1932 Racconto Metricato - Antonello Ricci |
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Venerdì 2 8 agosto 2009, ore 21.30 con Alfonso Prota, Olindo Cicchetti Antonello Ricci è una delle personalità più originali nel panorama culturale viterbese. studioso, docente, poeta, narratore civile, performer è stato protagonista di numerose battaglie politiche, una su tutte, la difesa dell’ Arcionello. E’ da poco andato in stampa il suo ultimo lavoro: “1932 – racconto metricato” – Davide Ghaleb editore. D- Dal tuo “1932” traspare una malinconia contemporanea, dove compaiono - ma irrimediabilmente smarrite – immagini di una Viterbo che era e non è più. Da queste parti la modernità ha significato solo cemento? R- Purtroppo sembra proprio di sì. Viterbo – come il resto d'Italia – sembra essersi condannata con le sue stesse mani al supplizio di un cemento senza fine. Consumo dissennato di suoli, acque, risorse. Scempio dei paesaggi. Massacro della bellezza e dell'immaginario connesso da millenni a città e campagne ancora oggi meravigliose. In nome di quel demone che il poeta veneto Zanzotto ha di recente ribattezzato, con straordinaria efficacia, “progresso scorsoio”. Per Viterbo e la Tuscia la cosa è particolarmente grottesca: si sta sperperando infatti, fino al punto di non ritorno, un meraviglioso patrimonio che, opportunamente valorizzato, rappresenterebbe invece un modello di sviluppo umano, culturale, economico del tutto alternativo. In questo senso mi piacerebbe raccontare (a modo mio, s'intende) il recente dibattito sul minacciato mega-aeroporto a Viterbo... D - L’infanzia metafora di purezza e di mistero. Il tuo Valerio “piccola lenza di proletario” sembra uscito da un film neorealista scevro, però, di quel substrato melenso tipico del genere. Abbiamo un maledetto bisogno di narrazioni asciutte e poetiche: le uniche che ci possono aiutare, parallelamente, a capire e a sognare... R – Sono d'accordo. Tieni presente che proprio Valerio, all'inizio della storia, rotola per caso fra gli stivali di Alessandro Blasetti... In quei giorni il “regista con gli stivali” girava per vie e piazze di Viterbo il suo “Vecchia guardia”, un film bellissimo, considerato dalla critica come prova neorealista in anticipo sui tempi (interni reali, attori non professionisti, cadenze dialettali)... Beh, Blasetti propone a Valerio una comparsata. Valerio accetta. Per questo prenderà uno schiaffo dalla madre... R – Sì, senza dubbio. Sì. Innanzitutto perché a uno scrittore (specie se italiano) il suo paesaggio può aver consegnato un “messaggio prezioso” (Fellini dixit): memoria, incanto, destino. Salvezza. E poi perché – come insegna un maestro del buddismo giapponese – la tua battaglia è dove sei. Dove hai scelto di vivere. Dove soffri e desideri. La battaglia è creazione di valore. L'arte è anche pedagogia. Dialogo. Fiducia. Inno alla vita. D - Strana tournee la tua: un calendario fitto attraverso molti paesi della provincia durante l’estate. La promozione di 1932. Racconto metricato – Ghaleb editore – è partita da Viterbo (a luglio) e a Viterbo si chiude il 28 Agosto, ore 21.30 presso la Libreria Malatesta (ex-ceramiche tedeschi, fuori Porta Romana). In questi mesi hai girato la Tuscia. Che aria tira? La crisi c’è? Si vede? R – Difficile rispondere. La crisi c'è. Si respira. Si tocca. Eppure la gente sembra ostinarsi a un consumo sopra le righe. Coatto, indifferente, appiattito. Forse è il punto d'arrivo dell'omologazione lucidamente descritta da Pasolini all'inizio degli anni Settanta. Non so, davvero, quali conclusioni trarne. Ti confesso che mi preoccupa. Saranno inoltre in mostra le Illustrazioni di Lorenzo Ricci, figlio quindicenne di Antonello, realizzati appositamente per «1932». IMMAGINI della presentazione di Vetralla |