Karla torna nei luoghi dell’infanzia dove immagini e sentimenti, affatto dimenticati, riprendono vita e colore in un affresco umano, sociale e politico.
Uno spaccato del mondo contadino nella Tuscia del secondo Novecento si dipana tra racconti del fascismo, delle guerre, della miseria e del riscatto: dallo spopolamento delle campagne alle rivendicazioni sindacali, dalla costruzione di una forte identità politica al microcosmo familiare e sociale in cui si riscopre bambina e poi donna.
Il vissuto ripropone una drammaticità allora incompresa dai protagonisti, mutilata dall’analfabetismo e dalla superstizione ma, allo stesso tempo, genuino e in armonia con la natura, le tradizioni, la religione.
La riflessione sulle dinamiche politiche sottostanti al processo decisionale di allora torna attuale e si scontra con una realtà del tutto nuova.
“Un’autobiografia un po’ vera un po’ inventata; un racconto un po’ riscontrato un po’ immaginato; un romanzo un po’ vero un po’ falso; coerente con le verità percepite e il tempo che fu.” |