabili dalle “Riformazioni”, su tutte le attività ed i rapporti del Comune e dei cittadini svolte anche nelle manifestazioni più semplici e quotidiane non solo nei momenti di maggior affermazione del potere” (E. Terenzoni, L'Archivio storico comunale di Viterbo. Ipotesi di riordinamento sistematico, in Storia nazionale e storia locale. Il patrimonio documentale della Tuscia, Roma, 1984, p. 189-224).
In effetti i documenti sono quasi esclusivamente manoscritti fino alla metà del XVII secolo, poi la documentazione a stampa si fa sempre più frequente sino a diventare pressoché esclusiva ai primi del XIX secolo. Sono documenti pubblici nel senso che erano tutti destinati ad essere conosciuti dai cittadini che abitavano a Viterbo attraverso l'annuncio che ne faceva il banditore nelle piazze o alle porte della città (“Io Nicolò Nicolai trombetta o publichato il retro scrito bando per i lochi soliti de la cità. Adi 8 di magio 1643”, Faldone 6, II parte, foglio 87 verso) e che poi venivano affissi presso il “Palazzo di Città” (oggi Palazzo dei Priori) a disposizione di coloro che sapevano leggere. Come dice la Vaccarotti nella sua Introduzione, erano documenti che dovevano servire per regolare la vita quotidiana dei viterbesi sia in condizioni di normalità sia davanti ad eventi eccezionali (come la venuta del Papa, il passaggio di un principe o di un sovrano, l'avvicinarsi di un esercito, il pericolo della propagazione di un epidemia di peste, l'incombere di una annata di carestia). E' questo parlare della vita quotidiana, giorno dopo giorno, per quasi trecento anni, che fa di questi documenti degli esemplari unici e di grandissimo valore per una storia che non sia più solo attenta alle vicende politico-istituzionali relative al Comune o alla Diocesi, ai rapporti tra di loro e a quelli con il Papa e le Congregazioni romane. E' una storia sociale, una storia economica, una storia della città che sfila davanti a noi come non è mai stata indagata sino ad oggi: una storia delle guerre e delle feste, delle carestie e delle fiere, dei prezzi dei prodotti alimentari e delle paghe dei lavoratori dei campi, degli appalti dei proventi del Comune e delle condizione della produzione e della vendita del pane, delle regole per i forestieri e della tenuta delle strade e di una infinità di altre questioni che riempiono la vita delle migliaia di cittadini che vivevano in età moderna a Viterbo e nel suo territorio.
La pubblicazione della ricerca svolta per la compilazione della tesi di laurea di Loredana Vaccarotti consentirà di avere ulteriori conferme di quanto dico: la sua indagine, destinata in primo luogo ad un ordinamento e ad una catalogazione di alcune centinaia di bandi relativi alla prima metà del XVIII secolo, si è impegnata a descrivere le diverse tipologie di bandi e ad illustrare nelle linee generali il loro contenuto. La sua tesi poi era arricchita da una appendice particolarmente importante: in un CD ROM allegato vi era la riproduzione di tutti i bandi che lei aveva ordinato e classificato così che tutti potessero accedere direttamente al documento e misurarsi con le difficoltà della lettura e della comprensione dei documenti del Settecento ma anche godere della conoscenza diretta di infiniti aspetti della vita quotidiana dei secoli passati.
Vorrei chiudere queste righe con un ringraziamento all'editore: pubblicare il testo di una tesi di laurea di argomento così particolare significa riconoscere l'importanza del tema trattato in vista dell'interesse che può suscitare in un pubblico di appassionati cultori di storia. E questo era ed è il fine principale della ricerca intorno alla serie “Bandi ed editti” dell'Archivio storico comunale di Viterbo che, nella pubblicazione odierna, trova un nuovo importante incoraggiamento ad andare avanti.
Ringrazio infine il Prof Enrico Guidoni per aver inserito questo studio, di Loredana Vaccarotti, nella collana “Quaderni della Tuscia” da lui diretta.