In una splendida dichiarazione d'amore per i paesaggi del viterbese, Federico Fellini scriveva: «Io non ho mai visto i paesaggi da turista, dall'esterno: non ho mai voluto conoscere dei paesaggi, ho sempre cercato di riconoscerli.»
Non incontriamo mai per caso i paesaggi di cui ci innamoriamo. Piuttosto riconosciamo in essi ciò che già era in noi.
Sul principio del 1337, ospite del conte Orso dell'Anguillara, Francesco Petrarca sosta a Capranica. Sedici giorni, anche più.
Ma non si tratta di soggiorno di piacere. Il poeta è in viaggio verso Roma per la prima volta in vita sua e non vede l'ora di arrivare. Ma sono tempi politicamente instabili, turbolenti: le strade che portano alla Città Eterna non sono sicure per sodali e partigiani della nobile famiglia dei Colonna. Meglio trovare ricetto temporaneo presso amici fidati.
Petrarca non è abituato a starsene con le mani in mano: così dalla «rocca» di Orso (che troneggia sul «Monte delle Capre»: ma «meglio sarebbe dire tana di leoni e di tigri») dedica uno splendido sonetto al signore del luogo («Orso, e' non furon mai fiumi né stagni») e indirizza due lettere a Giovanni Colonna cardinale.
Si tratta di testi in cui riconosciamo i tratti più noti del poeta: da una parte egli sa restituirci con garbo e umorismo il vivido bozzetto della chiassosa vita della guarnigione locale, che lo disturba fino a notte fonda, confondendogli e frustrandogli l'ispirazione; dall'altra constatiamo che gli straordinari scorci epistolari consacrati al paesaggio circostante sembrano presi di peso dal Petrarca maggiore (da Solo e pensoso a Chiare fresche e dolci acque); non mancano poi cenni al valore – modernissimo – attribuito dallo scrittore al viaggio come esperienza interiore o ai nessi inestricabili tra paesaggio anima poesia.
Prendendo spunto da un prezioso volume del catalogo di Davide Ghaleb editore (Portali e portoni di Capranica, a cura di Enrico Guidoni e Guglielmo Villa, 2003), passeggeremo insieme lungo la dorsale viaria del centro storico di Capranica, tra corso Petrarca e via degli Anguillara (manco a farlo apposta: nomen omen). Declameremo le epistole e i versi di Petrarca a Capranica (e altre deliziose bagattelle sulle “disavventure” occorse al poeta in viaggio per la Tuscia) adottando a mo' di quinta teatrale alcuni dei più bei monumenti documentati nel volume di Guidoni e Villa.
Non mancate...
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