Decimo Mocini è nato nel 1944, vive a Vetralla e lavora in un terreno di sua proprietà; la scultura non è la sua principale attività.
Autodidatta, Decimo, ha iniziato a scolpire dal 1990 - 91, intervenendo su pietre di tufo o di peperino trovate nei campi o recuperate durante le ristrutturazioni di vecchie case. Nonostante ciò, in breve tempo si è impadronito di una notevole tecnica, ed è ora in grado di misurarsi anche con il più duro e compatto marmo bianco di Carrara, sul quale riproduce levigatissime scene di battaglia o busti in stile vagamente classicheggiante.
Mocini non ricorre mai a disegni preparatori e neanche alle linee di riferimento tracciate sulla pietra, solo quando prende spunto da una riproduzione fotografica, e ciò accade quando lavora con il marmo, si avvale di alcune misure che gli consentono di mantenere i giusti rapporti tra i diversi elementi che costituiscono la decorazione; diversamente nel caso delle sculture eseguite con il peperino, il tufo o il nenfro egli procede operando direttamente sulla pietra , seguendo la sua fantasia, stimolata dal capriccio della natura.
Naturalmente gli scalpelli di vario tipo sono i suoi principali, taglientissimi, strumenti di lavoro. Egli li realizza personalmente ricavandoli da tondini di ferro, sagomati diversamente a seconda delle forme che intende scolpire, e successivamente temperati e acciaiati.
IL SORRISO DEL SASSO
Recentemente ho incontrato Decimo Mocini, a Vetralla dove vive. Egli è un appassionato esploratore della natura circostante, dei sentieri che conducono alle cave, dei prati e dei boschi, luoghi dei quali è un profondo conoscitore.
Scultore dilettante, pur non facendo apertamente professione di fede artistica, egli in fondo lo è - artista - a cominciare dalla personalità blandamente anarchica e curiosa che, nelle sue opere, lo conduce a utilizzare insieme gli aspetti apparentemente inconciliabili di un busto dal profilo classico con le labbra atteggiate al sorriso dell' etrusco.
Egli opera profittando favorevolmente delle asperità che naturalmente possiede il peperino e, se alle volte Mocini esegue misteriosi e inquietanti volti, più spesso, è l'autore di un bestiario fantastico, costituito da creature fiabesche e mostruose che sembrano avanzare da mondi irreali : irrompono dai recessi della memoria ancestrale, dall'infanzia di ciascuno di noi, e dalle fiabe si concretizzano nelle forme dei sassi scuri .
Passeggiando nel suo giardino, che è anche il suo luogo di lavoro, incontriamo qua e là disposto, un Sasso che ride, forse è il Gatto Maone che digrigna beffardo i denti a Nena 'l Codò, il volto di Pitéllo prigioniero nel ventre del bove* e un fauno sorregge un muretto che finisce nel nulla: Decimo Mocini, coniuga in modo originale il mondo fantastico con quello naturale, ciò che la pioggia e il vento hanno eroso prima di lui sulla pietra, muovono la sua immaginazione, tanto che alcune opere sono, per questo, al limite della leggibilità; egli da esperto della vita di campagna, conosce la transitorietà dei lavori dell'uomo nella natura, così, prima trasforma un sasso in scultura, poi lascia che la materia riprenda il cammino inverso, quello da opera a sasso, quando le pietre si ricoprono del muschio tenero e di brina.
Con quest'attività fortemente immaginativa, egli si può considerare colui che accoglie l'eredità culturale degli artisti contadini: di quel mondo è il testimone e da quello ha tratto il metodo di apprendimento del mestiere che è da sempre basato sulla tradizione tramandata oralmente e sulla sperimentazione empirica, ma sono riconducibili a quel mondo anche le antiche sapienze tecniche e i motivi iconografici, che nel tempo evolve in personalissimi esiti formali.
* Nina la stella e Nena 'l codò e Pitéllo sono due fiabe che appartengono alla tradizione orale di Vetralla; ringrazio Paola Ovidi che me le ha segnalate e raccontate .