Quale posto dovrà toccare in sorte, in una storia e in una geografia minori della letteratura italiana, a un piccolo borgo dell'Alto Lazio, se un poeta fra i più significativi del nostro Cinquecento, Annibal Caro, gli consacrava certi sonetti polemici giocando sia con l'immagine della forma urbana (ad ampolla) che con l'assonanza tra il toponimo (Vetralla) e il nome del suo più fiero avversario del momento, in poesia e in politica, quel Lodovico Castelvetro (vetro, appunto, nomen omen) il quale proprio a Vetralla, in quegli stessi anni, contava sostenitori e protezioni?
Lo scopriremo passeggiando/raccon-
tando/recitando brani dai sonetti “vetrallesi” e dalle lettere del Caro per vicoli e piazzette del centro storico.
Ma prima, nella piazzetta di Sant'Egidio, sulla scorta della preziosa antologia curata dieci anni or sono da Enrico Guidoni per i tipi di Davide Ghaleb editore, daremo voce a Vetralla nella poesia:
ascolteremo declamare e (perché no?) cantare oltre un secolo di immagini di Vetralla e del suo popolo nei versi dei suoi poeti d'occasione: da quelli tardo-carducciani del colto storico locale Andrea Scriattoli fino ai sapidi endecasillabi in ottave dei poeti a braccio.
Elenco letture:
- Francesco De Sanctis, La Fontana di Sant'Egidio in Vetralla
- Andrea Scriattoli, Il mio Paese
- Nicola Baldini, da Cittadini orgogliosi
- Domenico Pistella, Passeggiando...
- Mara Valeri, Lezione all'aperto per le vie di Vetralla
- Andrea Scriattoli, La storia di Vetralla
- Vincenzo Pasquinelli, La vite
- Nicola Baldini, Il nostro vino
- Giuseppe Brama, L'olivo perduto
- Giuseppe Brama, Le trenta vecchie
- Vincenzo Marro, Mistiere antiche de Vitralla
- Andrea Scriattoli, La stazione ferroviaria
- Domenico Santinelli, I ciclisti caduti, del contado di Vetralla
Teresa Blasi, Il funare
- Pier Paolo Pasolini, Riapparizione poetica di Roma
- Gabriella Sica, Alba a Vetralla
- Domenico Birelli, quartine su monte Fogliano
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